Capitolo 2

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Sono seduta nel mio appartamento, vicino a un camino, con un libro è un the caldo sul mobiletto.

un paradiso no?

Non se ripenso e non smetto di ripensare sull'accaduto di un'ora fa.

Quando, al sentire la voce di Calum, gli chiusi la porta sul viso.

Dovevo continuare così, quello era il mio obbiettivo.

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La giornata successiva fu un disastro, peggio di quella precedente.

Come al solito mi sedetti al mio banco sperando sempre di più, che Calum non si presentasse a scuola, ma eccolo li, a parlare con una squaldrina a ridere e a bisbigliare.

Come mi mancavano quei tempi con i miei migliori amici...

Ad un certo punto il suo sguardo si appoggió su di me, e non sbagliai a notare un luccichio nei suoi occhi, così abbasso lo sguardo nello zaino viola a terra, "wow! Che interessante il mio zaino!" Mi metto a pensare pur di non guardare Calum.

Ad un certo punto si sentono dei rumori provenire dal banco affianco al mio.

"Allora, Alexandra Stone, 17 anni, e abiti a 27d in via rosh"(la via me la sono inventata, fantasia portami via).
Inizia lui.

"C-come fai a saperlo?" Chiesi io titubante. "Alex! Tu e la tua mania del essere tibubante!" Ripete il mio subconscio.

"Ehi, io sono Calum Hood! So tutto di tutti!"

Inarcò un po' le sopracciglia, facendolo ridere, "che bella la sua risata" pensai io.

"No okay, ho sbirciato dal registro per il tuo nome, frequenti questa classe quindi devi avere 17 anni come tutti, e be abiti difronte a me..." Risponde lui facendo un sorriso a 32 denti.

"Ottimo osservatore" mi limito a dire io, pensando al rossore che in quel momento dominerà le mie guance.

"Mi interesso solo alle cose che mi piacciono" risponde lui, alzandosi all'entrata del professore, così faccio anche io seguendo la classe.

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Quando finalmente la scuola finì, ritornai a casa piena d'acqua in posti in cui non doveva starci a causa del temporale che aveva attaccato la città.

Quando però scese dalla bici, due signori stavano suonando al campanello, ma evidentemente nessuno rispondeva, così mi avvicinai.

"Scusate, cercate qualcuno?" Chiesi io.

"Oh cara, stiamo cercando nostro figlio ma evidentemente dovrà ancora tornare, non è che potresti farci entrare?" Chiese il signore che continuava a suonare al campanello.

"Certo, venite, volete un po' di the o nel caffè? Con questo freddo di certo non potete restare qui, e poi in questa città i temporali sono sempre imprevedibili" continuai facendo accomodare i miei ospiti.

"Grazie, che gentile!" Dissero.

È il pomeriggio passó così, tra chiacchiere e risate.

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Il campanello, suonó facendomi sobbalzare dalla sedia, non avevo ancora provato il campanello, nessuno mai lo suonava, poi chi mai poteva venire a suonarmi alla porta?

Mi scusai con i miei ospiti ed andai ad aprire.

Con mia grande sorpresa vidi Calum fradicio alla porta.

"Ciao, hai per caso vist-" si bloccò guardando alle mie spalle.

"Mamma? Papà?" Pronuncio quelle due parole con sorpresa.

Anche se la più scossa ero io, ancora rimasta li pietrificata davanti alla porta.

we aren't friends ~c.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora