IL RITORNO IN CALIFORNIA

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Ciao California, non posso credere che dopo 8 anni sono ritornata qui mi sembra solamente ieri di aver abbandonato questo bellissimo posto.
Appena scesa dall'aereo, sento il vento caldo della California accarezzarmi il viso. E diverso dall'aria di New York, quasi più leggero. Trattengo il respiro per un momento, sistemo la tracolla della mia borsa e mi dirigo verso la sala arrivi, mescolandosi tra una folla di turisti e locali, tutti con valigie e vi si stanchi. Mentre cammino penso a quanto sia strano essere qui, così lontana dalla frenesia di casa mia. La California non mi è mai sembrata veramente mia. Qui il tempo scorre diversamente, i giorni sono più lenti, più caldi, come se qualcuno li avesse messi in pausa per permetterti di guardarti intorno e respirare. Quando arrivo in sala arrivi vedo il volto sorridente di mio padre tra la folla. E lì, con quel sorriso caldo che mi fa sentire di nuovo bambina.
<Benvenuta a casa, Wendy>
Mi dice, stringendomi forte in un abbraccio,mi mancava onestamente per colpa degli studi non sono mai riuscita a ritornare qui in California.
<Ciao, papà>
Gli restituisco un sorriso, anche se dentro di me provo un mix di emozioni e contrastanti, sento nostalgia di casa un po' di ansia anche un po' di entusiasmo, non so cosa aspettarmi da questa estate ma sento che non sarà come le altre.
Ci incamminiamo verso il parcheggio, e una volta in macchina, osserva il paesaggio fuori dal finestrino. Le colline sono d'oro dal sole, gli alberi di eucalipto sono come guardiani immobili lungo la strada, il cielo è così limpido qui, quasi immenso.
Ma come ogni cosa bella prima o poi scompare.
<Allora cosa mi racconti cosa hai fatto in questi otto anni? E la mamma come sta tutto bene>
Mi chiede mio papà.
Odio quando mi fa questo tipo di domande ma io con un sorriso grande gli rispondo
<Vabbè in questi otto anni cosa ho fatto sono andata a scuola, mi sono fatta delle amicizie, ho iniziato anche a scrivere un libro. Invece la mamma è sempre impegnata al lavoro come sempre>

A quell'ultima frase mio padre capì che non volevo parlare di mia madre così lui stesso cambiò argomento.

<Allora, sei pronta per quest'estate>

Mi chiede papà, gettando un'occhiata mentre guida.

<Sì, credo di sì>

Stringo il mio taccuino sulle ginocchia, un'abitudine che ho quando sono nervosa.

<Pensavo di continuare a scrivere un po' magari vedere qualche vecchio amico>

<Mi sembra un'ottima idea>

Dice lui con un sorriso.

<Rebecca e Dylan hanno già chiesto di te. Sono entusiasti di rivederti.>
Rebecca e Dylan, sorrido al pensiero dei miei amici di cui non vedo da quasi otto anni.E strano quando tutto sembra cambiato, ma allo stesso tempo anche uguale. Io e Rebecca ci sentiamo praticamente ogni sera facevamo delle videochiamate anche io e Dylan ci sentivamo ma raramente perché lui si è fatto un nuovo amico. Rebecca è sempre stata il mio legame con questo posto: solare, esuberante, californiana fino al midollo. Dylan è come un fratello, uno di quelli che non smette mai di prenderti in giro.
Arriviamo a casa pochi minuti dopo. La luce del tramonto tinge tutto di arancione e oro, come se volesse ricordarci che in California ogni tramonto sembra magico. Mentre scendo dalla macchina prendo un lungo respiro e mi fermo per un istante sulla soglia, guardandomi intorno.
"Bentornata a casa"mormorò a me stessa, quasi per convincermi.
Forse questa è davvero casa per un po', forse quest'estate ha qualcosa da insegnarmi. Non so cosa mi aspetti, ma sono pronta a scoprirlo.
Mio papà mi aiuta a portare le mie valigie in camera da letto. Appena entro in quella stanza mi sorprendo che è ancora uguale a come l'ho lasciata, un rifugio ti ricordi che ora sembrava più vividi che mai.
Le pareti erano ancora dipinte di quel Rosa, decorato con lo stesso poster dei One direction e immagini di film che amavo da bambina. Sul pavimento c'era un tappeto morbido e sbiadito da anni. Sulle mensole, polvere e oggetti dimenticati raccontavano la mia storia dell'infanzia spensierata: un vecchio diario con una copertina di cuoio,un peluche ormai rovinato e una collezione di conchiglie raccolte in spiaggia. Mi avvicino al letto un semplice matrimoniale con lenzuola bianche e una coperta fatta a mano.
La stanza aveva bisogno di un po' di sistemazioni e io me le immaginavo già come sarebbe stata la mia mente correva tra le idee di nuovi colori per le pareti decorazioni moderne un angolo di scrittura dove poter raccogliere i miei pensieri e le mie storie.
<È il momento di riportarla in vita>sussurro a me stessa

Due Mondi Una StradaWhere stories live. Discover now