Caro barman,
oggi sono arrivata e tu non c'eri, o almeno non sono riuscita a vederti subito. Ho girato un po' lo sguardo e ti ho visto, stavi parlando con una coppia, erano entrambi molto carini e mi sembravano molto affiatati. Mi si è avvicinato un altro ragazzo che lavora lì con te, era biondo e con gli occhi azzurri, alcune ragazze lo avrebbero definito il perfetto principe azzurro. L'ho guardato qualche secondo cercando in lui qualche difetto per dire che fossi tu il migliore lì, ma non ne ho trovato nessuno. Ho rivolto il mio sguardo verso di te arrossendo nel momento in cui ho capito che ti stavo fissando, ma nonostante ciò non ho smesso di farlo perché l'unica cosa che volevo fare era cercare di memorizzare tutti i piccoli dettagli che mi erano sfuggiti la sera prima, dettagli come quel piercing che porti all'orecchio o quell'A tatuata sempre sotto lo stesso orecchio forato, lo avevo già notato la sera prima e non lo ricordo oppure era la prima volta? E, soprattutto, quell'A tatuata è per qualche tuo grande amore con cui stai ancora? -Hey sono Liam, cosa posso portarti?- mi ha chiesto, molto probabilmente si sentiva fuori luogo. Ho continuato a fissarti e lui ha seguito il mio sguardo. -Uh, il barista carino, lo chiamano... riceve molte ragazze.- dice. Ho abbassato lo sguardo convinta che saresti stato un obiettivo troppo alto per me. Ti sei girato e hai sorriso. Mi sono guardata indietro e ho visto una ragazza che ti salutava. Ho sospirato e al mio fianco si è seduto un ragazzo. -Di nuovo qui?- mi ha chiesto il ragazzo appena si è seduto. Ho annuito giocando con le chiavi dell'auto mentre lui le prendeva in mano. Liam si è avvicinato e mi ha sorriso, di nuovo. Ha servito da bere al ragazzo al mio fianco e se n'è andato. -Dylan?- ho chiesto. -Daniel, ma grazie per lo sforzo.- ha detto ridendo e mi sono sentita così in imbarazzo. Poi sei arrivato davanti a me. -Hey amico.- lo hai salutato. -Hey biondina.- mi hai salutato. -Lo stesso di ieri sera?- mi hai chiesto felice. -Oddio Rocky hai bevuto?- ti ha chiesto Dylan ridendo. -Dylan.- ho detto. -Sono sempre Daniel.- mi ha risposto ridendo. -Allora tu sei Dylan!- ho detto puntandoti un dito contro. -In realtà sono Rocky, ma se preferisci chiamami Dylan.- hai detto ridendo. -E allora chi era Dylan?- ho chiesto sconsolata. -Io sono Dylan, Juliet.- mi ha detto un castano dietro di me. -E tu chi sei?- ho chiesto sbuffando. -Ti ho portata a casa ieri, lavoro come taxista.- ha detto. Ho annuito quasi confusa. -Sei qui con Rose?- gli hai chiesto. Lui ha sorriso e poi ha annuito. -Analcolici?- gli hai chiesto. Dylan ha annuito e poi se n'è andato. -Rose è incinta e non beve neanche lui.- mi hai spiegato prima di mettere qualcosa in un paio di bicchieri. Liam si è avvicinato, ha guardato l'ordine e poi se n'è andato, come se sapesse a memoria di chi fosse quell'ordine, e molto probabilmente lo sapeva. Ti sei girato verso di me e mi hai guardata. -Eri un po' ubriaca ieri.- mi hai detto ridendo. -Cosa ho detto?- ti ho chiesto imbarazzata mentre mi mettevo una mano sulla faccia, cercando di ricordare quale maledettissima informazione avrei potuto spifferare ai quattro venti dopo un po' di alcool. Hai riso e poi il tuo sorriso si è fatto poi spazio lentamente. -Proprio non lo ricordi?- hai chiesto abbassandoti. -Ehm no.- ho detto. Ti sei rialzato, aggiustato la maglietta, appoggiato al bancone ed infime mi hai guardato qualche secondo. -Sei carina anche tu.- hai detto. Sono arrossita e ho abbassato lo sguardo. -Cosa ti hanno detto i tuoi genitori quando ti hanno vista ubriaca?- mi hai chiesto. Ti ho guardato confusa. Hai ridacchiato e poi mi hai servito una birra. -Ieri ti avevo promesso una birra.- mi hai spiegato semplicemente. Il locale era quasi vuoto e tu ti sei guardato intorno. Te ne stavi per andare, ma ti ho preso la mano e tu mi hai guardato interrogativo. Avrei voluto dirti di restare, che avevo bisogno di parlare, ma l'ho lasciata subito scusandomi.
Sospiro. Ricordo quando mi aveva preso la mano, aveva gli occhi bassi e si scusò subito, quasi fosse stata casuale la cosa. Avrei voluto restare, dirle che poteva parlare come aveva fatto la sera prima. Guardo Daniel ballare con una rossa. -Pensi ancora alle parole di Dan?- mi chiede Luke. Abbasso lo sguardo. -No, solo stavo leggendo la seconda lettera.- dico. Mi guardo intorno. Dylan e Rose ormai vengono solo prima del tramonto con la piccola Courtney. -Avrei dovuto dirglielo prima, magari non sarebbe successo nulla.- penso ad alta voce mentre guardo Marcus e la sua ragazza parlare. Marcus si allontana qualche minuto per un cliente ogni tanto, ma poi ritorna sempre da lei. Si ritorna sempre dove si sta bene. -Non dovresti pensarlo.- mi dice Luke. -Lo so che è giusto pensarlo, ma forse sarebbe stato lo stesso.- aggiunge. Alzo le spalle. Controllo l'orario. -È quasi finita anche oggi.- penso. I ragazzi stanno iniziando ad uscire. Marcus inizia a pulire i bicchieri e il bancone mentre parla con la sua ragazza. Inizio a pulire i tavoli mentre Luke chiude la porta del locale.
Aggiusto la giacca e lo zainetto con le lettere dentro. -Si torna a casa!- esclama Marcus tenendo per mano Abigail. -Tornate voi a casa, io faccio un giro.- dico. -Hai le chiavi?- mi chiede Luke. Annuisco distrattamente mentre mi tocco le tasche. Mi avvio verso quello che era il parco dove andavo da piccolo. Cammino calpestando il terreno, un tempo durante il periodo primaverile dove ora cammino c'erano molte margherite. Guardo tra lo scivolo e l'ottovolante, è stato qui che ho dato il bacio che non potrò mai dimenticare. Riprendo in mano la lettera.
Perché non me le hai date prima? Perché hai dovuto aspettare quell'incidente affinché io ne venissi a conoscenza? Saresti passata a salutarmi prima o poi?
Ti ho continuato a guardare per qualche minuto, e quel qualche minuto si è trasformato in circa un'ora. Avrei voluto parlarti, ne avevo bisogno veramente. Il ragazzo al mio fianco si è messo una sigaretta tra le labbra. L'ho guardato qualche secondo chiedendomi se si potesse fumare nel locale. Ti sei girato guardando Daniel, ti sei avvicinato velocemente e lo hai guardato male. -Daniel! Sai che non puoi fumare qui dentro.- hai esclamato per poi prendergli la sigaretta dalle labbra, come se mi avessi letto nella mente in pochi secondi. L'hai messa in tasca ed in quel momento mi sono chiesta se fumassi, non ho mai sopportato i ragazzi che fumano. Ti sei girato e ho visto la tua mano passare per i tuoi capelli. -È tutto okay?- ho chiesto con un po' di coraggio. -Si, non preoccuparti.- mi hai detto liquidandomi in pochi secondi. Hai buttato la sigaretta nel cestino e Daniel ha iniziato a ballare con qualche ragazza. In quel momento mi importava sapere se tu stessi bene, davvero bene. Ti ho visto entrare in una stanza con un cartello che diceva qualcosa, ma che non sono riuscita a leggere; maledetta miopia e maledetta me che non ricorda mai di comprare le lentine in tempo. Liam mi si avvicina in pochi secondi confuso dal comportamento dell'amico. Alzo lo sguardo in cerca di una spiegazione. -Cosa gli è successo?- gli ho chiesto. -Rocky anche se non lo sembra è un tipo chiuso. Un tempo fumava, non molto, ma fumava e per lui è stato difficile smettere.- mi ha spiegato. Ho fissato quella porta qualche secondo fino a quando non sei uscito e sei ritornato dietro al bancone. Mi è sembrato di vedere qualcosa nei tuoi occhi, come quando ti è scesa qualche lacrima, ma non lo vuoi dare a vedere. -Puoi darmi un bicchiere d'acqua?- ho chiesto. Me lo hai dato. Ho preso un ultimo sorso di birra e mi sono alzata. Ho iniziato a ballare con un ragazzo a caso forse per dimenticarmi qualche minuto di te, come se quelle mani non desiderate sul mio corpo potessero levarmi il tuo nome in loop dal cervello. Mi sono girata e ti ho visto appoggiato al bancone. Il ragazzo si stava avvicinando sempre di più insistentemente, ma io non me ne accorgevo. Ti ho visto salire sul bancone e scendere dal lato apposto, ovvero verso di me. Ti sei avvicinato al ragazzo, gli hai sussurrato qualcosa e te ne sei andato. Lui mi ha guardato e mi ha sorriso. -Sei carina.- mi ha detto. -Non sei il primo che me lo dice questa sera.- ho detto ridendo. Mi ha avvicinato di colpo ed in quel momento mi sono sentita in trappola, una trappola cucita dalle mie stesse mani. -Non mettermi le mani addosso.- ho urlato. Ti ho guardato in cerca di aiuto, volevo che quel ragazzo se ne andasse, ma io non avevo la forza di respingerlo. Sei arrivato quasi subito, molto probabilmente lo tenevate d'occhio perché sentivo molti sguardo su di noi, o era solo una mia impressione?
Non so se qualcun'altro lo avrebbe fatto al tuo posto, ma te ne sono comunque molto grata. Lo hai preso per la maglietta e lo hai portato fuori. Mi sono seduta al bancone. Ti sei avvicinato dopo essere rientrato. Mi hai poggiato delicatamente una mano sulla gamba guardandomi come a chiedermi il permesso. -Stai bene?- mi hai chiesto. Ho annuito e poi ti ho guardato. Ho preso le chiavi dal bancone. -Hey! Hai bevuto! Torna qui.- mi hai detto seguendomi. -Ho bisogno di tornare a casa.- ti ho detto. Mi hai guardata per qualche secondo. Ti sei passato una mano tra i capelli come se fossi indeciso se lasciarmi andare o no.
Mi siedo sull'altalena e appena lo faccio emette qualche brutto suono. Dondolo leggermente mentre guardo in alto, vorrei averle detto prima tutto. Vorrei che fosse rimasta quella sera ed invece l'ho fatta andare via... come tutte le sere seguenti.
Sospiro passandomi una mano tra i capelli, ho sempre avuto questo vizio quando sono nervoso. Prendo lo zainetto. Tre lettere sono incise sulla stoffa: "JKH". Sorrido riconoscendo la scrittura. Le tocco e sorrido di più.
Ti sei guardato indietro e i tuoi due amici erano nei casini con le varie bevande. -Non posso lasciare il locale e forse hai solo voglia di stare nel tuo letto adesso, ma se vuoi puoi aspettare un paio d'ore e finirò il tur...- hai iniziato a parlare velocemente così ti ho messo una mano sulla bocca fermandoti, ma levandola in pochi secondi. Hai sorriso guardandomi negli occhi. -Scusami stavo iniziando a parlare veloce eh?- mi hai chiesto. Ho annuito ridacchiando. -Se vuoi posso darti il mio numero, mi mandi un messaggio appena arrivi a casa così non sto in pensiero.- mi hai proposto. Sono arrossita leggermente ed in quel momento ho sperato che tu non lo notassi. Ti ho passato il mio cellulare e poi sono uscita da quel locale rifiugiandomi nella mia auto. Ho guidato verso casa e appena arrivata ero sola. Mi sono buttata sul divano e ho sperato che i miei non tornassero prima di trenta o quarantacinque minuti. Sono corsa in camera mia e ti ho scritto un semplice messaggio, inizialmente non mi aspettavo una tua risposta, ma mentre scrivevo la lettera ho sentito il cellulare squillare. Ho sorriso mentre l'icona di whatsapp mi diceva che mi avevi risposto. Ho controllato l'immagine profilo, eri con una bambina e mi sono chiesta se fosse tua figlia poi mi sono addormentata sulla scrivania.
Spero di rivederti questa sera, caro Rocky.Juliet
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Dear barman
ChickLitCi sono tante storie che non si possono raccontare, alcune volte perché non si ha il tempo di raccontarle altre perché sono le parole che mancano. La storia di Juliet è una di quelle che mancano le parole per descriverla il più possibile, ma quando...