-Capitolo 5, Minho-

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                             .Jisung pov.

La battaglia sembrava meno insormontabile, sì, ma un piccolo dettaglio mi sfuggiva: un pensiero persistente, o meglio una presenza. Minho. E non era solo per il modo in cui mi aveva incoraggiato, o per come i suoi occhi si illuminavano ogni volta che scherzava. Era qualcosa di più profondo, una sensazione che non riuscivo a spiegare.

Dopo le prove, mentre gli altri si preparavano ad andarsene, Minho mi fece un cenno con la testa. “Ti va di fare due passi?” disse, con un tono che sembrava quasi una sfida. "Così puoi raccontarmi come va davvero, senza tutta questa gente attorno."

Sorpreso, annuii, e ci allontanammo dagli altri, prendendo una strada che ci portava verso un piccolo parco vicino all'agenzia. L’aria era fresca, la sera si stava facendo più fredda e camminare in sua compagnia rendeva tutto sorprendentemente tranquillo.

Minho non parlava subito. Camminava al mio fianco in silenzio, guardando dritto davanti a sé, ma ogni tanto incrociava il mio sguardo, come se volesse assicurarsi che stessi bene. Alla fine, fui io a rompere il silenzio. “Grazie per prima… Per avermi fatto ridere e… sì, per esserci sempre.”

“Lo sai che ci sono sempre, no?” rispose lui, girandosi verso di me. “Anche quando non sembra.” Il suo tono era serio, diverso dal solito. Lo guardai, cercando di capire cosa avesse in mente. Lui continuò: “A volte penso che dovresti fidarti un po’ di più di noi… di me.”

Quelle parole mi colpirono. C’era qualcosa nella sua voce che mi dava un senso di sicurezza, eppure allo stesso tempo mi faceva sentire vulnerabile. Prima che potessi rispondere, Minho sorrise e mi colpì leggermente sulla spalla, tornando al suo solito modo di fare. “Ma basta con i discorsi seri! Facciamo una sfida: vediamo chi arriva prima alla panchina laggiù!”

Scoppiammo a ridere entrambi, e iniziammo a correre. Minho vinse, naturalmente. Si girò verso di me con un sorrisetto trionfante, ma subito dopo mi prese per un braccio per aiutarmi a riprendere fiato. "Sei proprio lento, Han Jisung!" disse ridendo, ma il modo in cui il suo sguardo si posava su di me era più dolce del solito.

Il tempo sembrava fermarsi per un attimo. Mi trovai a fissare i suoi occhi, profondi e pieni di calore. Lui smise di ridere, mantenendo la sua mano sulla mia spalla, il suo sguardo che passava dal mio viso alle mie labbra, quasi inconsciamente. Il mio cuore iniziò a battere più forte, e mi accorsi che stavo trattenendo il respiro.

“Minho…” sussurrai, quasi senza accorgermene. Non avevo nemmeno una domanda precisa, ma il suo nome sembrava sufficiente per esprimere tutto.

“Jisung…” rispose lui con lo stesso tono, senza distogliere lo sguardo. Restammo così, in silenzio, finché una brezza autunnale non ci fece rabbrividire entrambi. Mi staccai leggermente, imbarazzato, ma Minho non lasciò la presa sulla mia spalla. Anzi, mi tirò verso di sé in un abbraccio improvviso e rassicurante.

“Non devi preoccuparti di niente,” mormorò. “Ci sono io.” Quelle parole mi riempirono di un calore che non avevo mai provato prima, e sentii che la solitudine che avevo sentito dentro di me per tanto tempo si scioglieva, un pezzo alla volta.

Quando ci separammo, Minho mi guardò con un sorriso dolce, leggermente imbarazzato. “Andiamo, ti accompagno a casa,” disse, e riprendemmo a camminare, questa volta più vicini di prima. Durante il tragitto, le parole furono poche, ma le sensazioni erano chiare. Ogni passo che facevamo insieme sembrava un modo per avvicinarci di più.

Quando arrivammo davanti alla porta di casa, lui esitò un attimo, come se non volesse davvero andarsene. Poi si avvicinò, sfiorando leggermente il mio viso con la mano. “Buonanotte, Jisung,” sussurrò, e con un sorriso tenero si allontanò, lasciandomi lì, col cuore in tumulto.

Quella notte, per la prima volta da tempo, mi addormentai con un sorriso e un senso di serenità che non provavo da anni. E forse quello era solo l’inizio.

Don't leave me here.      -Minsung-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora