Dorotea correva su per gli scalini, il cuore le batteva a mille a causa dell'adrenalina che ancora aveva la meglio sul suo umorismo. Passare il pomeriggio con Duccio sembrava essere stato quasi indispensabile per poter toccare un po' di quella spensieratezza che le mancava da tempo, quella spensieratezza che tra le mura di casa non aveva mai. Serrò la porta ancora con il sorriso stampato sulle labbra, pronta a raccontare a sua nonna ogni dettaglio di come era andata.
Varcò la soglia della cucina, incupendosi all'istante, non appena vide suo padre seduto al tavolo. L'espressione autoritaria e innervosita, benché non fosse una novità, la confuse, non capendo da cosa potesse essere stata scaturita. Lo guardò perplessa, aspettando che le dicesse qualcosa.
«Ti sembra questa l'ora di rientrare?» Dorotea si accigliò, sentendo già la rabbia bollire nel suo petto.
«Sono appena le 8 di sera, sono tornata in tempo per la cena»
«Ne avevamo parlato settimana scorsa: alle 5 Edo aveva la partita, ci teneva che tu fossi a fare il tifo»La ragazza sbarrò gli occhi, aprendo leggermente le labbra in un sospiro sorpreso.
«Me ne sono dimenticata. È già a casa?» Con apprensione, fece per andare verso la camera del fratello, ma la voce del padre la fermò.
«No, mi ha chiamato e ha detto che si ferma a cena con la squadra. Pensavo foste insieme, invece la nonna mi ha detto che sei uscita con una tua amica» Dorotea lanciò un'occhiata alla donna, impegnata a prendere i piatti nella credenza. Anna le fece un occhiolino di nascosto, facendole intendere che il suo segreto era al sicuro.«Sì, ero con Gloria. Mi dispiace di non essere andata a vedere la partita di Edo... perché non lo hai fatto tu? Ah, vero, stavi lavorando, come sempre» Con una finta risata, l'orgoglio la portò a sfidare l'uomo, stanca di soccombere a rimproveri futili come quelli.
«Non parlarmi così signorina, io lavoro per voi e tu mi ripaghi con la tua strafottenza?! Sei sua sorella, gli hai detto che ci saresti stata!»
«E tu sei suo padre! A quante partite sei stato da quando è iniziata la stagione? Zero» Dorotea si avvicinò furiosa alla figura paterna.«Lavorare non basta per guadagnarsi la gratitudine dei figli, bisogna anche essere presenti» Alzò il mento, respirando profondamente, trattenendo le lacrime con tutta la fierezza che le rimaneva.
«Da quant'è che non passiamo del tempo insieme? Pranzare o cenare in compagnia non conta: ogni volta che ti proponiamo qualcosa di diverso, dici sempre che sei stanco» Era diventata un fiume in piena, qualsiasi cosa si era tenuta dentro stava fuoriuscendo con violenza.Massimo fissava la figlia con gli occhi iniettati sangue, era come se si stessero guardando allo specchio: la stessa smorfia adirata accomunava i loro volti.
«Pensavo fossi più matura di così. Questi discorsi da bambina a quasi ventun'anni»
«Sei serio? Sono tua figlia, ho una vita di cui non sai nulla e ti preoccupi di ricordarmi di andare alle partite di mio fratello come se potessi sostituirti, spoiler: non sono la mamma»
La sua voce cominciava ad incrinarsi, a spezzarsi, per colpa di quella verità fin troppo tagliente.«Non mettere in mezzo la mamma, prenditi le tue responsabilità» Le pareti vibrarono, persino Dorotea ebbe l'istinto di fare un passo indietro, non pensando che il padre potesse urlare tanto forte. Ma non gliel'avrebbe data vinta.
«Prenditi tu le tue responsabilità: sono passati sette anni e ancora non sei riuscito ad accettare che lei non ci sia più. Perché prima facevi il padre e ora esiste solo il lavoro? Non bastava la mamma a lasciarci soli, pure tu lo hai fa-» Tutta l'audacia che aveva usato era stata spazzata via dallo schiocco assordante sulla sua guancia.«Massimo!» Il grido della nonna arrivò impercettibile alle orecchie di Dorotea, che fischiavano con insistenza. Il palmo raggrinzito della donna premeva sul suo viso in fiamme, nemmeno le lacrime attenuavano il bruciore.
«Adesso basta! Vergognati!» Gli occhi lucidi di Anna mortificarono il figlio, incredulo del suo stesso gesto. La mano, macchiata dall'atto vile, tremolante cercò il perdono di Dorotea.
«Scusami, non volevo» Impaurita, la ragazza scansò il suo braccio, slegandosi dall'abbraccio della nonna.
STAI LEGGENDO
Voliamo sui tetti || Piccolo
FanfictionDorotea aveva sempre odiato sentirsi costretta in qualcosa, odiava dover soffocare la sua indole ribelle a causa di chi la circondava e, soprattutto, a causa delle circostanze in cui si trovava. Lei voleva vivere, lo desiderava con tutto il suo cuor...