J continuava a stringere il gattino tra le braccia, coccolandolo e accarezzandolo con delicatezza mentre Loki si muniva di cappotto e prendeva la sua fedelissima sciarpa bianca, sistemandola con cura assicurandosi di coprirsi fin sopra al naso, tenendo sempre una mano davanti alla bocca così che non potesse cadergli a causa di qualche soffio di vento improvviso.
Salirono sulla carrozza che li attendeva appena fuori dalla porta di casa, ignorando l’assenza di cavalli o di cocchiere e azionandola con un semplice gesto della mano da parte dello stregone, che si muoveva con una sicurezza e abitudine tali da far comprendere a J che era un’azione di routine.«Tu e la misteriosa Safiria comunicate sempre con adorabili gattini?»
«Cosa?»
«Prima avete accennato al fatto che se questo gatto era alla finestra voleva dire che Safiria aveva bisogno di voi. Questo fa di lui un messaggero, o almeno credo. È un messaggero?»
«…Sì, in un certo senso»
«Lo avete addestrato con la magia? O ammaliato col vostro fascino?»
«Nessuna delle due, piccolo ingrato. Li ho addestrati con pazienza e tempo, raccogliendo tutti i gatti randagi che cercavano rifugio davanti a casa mia. Io gli offro un posto dove stare, e loro portano dei messaggi per me. Bianca, la gattina che hai momentaneamente adottato, viene da me quando Sari è in pericolo e ha bisogno di me, mentre Notte, la sua gemella dal manto scuro e occhi verdi, va da lei quando sono io a cercarla»
«Figo, ce ne sono altri?»
«Sì, ma ora non voglio stare qui a descriverteli»
«Da quanto tempo andate avanti con questi gattini? Perché ne avete bisogno?»Anziché rispondergli Loki si voltò verso il finestrino, abbassando lo sguardo verso la strada e stringendosi ancora di più nella sua sciarpa bianca.
Aveva iniziato ad ammaestrare quei gattini quando si rese conto di quanto piacessero a Safiria, insegnandogli per prima cosa a ritrovarla sempre e, in un secondo momento, a vedere lei come la loro padrona. Erano i loro compagni di viaggio, i suoi confidenti, ma diventarono dei veri e propri messaggeri solo quando la ragazza espresse la sua volontà di essere battezzata Protettrice della Luna, proprio come la madre, e quindi le occasioni per uscire di casa divennero sempre minori.
Ricordare il passato gli fece bagnare gli occhi, tanto che dovette chiuderli per impedire alle lacrime di uscire.
Odiava piangere. Odiava mostrarsi debole, soprattutto davanti a degli sconosciuti.
A pensarci bene, però, non era totalmente certo di poter definire J un perfetto sconosciuto. Non dopo la lunga lezione di storia e spiegazione cosmica appena avvenuta, almeno.«Loki! Loki, guardate che figata! Un castello fluttuante!»
Le grida del ragazzo lo obbligarono a tornare al presente, facendolo sbuffare e ruotare gli occhi per poterli spostare dalla strada.
«Sì, è dove alloggiano i signori del Cielo. Chiaro che non tocca terra, dai»
«Qui vive Safiria?»
«Sì.»
«Andremo a parlare con lei?»
«No.»
«Wo, allora con qualcuno della sua famiglia! O vuoi rapirla? Loki, vuoi rapire Safiria per portarla via da questo destino crudele?»
«No! Te ne vuoi stare un po’ zitto? Ho bisogno di pensare»
«Ma è tutto così forte qui! Come si fa a stare zitti? Guarda, Loki, guarda! Il castello è fatto di cristallo e riprende i colori del cielo, mentre ad ogni finestra è disegnata una costellazione! Wo, e guarda lì in alto, su quella finestra c’è la Luna! Mentre su quell’altra c’è un’eclissi solare! E le scale, per entrare, sono fatte di nuvole! Nu-vo-le! Che gran roba, che gran progettazione! Chi è l'architetto, voi lo sapete? Chiunque sia, voglio chiedergli di ridisegnare la mia cameretta, perché lui sì che sa fare il suo lavoro! E poi…»
Loki decise di smettere di ascoltarlo, tappandosi le orecchie con le mani e digrignando i denti per tentare di mostrare il tormento che aveva in fondo alla gola.
Ovviamente conosceva già quel posto, senza che J glielo descrivesse mattone per mattone. Non aveva idea di chi lo aveva progettato, ma apparteneva a quella famiglia da generazioni e ogni membro della famiglia aveva apportato il suo contributo, rendendolo così, a poco a poco, lo splendore che era.
Lui stesso aveva visitato quelle stanze per molti anni, frequentando tre dei tredici figli del Sole e della Luna e diventando un caro amico di famiglia, quasi un cugino alla lontana. Il tutto fino al recente Battesimo di Safiria, che rese i rapporti tra lui e i fratelli maggiori sempre più tesi.
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L'Erede Degli Dei
FantasyAll'inizio vi era l'ordine. Un unico sole attorno a cui ruotavano otto pianeti, tutti con i loro satelliti e vi era un'unica specie di Umani, e questi governavano un unico pianeta. Si credeva di possedere ogni conoscenza su ciò che regolava la vita...