Capitolo 1: Rinascita

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La brezza notturna era fresca e pungente, avvolgeva la città di Polis come un velo silenzioso. Clarke camminava lentamente tra le strade, osservando i segni della battaglia passata: muri anneriti, macerie sparse, tracce di un conflitto che aveva lasciato cicatrici visibili in ogni angolo della città. La guerra contro ALIE era terminata, eppure Clarke sapeva che la vera battaglia – quella per la pace – era appena cominciata.

Un senso di tensione e di aspettativa aleggiava nell’aria. I leader dei dodici clan si erano radunati a Polis per discutere un’alleanza duratura, ma Clarke sapeva bene quanto fosse difficile guadagnarsi la loro fiducia. Nonostante la loro vittoria comune, le antiche rivalità e le paure reciproche erano dure a morire. E come sempre, tutto ricadeva sulle spalle di una persona.

Lexa.

La Comandante dei Terrestri era tornata a Polis da poche settimane, sopravvissuta miracolosamente a ogni minaccia, persino al colpo mortale che avrebbe dovuto porre fine alla sua vita. Clarke non riusciva a spiegarsi come fosse accaduto, ma la sola consapevolezza che Lexa fosse viva le dava una forza nuova, un senso di conforto che non voleva ammettere nemmeno a sé stessa.

Per giorni, Clarke aveva evitato di rivederla da sola, concentrandosi invece sul lavoro diplomatico e sulle questioni strategiche. Ma quella sera, l’urgenza di parlare con lei era diventata troppo forte per essere ignorata.

Con passi decisi, si diresse verso la sala della Comandante, il cuore che batteva più veloce del solito. Quando raggiunse la porta, fece un respiro profondo e bussò, trattenendo il fiato mentre attendeva una risposta.

“Entra,” rispose la voce calma di Lexa.

Clarke aprì la porta, entrando nella stanza illuminata dalla luce tremolante delle candele. Lexa era seduta dietro il grande tavolo di legno, circondata da mappe, pergamene e fogli pieni di annotazioni. Alzò lo sguardo verso Clarke, e per un attimo il suo volto si distese in un lieve sorriso, uno di quei sorrisi appena accennati che Clarke ricordava fin troppo bene.

“Clarke,” disse Lexa, con un tono che conteneva una sfumatura di sorpresa e una dolcezza che nessun’altra avrebbe notato. “Non ti aspettavo a quest’ora.”

Clarke fece qualche passo avanti, cercando di mantenere il controllo. “So che è tardi, ma avevo bisogno di parlarti,” mormorò, abbassando lo sguardo per un attimo prima di incrociare di nuovo i suoi occhi verdi. “Abbiamo passato giorni a discutere di pace, di alleanze, ma non siamo mai riuscite a parlare... noi.”

Lexa rimase in silenzio, osservandola attentamente. Sapeva quanto fosse difficile per Clarke esprimere i suoi sentimenti, e sapeva anche che ogni parola pronunciata in quel momento sarebbe stata più pesante di qualsiasi trattato.

“Clarke, io… capisco che tutto questo sia difficile,” disse Lexa, scegliendo le parole con cura. “Ho scelto di lottare per la pace non solo per il mio popolo, ma anche perché... credo in ciò che possiamo costruire insieme.” La sua voce era bassa, quasi un sussurro. “Ma so che tra di noi c'è molto che non è mai stato detto.”

Clarke si avvicinò un po’ di più, stringendo i pugni per trattenere l’ansia che le serrava lo stomaco. “Lexa, ho passato mesi a cercare di dimenticarti, a convincermi che la tua morte fosse solo un’altra tragedia in una lunga serie. Ma ogni volta che pensavo di averti lasciata andare, mi rendevo conto che sei ancora parte di me, che non posso cancellarti.”

Lexa si alzò lentamente, avvicinandosi a Clarke fino a poterla guardare negli occhi. “Nemmeno io ho mai dimenticato,” disse, la sua voce appena un sussurro. “Anche quando il mio ruolo mi imponeva di allontanarti, Clarke, ho sempre desiderato che tu fossi al mio fianco.” Esitò per un momento, poi aggiunse: “Ma costruire un’alleanza tra i nostri popoli… potrebbe richiedere sacrifici.”

Clarke sentì una stretta al cuore, consapevole che quei “sacrifici” significavano forse anche rinunciare alla possibilità di amare Lexa. La sua mente era divisa tra il senso del dovere verso il proprio popolo e il desiderio di vivere la vita che aveva sempre sognato al fianco della Comandante. Ma era consapevole che anche Lexa si trovava di fronte allo stesso dilemma.

“Credo che valga la pena rischiare,” disse Clarke, con una determinazione che non si sarebbe aspettata da sé stessa. “So che il nostro cammino sarà difficile, e che potrebbero esserci altre battaglie. Ma se c’è anche solo una possibilità di costruire qualcosa di vero e duraturo… allora voglio combattere per noi, come tu hai combattuto per il tuo popolo.”

Lexa le rivolse uno sguardo intenso, e in quel momento tutto sembrava fermarsi. Era come se la città, la guerra, e persino il mondo intorno a loro svanissero, lasciandole sole in quella stanza. Senza dire una parola, Lexa sollevò una mano e la posò sulla guancia di Clarke, il tocco leggero e delicato come una promessa.

“Sei sempre stata diversa, Clarke,” mormorò Lexa, i suoi occhi pieni di una tenerezza che la Comandante raramente permetteva a sé stessa di mostrare. “Mi hai insegnato a sperare quando non ne avevo più la forza. Se siamo disposte a lottare per ciò in cui crediamo… allora forse potremo vincere anche questa guerra.”

Clarke chiuse gli occhi per un istante, lasciandosi andare alla sensazione di quel tocco che aveva desiderato per così tanto tempo. Poi aprì gli occhi e, senza esitazione, lasciò che il proprio volto si avvicinasse ancora, sfiorando le labbra di Lexa in un bacio lieve e pieno di dolcezza.

Quando si separarono, entrambe sapevano che quel momento sarebbe stato solo l’inizio di un lungo viaggio. Lexa prese la mano di Clarke e la strinse delicatamente, come se il semplice gesto fosse una promessa che nessuna guerra o conflitto avrebbe potuto spezzare.

“Domani sarà una nuova giornata,” disse Lexa, con un sorriso leggero ma pieno di speranza. “E questa volta, la affronteremo insieme.”

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Quella notte, mentre Clarke lasciava la stanza, il cuore le batteva ancora forte, ma non per l’ansia o il timore. Sapeva che la strada verso la pace sarebbe stata piena di ostacoli, ma, con Lexa al suo fianco, finalmente si sentiva pronta a combattere.

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