TRA DUE CASE

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Appena entrai nella mia vecchia stanza, mi sembrò di tornare indietro nel tempo. Lavoro sa mi scivolò dalla spalla, e rimasi lì, ferma, a guardare tutto. Niente era cambiato, ma era tutto così diverso. Con me poteva sembrare così piccolo quel posto che, otto anni fa , e mi sembrava un regno.
Rebecca mi seguì, silenziosa, finì alla scrivania. Afferrò una cornice di legno con una foto incorniciata. Me la porse, sorridendo: io, poco più di una bambina, tra mamma e papà. Una giornata al parco quella maglietta a righe che adoravo, sembrava tutto così lontano quasi irreale.
<La ricordi questa>
Chiese, la sua voce un po' più dolce.
A noi stringendomi nelle spalle.
<Sì. Certo che me la ricordo>
Come potrei non ricordare.
Iniziamo a lavorare in silenzio Rebecca con la sua solita energia e io invece più incerta, trattenuta. Lei proveniva colori nuovi e idee strane, come luccini e poster di artisti che nemmeno conoscevo, ma io non riuscivo a lasciare andare tutto così facilmente ogni volta che toglievamo un oggetto o un vecchio disegno sentivo una specie di fitta, come se stessi lasciando indietro una parte di me.
<Non sei sicura eh>
Rebecca mi guardava con quel sorriso che conoscevo bene quello che usava quando cercava di leggere nei miei pensieri.
<Non lo so. È solo che non mi aspettavo che fosse così strano. Da quando me ne sono andata a 8 anni fa è tutto cambiato tu sei cambiata pure Dylan. E poi c'è questa stanza che è rimasto uguale, ma io non sono più quella di allora.>
Le dissi senza riuscire a guardarla negli occhi.
<A volte Wendy bisogna cambiare le cose e ricominciare da capo>
Rebecca era così lei amava far star bene le persone infatti mi è mancato un sacco.
Ad un certo punto sentiamo il campanello suonare scendiamo le scale e andiamo ad aprire.
Dylan entrò con il suo solito sorrisetto sicuro come se tutto il mondo fosse alla sua sceneggiatura.
<Allora come sta andando la camera>
Disse Dylan
<Beh come puoi vedere abbiamo già finito di dare la vernice stiamo aspettando che si asciuga>
Disse Rebecca
Dylan mi guardò, e c'era uno sguardo strano nei suoi occhi, come se anche lui si chiedesse che fosse davvero adesso. E io mi sentivo come sospesa, tra una vita e l'altra cercando di trovare un equilibrio.
Mentre guardavo la mia stanza trasformarsi capì che anche io stavo cambiando pezzo dopo pezzo
<Comunque ci servirebbe una mano con i mobili>
Dice Rebecca guardando Dylan.
<Va bene dai vi aiuto>

La camera prima :

La camera prima :

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La camera dopo:

La sera scendeva lentamente sulla baia, tingendo al cielo di un Viola profondo che si rifletteva nell'oceano, calmo e silenzioso sotto di noi

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La sera scendeva lentamente sulla baia, tingendo al cielo di un Viola profondo che si rifletteva nell'oceano, calmo e silenzioso sotto di noi. Mi fermo un attimo ispirando l'aria fresca e pungente della California. Da quel profumo che avevo quasi dimenticato un misto di salsedine, di terra bagnata, e di vento Libero. Qui è tutto sembra immobile, come se nulla fosse cambiato ma dentro di me sento una frattura, come se io non fossi più la stessa persona che aveva lasciato questo posto anni fa. È quella frattura sembra ingigantirsi mentre guardo il mare. Mi scappa un piccolo sorriso.
<Sì, è strano essere di nuovo qui>
Rispondo quasi a me stessa.
Rebecca i Dylan sono accanto a me, ma li sento lontani.
Rebecca mi prende la mano, mi stringe senza dire nulla come fa sempre quando sente che ho bisogno di conforto senza chiedere. Lei è stata lì per me in ogni momento, la mia roccia, la mia amica di sempre eppure ora mi sento come sei un pezzo di me non appartenesse più nemmeno a lei.
Dylan rompe il silenzio con una risata, cercando di allentare la tensione.
<Quindi miss New York>
Dice, con quel tono scherzoso che usa sempre.
<Che si prova a essere di nuovo qui non hai paura che ci siamo dimenticate di te>
Lo guardo e all'inizio penso di rispondere con una battuta, come farei di solito ma poi le parole escono in modo diverso come se avessero vita propria.
<In realtà sì un po'>
Confesso, abbassando lo sguardo.
<Ho paura che tutto sia cambiato>
Faccio una pausa, sentendo un nodo stringermi la gola.
<E che forse io non posso più appartenere davvero a questo posto>
Rebecca stringe un po' di più la mia mano e mi tirasse con un abbraccio.
<Non dire così Wendy non è cambiato nulla non per noi almeno>
Anni Scott debolmente ma so che non è del tutto vero. Loro sono qui con le loro vite che hanno continuato a scorrere mentre io sono stata in un'altra città a cercare di costruire qualcosa ma sempre con la sensazione di essere a metà.
Prendo un respiro profondo lasciando andare quella parte di me che ho sempre tenuto chiusa.
<Quando ero a New York>
Comincia a dire, la voce quasi un sussurro,
<Mi mancava tanto questo posto. Mi mancava mio padre mi mancavate voi ma allo stesso tempo, sentivo di dover restare lì. Con mia madre non mi va mai chiesto ma io mi sentivo obbligata a starle accanto come se fossi responsabile per lei>
Dylan mi osserva con un'intensità che non gli avevo mai visto e per un attimo non sembrava più il ragazzo spensierato che ricordavo. Sento una mano leggera sulla spalla e capisco che è Rebecca silenziosa come sempre Maria accanto a me. Prendo un respiro profondo cercando di non farmi sopraffare dalle emozioni.
<Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita diversa. Come se ci fosse una parte di me qui in California che viveva la sua vita e un'altra a New York che cercava di costruire qualcosa, ho  meglio diventare qualcuno. E non so più chi sono, se sono la ragazza di New York o quella della California.>
Cercami guarda e sorride un sorriso dolce e paziente.
<Non devi scegliere Wendy>
Dice con quella voce tranquilla che mi ha sempre dato conforto.
<Puoi essere entrambe. Nessuno ti chiede di abbandonare una parte di te che non vuoi abbandonare>
Dylan annuisce, aggiungendo un sorriso.
<E poi eri quella che diceva sempre che voleva diventare famosa e raccontare le sue avventure giusto. Ti avevo promesso che ci avresti messo in un libro>
Un sorriso timido mi sfugge, un sorriso che non sentivo da tanto.
<Sì voglio ancora scrivere>
Dico la mia voce più forte di prima come se finalmente trovassi una piccola certezza tra i miei pensieri confusi.
<Penso che raccontare storie sia l'unico modo che ho per mettere ordine dentro di me. Per cercare di capire chi sono per fare pace con tutto questo>
Faccio un gesto vago includendo il mare la soglia loro due e tutte le cose che non riesco ancora a spiegare.
Per un momento c'è solo il rumore delle onde che si infrangono contro la costa e il suono mi calma ,come se mi disse il permesso di essere me stessa, di non dover scegliere tra Wendy di New York e Wendy della California. Sono entrambe, e forse va bene così.
Sento le braccia di Rebecca avvolgerli  in un abbraccio più forte, inoltre Dylan mi passa un un braccio attorno alle spalle. Siamo lì, tre amici sotto un cielo di stelle, e per la prima volta sento che forse non sono così sola, che posso ancora trovare il mio posto, anche se non sono esattamente dove.
Chiudo gli occhi un momento, lasciando che le sensazioni mi avvolgono, e quando li riapro, il mare davanti a me sembra diverso, più familiare. Forse penso potrò davvero ritrovare me stessa mettere in semi pezzi. E chissà forse un giorno scriverò anche questa storia questa sera sotto le stelle della California.

Due Mondi Una StradaWhere stories live. Discover now