20.04.2015
In questo momento, da qualche parte nel mondo, sta succedendo qualcosa che cambierà la vita a qualcuno, come una nascita, una proposta di matrimonio o... un incidente stradale.
Puoi essere dovunque: in spiaggia, in campagna, sul divano di casa tua a leggere un libro o ad ascoltare un po' di musica o, semplicemente, a guardare la televisione.
-La seconda guerra mondiale scoppiò a causa della Germania nazista ch...- o magari stai semplicemente cercando qualcosa per cui valga la pena continuare a stare davanti la televisione.
Sei lì a poltrire sperando che il tempo passi in fretta quando, ad un tratto, che sei in ritardo per qualcosa di importante. Nel mio caso? Il tuo turno di lavoro al bar.
All'età di 21 anni mi trasferii con un paio di amici a un paio di case di distanza dalla quella dove abitavo fin da bambino, avevo fatto delle scelte nel corso della mia vita ed era arrivato il momento di metterle insieme e conviverci. Nel corso degli anni avevo fatto scelte sbagliate, ma che nel tempo si sono rivelate poi le migliori della mia vita. Ho dovuto prendermi responsabilità e a 21 anni mi pesava tanto il dover lasciare quel posto sicuro che chiamavo casa ma è stata la scelta di cui avevo bisogno.
Lavoro in un bar da quando avevo diciotto anni e di volti e storie ne ho conosciuti tanti. Ho trovato degli amici con cui parlare di qualsiasi cosa durante il turno, ho visto nascere e morire storie d'amore, ma soprattutto ho conosciuto lei. La prima volta dopo averla vista mi sembrava una ragazzina viziata che beveva un paio di alcolici e tornava a casa brilla solo perché andava di moda, ma mi sono dovuto ricredere, i pregiudizi ci fanno spesso fermare solo all'apparenza. Una delle regole del bar è quella far consegnare le chiavi dopo aver ordinato il primo bicchiere di alcolici e magari dare anche un indirizzo o un numero di telefono, era sempre stato così ed era un'ottima regola perché il 99% dei clienti ritornava a richiedere le chiavi il giorno dopo, ringraziando anche per avergliele requisite. È un nostro modo per sentirci sicuri e per non sentirci in colpa per qualche incidente.
Arrivo al bar di corsa. Poggio su una sedia dietro il bancone la giacca presa di fretta prima di uscire di casa. Infilo la maglia nera da lavoro e il grembiule del medesimo colore. -Sono in anticipo di un minuto.- dico indicando il ragazzo di fronte a me. -Te la cavi sempre.- dice ridendo e prendendo il block notes per prendere le ordinazioni. Mi guardo intorno, è ancora presto affinché lei ci sia, anche se il nostro ultimo incontro risale ad ormai tre giorni fa. Sospiro iniziando a pulire il bancone. -Cosa c'è Romeo, la tua Juliet ancora non è arrivata?- chiede giocando con un paio di chiavi. -Non ancora.- sospiro poggiando la testa sul palmo della mano. Sentiamo il campanello suonare. La donna, all'apparenza una di quelle donne che al galateo e allo stile ci tengono molto, si guarda intorno. Si avvicina al bancone e solo adesso noto lo zaino sul braccio. Mi guarda. -Una vodka.- dice. -Non le sembra un po' troppo presto per iniziare a bere?- chiedo. Mi guarda. Rabbrividisco a guardare degli occhi castani troppo familiari. -Mi consegni le chiavi e un indirizzo o un numero di telefono.- dico. Lei sorride, mette lo zaino sul bancone. È uno zaino nero, non molto grande, anzi molto piccolo. -Mia figlia, ha scritto queste lettere per te.- dice. -Sua figlia? Penso che si sbagli.- dico confuso. -Sappiamo entrambi a chi mi riferisco.- dice. La guardo. Spalanco gli occhi mentre un nodo alla gola inizia a farsi sempre più grande. -Lei dov'è?-chiedo confuso e con gli occhi lucidi. Il mondo smette di girare per qualche secondo, la terra sembra mancarmi sotto i piedi e mi manca il fiato. -Ha avuto un incidente.- dice guardandomi. Si leva la giacca e mi guarda qualche secondo prima di abbassare gli occhi. -Ma io le avevo preso le chiavi.- dico cercando di ricordare. -Ma in un altro bar non attuano la stessa politica.- dice la donna. Mi prendo la testa tra le mani e la scuoto velocemente. E l'unica cosa che riesco a pensare è "Perché di nuovo? Perché nella stessa maniera?".
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Dear barman
ChickLitCi sono tante storie che non si possono raccontare, alcune volte perché non si ha il tempo di raccontarle altre perché sono le parole che mancano. La storia di Juliet è una di quelle che mancano le parole per descriverla il più possibile, ma quando...