E poi succede...
La bellezza è potere; il sorriso è la sua spada.
(John Ray)
Cesur
«... Quindi, Cesur, è tutto chiaro?»
Silenzio.
Due colpi a mano aperta sul ripiano della mia scrivania mi fanno sussultare. Perdo la presa sulla penna che tenevo stretta tra le dita.
«Figliolo?»
Sollevo la testa e guardo mio padre seduto dal lato opposto della scrivania. Sono nell'ufficio in cui lavoro e stavo esaminando alcuni fogli riguardo alcuni cantieri che abbiamo preso in mano per ristrutturarli in base alle esigenze dei nostri clienti quando lui è entrato, circa un quarto d'ora fa.
«Sì, baba, tutto chiaro» riesco a dire riafferrando la mia Parker nera.
I suoi occhi castani mi scrutano mentre lui si sistema il colletto della camicia bianca sotto il pesante maglione grigio a trecce. «Sicuro?» mi domanda.
«Certo» rispondo senza dubbi. «Mi stavi parlato del cantiere a Taormina di proprietà del signor Oriti e del fatto che lunedì mattina dovrò andare a fare un sopralluogo con un paio di operai in modo da poter iniziare quanto prima con la costruzione dell'Hotel.» Ripeto parola per parola tutto quello che mi ha detto poc'anzi e lui sorride compiaciuto, annuendo. «Non ti fidi di me, papà.» Lo rimprovero scherzosamente.
«Ma figurati.» Ride, sinceramente divertito. «Mi fido più di te che di me stesso. Solo...» Si sporge in avanti, mettendo i gomiti sulla scrivania e facendo girare un dito tra di noi, davanti al mio viso. «Sei strano» afferma. «Il tuo sguardo è strano, la tua mente nell'ultima settimana sembra ovunque tranne che qui.»
«Ma comunque faccio bene il mio lavoro, no?» domando, senza però contraddire il suo pensiero. Mi sento esattamente come ha detto.
«*Tabiki oğlum. Non si tratta di questo.»
«E di cosa, allora?»
La mano che prima era tra di noi, adesso è tra i suoi capelli, se li porta indietro con un gesto leggero. Quando riabbassa il braccio alcune ciocche nere e grigie gli ricadono sulla fronte. «Sei certo di stare bene?» chiede.
Poso la penna e incrocio le braccia al petto, appoggiando le spalle contro la poltrona girevole su cui sono seduto. «Sto bene, papà.»
«Tua madre non la pensa così» asserisce.
Alzo un sopracciglio. «Ah, no?» Scuote la testa. «E come la pensa mia madre?»
«Be'...» dice, sistemando la caviglia sinistra sul ginocchio destro e guardandomi quasi di soppiatto con un mezzo sorriso sulle labbra. «Lei pensa che ultimamente sei troppo taciturno e devo ammettere che ha ragione.»
«Di solito sono un chiacchierone, quindi?»
Papà ride. «Diciamo che non ti dispiace parlare.» Sorrido anche io. «In più dice che, sempre secondo lei, c'è qualcosa o qualcuno che sta occupando i tuoi pensieri.» Per poco non trasalisco, il sorriso resta sulle labbra a stento e lui lo nota. «Dalla tua espressione devo dedurre che non si sbaglia» riprende, socchiudendo appena gli occhi per scrutarmi ancora più a fondo.
Sospiro e quasi rabbrividisco quando nella mia mente si palesa lei, la ragazza senza voce, senza nome. L'unica cosa che so di lei è che lancia bottigliette in mare e che è bellissima in un modo quasi irreale.
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COMUNQUE CON TE
عاطفيةEsmeralda vive da quasi un anno con un peso sul cuore causato da un evento tragico che l'ha cambiata per sempre e nel profondo. La nuova versione di se stessa non permette a nessuno, a parte pochissime persone, di avvicinarsi a lei, convinta di ess...