32 Compleanno pt.2

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Kelly

Perché cazzo ho deciso di rispondere alla telefonata? Mi sarei potuta risparmiare tutto questo.

Sono sicura che attorno a me ci siano migliaia di rumori assordanti, ma io l'unico rumore che sento sono quei passi veloci e pesanti dietro di me. L'unico rumore che sento appartiene al suono graffiante e viscida delle due voci che mi sussurrano all'orecchio. L'unico rumore che sento sono le parole che accompagnano le loro, ma all'interno della mia testa. L'unico rumore che sento sono le voci giocose dei passanti e della strada che si prendono gioco di me, il suono che fanno quando pian piano mi allontano da loro per andare verso l'ignoto.

Non sento neanche il suono del mio respiro affannato irregolare per l'attacco di panico, neanche il suono del mio corpo che viene sballottolato, della testa che continua a sbattere sul pavimento, neanche il suono delle gomme dell'auto che stridono sull'asfalto.

Non riesco a sentire il gelo dell'aria quando stavo fuori, perché adesso sento solo quello della solitudine.

Non riesco ad aprire gli occhi, perché so che non vedrei altro che la conferma di tutto questo. Vedrei il buio, il nero totale che si usa per designare il vuoto, la luce che mi è stata sottratta con la forza in un giorno che dovrebbe essere il mio preferito dell'anno, che dovrebbe rappresentare un momento di gioia. Ma in base a cosa posso paragonare il compleanno di quest'anno a quello degli altri e decretare di essere stata sfortunata?

Non è il momento di pensarci.

Tengo gli occhi chiusi cercando di riportarmi al sicuro con i ricordi dei volti dei miei fratelli. Provo ad immaginare Jack che disegna sul suo quaderno, ma riesco solo a ricordare lo sparo, il proiettile che ha preso per colpa mia. Provo ad immaginare Jace con le sue battute inopportune, ma rievoco solo il suo sguardo spento senza l'altro ribelle, per colpa mia. Provo ad immaginare Andres, che seppur severo e autoritario, ha sempre avuto un occhio di riguardo verso di me, ma riesco solo ad immaginare la sua rabbia quando è sceso starnutendo per uno scherzo di Jack, per il quale ho contribuito con l'acquisto. Provo ad immaginare la continua voglia di Gavin di cucinare, con il suo solito entusiasmo da vendere, ma ripenso solo alla sua faccia delusa quando gli ho detto che non avremmo cucinato perché dovevo prendere un regalo, e non importa se poi si è divertito a sceglierlo, la sua espressione delusa mi rimarrà sempre impressa.

Provo allora con Rina, ma l'unica cosa che mi viene in mente è quanto mi abbia aiutata senza ricevere nulla in cambio, perché non me ne sono mai curata. Non ho mai pensato che mi fosse tutto dovuto con lei, ma in qualche modo avrei voluto trovare il modo di contraccambiare i suoi gesti.

Provo anche con Axel, ma ripenso solo a quando ha visto le mie cicatrici e io sono scappata, lasciandolo lì. Una parte di me, in quel momento, desiderava mi inseguisse e facesse pressione finché non fossi riuscita a sfogarmi con qualcuno, l'altra, invece, ha sperato con tutto il cuore che non la costringesse a rivivere tutto, perché probabilmente sarei crollata, mostrando la parte peggiore di me e lui avrebbe smesso di considerarmi, disgustato da me, se lo abbia mai fatto.

Come ultima spiaggia provo a pensare ai bei momenti con mia madre, ma ecco che quelli bui prendono il sopravvento.

Un dolore lancinante alla testa mi richiama, facendomi tornare al presente. La testa continua a sbattere prepotentemente sul pavimento del bagagliaio per le scosse dovute alla strada probabilmente sconnessa. Sembra di stare un po' sul Tagadà, ma senza le parti imbottite a proteggere un minimo dagli urti. Ogni battito del cuore si amplifica, aumentando il dolore. Sento che la pelle colpita inizia ad infiammarsi, con frequenza discontinua. Un momento la fitta è lancinante, quello dopo è sparita, e quello dopo prima è tornata con i rinforzi. Ogni minimo sbalzo della macchina e fitte aumentano. La nausea sale pian piano dallo stomaco e mi ostruisce la gola come un tappo di sughero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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