𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟏

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Dicono che il deserto protegga i suoi  segreti
e che chi cerca troppo a fondo possa
trovare ciò che non dovrebbe.

Pensavo che il deserto fosse silenzioso. Un luogo dove il tempo si ferma e la sabbia si estende all'infinito, senza rumore. Ma mi sbagliavo. C'è un suono qui, un sussurro costante portato dal vento che mi colpisce il viso e si insinua sotto la pelle, come se il deserto stesso stesse cercando di parlarmi.

Il sole sta calando all'orizzonte, e io sono inginocchiata accanto a un'antica stele coperta di iscrizioni. Le mie dita tracciano i geroglifici scoloriti, cercando di decifrarli alla luce tremolante della torcia. Non è il primo scavo a cui partecipo, ma c'è qualcosa di diverso in questo sito. Qualcosa che mi fa sentire le ossa più pesanti e il cuore più veloce.

«Layla, dovresti riposarti. È tardi», dice zio Marcus, la sua voce risuonando bassa e stanca alle mie spalle. Mi volto e lo vedo con la sua solita espressione preoccupata, i capelli grigi spettinati dal vento.

«Solo un minuto», rispondo, anche se sappiamo entrambi che un minuto si trasformerà in un'ora. È sempre così con me. L'ossessione di scoprire ciò che è rimasto nascosto per millenni ha un modo tutto suo di farmi dimenticare il tempo.

Zio Marcus sospira, ma poi si allontana, lasciandomi sola con la stele e il suono del vento che sembra voler raccontare i segreti di questo luogo. Continuo a esaminare i geroglifici, cercando di trovare una connessione con quello che abbiamo scoperto finora. L'amuleto Occhio del Destino è stato portato alla luce questa mattina, e da quel momento ho la sensazione di essere osservata. Come se ci fosse qualcosa di più antico e potente di me che attende pazientemente che io lo scopra.

Mentre passo un dito lungo un'iscrizione, un brivido mi attraversa la schiena. Sento il tocco del metallo contro la pelle, il peso freddo dell'amuleto che porto al collo. L'ho indossato solo per capire meglio come potrebbe essere stato utilizzato, ma la verità è che mi fa sentire stranamente connessa a questo luogo, come se l'oggetto stesso volesse essere trovato.

Poi succede. Un sussurro, più forte del vento, arriva alle mie orecchie.

«Layla...»

Mi irrigidisco,con ill cuore che batte all'impazzata. Mi guardo intorno, ma non c'è nessuno. Il campo è deserto, e zio Marcus è sparito dietro la collinetta che conduce alle tende principali. Mi dico che è solo la mia immaginazione. Il risultato di troppe ore passate sotto il sole cocente. Eppure, qualcosa dentro di me mi spinge a continuare.

Mi chino di nuovo sulla stele, ma questa volta la mia torcia illumina qualcosa di nuovo. C'è un'iscrizione diversa, quasi nascosta dal tempo e dalla sabbia accumulata: il disegno di un occhio, ma non uno qualsiasi. Questo è l'occhio di Horus, simbolo di protezione, guarigione e potere.

Il tocco delle mie dita lo rende stranamente caldo, come se la pietra stessa stesse pulsando di vita. Sento di nuovo quel sussurro.

«Non sei sola.»

Questa volta, la voce è più chiara. Mi tiro indietro di scatto, con il respiro mozzato. «Chi c'è?» La mia voce si perde nel nulla, senza risposta. La mia torcia cade a terra, illuminando l'amuleto che dondola leggermente al mio collo.

Poi, all'improvviso, vedo qualcosa riflesso nel metallo lucido: un volto, una donna bellissima con occhi che sembrano racchiudere l'intero Egitto. I suoi capelli neri come la notte e una corona dorata che brilla sopra la sua testa. È lì, un istante, e poi sparisce, lasciandomi con il cuore in gola e una sola certezza.

𝐄𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐥 𝐐𝐮𝐞𝐞𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora