Quando mi destai da quel sonno che mi parse durare più di una vita, mi resi conto, subito, che non erano passati più di dieci secondi.
Non so se, fosse stato il pugno, preso, nel cercare di salvare quella ragazza o il fatto di aver sbattuto la testa contro il marciapiede dopo l'accaduto a farmi perdere conoscenza.
Riuscii a riprendermi solo grazie all'urlo disperato della ragazza.
Alzatomi da terra, la cercai nella confusione della mia mente.
La ritrovai.
La cosa più strana fu, che di punto in bianco, smise di urlare e divenne bianca come un lenzuolo; non so cosa stesse guardando ma sicuramente niente di bello.
Come se nulla fosse, sulla guancia sentii come un calore, come una striscia di velluto che mi accarezzava il volto, quando il rivolo arrivò alle labbra con la punta della lingua riuscì finalmente a capire perché la ragazza divenne bianca. quel sapore ferroso, lo conoscevo benissimo, era sangue.
La ragazza smise di urlare, solo perché vide il rivolo di sangue rinvigorire come un fiume in piena, fluire dalla mia testa.
Ecco perché mi sentivo così leggero, guardando in basso vidi quanto sangue avevo perso, probabilmente sarei morto da lì a poco, ero madido, zuppo.
Il ragazzo che mi colpì pensò che quello sarebbe stato il momento giusto per sopraffarmi nuovamente, ma entrare nel raggio del mio montante non fu un'idea geniale, prima che se ne accorgesse; il mio pugno lo raggiunse al mento.
Cadde così pesantemente che tra me e me pensai" ti piace essere così grosso beh! vedi come cadi adesso bastardo".
Mentre i miei pensieri correvano vorticosamente, la mia vista si annebbiò e il pavimento che mi cullava fino a poco prima, parse rivolermi a sé...................
"Dove sono? troppo buio, magari sto ancora dormendo. Cos'era quella storia dei sogni lucidi? Ah, sì me la spiegò una volta un amico, "se riuscivi a vederti i piedi nel sogno potevi far sì che si realizzasse qualsiasi cosa." no no non erano i piedi, le mani, erano le mani.
Strano non riuscivo a vedere né muovere niente come se fossi sepolto sotto la sabbia, fino alla testa e poi eccola che si avvicina quella dannata luce bianca alla distanza, ok, probabilmente sono morto. Cosa era successo in quel vicolo?
Perché non mi sono fatto gli affari miei e sono andato ad aiutare quella ragazza?
Nella mia mente mi ero già fatto il film, di come subito dopo quella scazzottata lei si sarebbe avvinghiata a me in un abbraccio e che da lì a poco saremmo usciti ci saremmo conosciuti e perché no forse sposati e avremmo avuto tanti figli.
"Ma quanto sono stupido a pensare queste cose!" ora capisco non ci sarà nessun lieto fine quella luce che si avvicina sempre di più ne è la conferma sono morto cazzo.Ok Dio! ti aspetto, vediamo che forma hai."
....................
"Cos'è tutto questo trambusto? fino a poco fa non sentivo nulla e ora tutto questo frastuono.
non può essere, quella voce, sembrava proprio la ragazza di prima ed iniziava veramente a darmi sui nervi.
Adesso sì che mi fai infuriare se non stai zitta brutta stronza avrei dovuto lasciarti li dov'eri, in balia di quel bruto."Troppa confusione".
E poi che cazzo! dicevano che la luce bianca portava con sé la serenità ma a me dava tutto fuorché quella sensazione di pace interiore e adesso, di nuovo quel dolore lancinante alla testa.
E questa sgradevole sensazione come se fossi sballottolato a destra e sinistra, e cosa sono questi suoni macchine, camion, persone che urlano, perché devono urlare tutti, state un po' zitti sono stanco e voglio riposare.
Rieccola la luce che si avvicina, ok stavolta ti afferro e non ti lascio più......"
Appena la vidi, la mano si mosse da sola come se fosse trasportata da una forza che non mi apparteneva. Riuscì ad afferrare quella luce, al tatto si rilevò fredda, "pensavo fosse calda".
In più, cosa mi sentivo ripetere tutto il tempo? Stai calmo, rilassati, sto cercando di farlo ma se tutti continuano a fare questo casino come posso riuscirci!"
sentii solo:
-siamo arrivati, scendiamo-
E poi di nuovo il buio stavolta accompagnato dal silenzio più assoluto.
Aprii gli occhi e lo rividi quel bianco che mi aveva accompagnato fino a poco prima, basta! mi aveva davvero stufato.
Ero troppo frastornato, ma stavolta il bianco non era candido era un bianco opaco quasi sporco, come quello di un muro, per essere più precisi quello di un tetto, cercai di muovermi nello spazio e capire dove mi trovassi, con mio grande stupore vidi che riuscivo a muovere la testa e che sentivo tutto il corpo.
Alla mia destra c 'era un letto con qualcuno sopra, non riuscivo a mettere bene a fuoco, però il vedere la sagoma di un'altra persona distesa in un letto come il mio, mi rincuoro.
Provai a girami dall'atra parte la stanza, era spoglia, piccola e angusta alla sinistra c'era un altro letto con una figura femminile sopra e dietro di lei una porta che mi sembrò sbarrata da quella che sembrava una scrivania, nel girare la testa vidi delle finestre ma sembravano anch'esse sbarrate, come se non volessero che qualcosa entrasse in stanza.
Mossi troppo velocemente la testa e il capogiro che arrivo fece sì che mi riaddormentai sul colpo.
Stavolta ero sicuro fosse un sogno ero al mare disteso su una spiaggia calda la sabbia tra i piedi e la mia vicina in bikini che correva verso di me, con le goccioline di acqua salate che scendevano su tutto il corpo, sinuose, riuscivo quasi a sentirne il sapore e l'odore della salsedine.
Quell'adorabile sapore di salsedine mescolato alla sua pelle candida e setosa.
Eh, Si, era un sogno era pressoché impossibile da avverarsi, quella vicina era del paese estero in cui ero stato anni prima in viaggio di lavoro.
Sentii una voce che mi svegliò nel momento più bello appena prima che mi toccasse con le sue mani affusolate e quando apri gli occhi la vidi, la ragazza che mi si presentava davanti non era la mia vicina del sogno, ma proprio la ragazza che cercai di salvare in quel vicolo, che mi chiamava e che chiedeva di nuovo il mio aiuto e quello al suo fianco che teneva la porta era quel bastardo che mi aveva colpito a tradimento.
Perché stavano assieme se lui aveva cercato di assalirla? perché ora cercavano assieme di non fare entrare nessuno da quella porta, mi riuscì ad alzare a stento dal lettino oramai la vista funzionava bene e la rividi. "bella come poche" quella ragazza che con tutte le sue forze cecava di trattenere fuori dalla porta quello che avrebbe cambiato la mia vita per sempre e che mi avrebbe riempito i sogni di incubi.
Non ebbi il tempo di arrivare alla porta che quest'ultima, si aprì e svelo quello che stava celando.
Lo vidi, quello che entrò, molto probabilmente un tempo era un uomo.
Il volto sfigurato ricoperto di sangue, brandelli di carne lacerati scendevano dalla guancia, tralasciando vedere due file di candidi denti bianchi, che sbattevano all'impazzata come in un fremito infinito.
Quello che faceva più impressione era il moncherino del braccio sinistro che cercava di afferrare quel bastardo del vicolo.
Il momento era quasi esilarante perché senza la mano non sarebbe, mai riuscito a prenderlo, però questo non lo fermava dal provarci.
Poi come se nulla fosse una sagoma indistinta, che non vidi fino a quel momento, si mosse e come un serpente colpì, riuscì a vedere solo la luce riflessa in quello che sembrava un coltello ed ecco che di punto in bianco non solo il braccio mancava a quella povera creatura ma anche la testa che mi arrivo ai piedi non face più parte del suo corpo,
Testa che tra l'atro continuo a muoversi anche dopo che gli vomitai addosso.
La scena fu raccapricciante, il ragazzo con il machete, calò nuovamente la sua lama questa volta nel diretto tentativo di finirla, quel sordo suono dell'osso che veniva frantumato, unito al rantolo che la testa emise, mi fece accapponare la pelle, più di quanto volessi ammettere a me stesso.
A quel punto la porta si richiuse con il corpo esamine del decapitato all'interno della stanza.
La ragazza ed il bastardo del vicolo, mi facevano compagnia nel vomitare tutto quello che avevamo in pancia.
Nello stesso istante il ragazzo con il machete decise di sbarrare la porta come meglio poté, noi attoniti riuscimmo solo a guardare come nel tentativo di bloccarla del tutto, la porta si spalancò di nuovo, questa volta facendo entrare molte più creature.
Si girò e ci urlo: -correte!!- ma correre dove la stanza era minuscola, ci avrebbero presi in pochi secondi, ed eccolo, il bastardo del vicolo, che con mio grandissimo stupore fece volare un lettino contro la porta usandolo come scudo per bloccare l'avanzata delle creature.
Ripreso ormai dai conati di vomito e quasi del tutto dal malditesta infernale che avevo fino a quel momento, tentai di liberare una delle finestre per metterci in fuga.
Il ragazzo con il machete non ebbe un secondo di esitazione, vista la nuova possibilità di fuga, mulinò un paio di colpi, a braccia e mani, che uscivano dalle doghe del letto e appena vide, che la strada per uscire fuori dalla stanzetta era libera corse fuori, senza tante cerimonie, con la ragazza che lo seguì, subito dietro di lui.
Nella stanza rimanevamo io, il bastardo e quattro di quelle cose, bloccate ancora dal letto tenuto da quest'ultimo.
Mi urlò:
-Dammi una mano cazzo!!- ero ancora leggermente frastornato ma lo vidi indietreggiare verso la finestra, mi decisi quindi ad aiutarlo, solo quando finalmente intuii il suo piano, voleva usare il letto per bloccare la finestra o almeno era quello che pensavo stesse facendo.
In questo modo, avrebbe bloccato l'avanzata delle creature, con molta probabilità quelle cose ci avrebbero seguiti fuori dalla finestra, anche se avessimo messo loro davanti un muro, ma in quel momento il letto andava più che bene.
Non capivo cosa stesse succedendo e dalle urla del ragazzo che continuava chiedergli cosa volessero, cercando di spingere via con la rete del letto quelle creature, comprendevo che nemmeno lui sapesse cosa stava accadendo.
Nell'indietreggiare, usai il mio corpo come contrappeso, erano quattro a spingere e da lì a poco saremmo stati sopraffatti, ecco che gli urlai -spingi!!- fummo fortunati perché la pozza di sangue unita al corpo esamine del decapitato fecero sì che quelle quattro creature cadessero a terra, questo ci diede il tempo di uscire entrambi dalla finestra.
Il letto era l'unica cosa che separava noi da quelle creature, l'unica barriera che li fermava dal prenderci fuori dalla finestra.
Ci trovavamo in una sorta di palazzo residenziale, la finestra dava su un'impalcatura, che fortuna sfacciata un salto da quell'altezza sarebbe stata fatale.
Cercammo di individuare i nostri compagni di sventura, avevo le orecchie che ronzavano per l'adrenalina del momento prima, non riuscivo a connettere troppo bene, ero sicuro che il tempo passato non fosse più di un paio di minuti ma per me in quell'istante si muoveva tutto a rallentatore, una morsa mi attanagliava lo stomaco togliendo il respiro la confusione non aiutava affatto "cosa cazzo succede?"
Intravidi con la coda dell'occhio il Bastardo che indicava un punto dal quale si poteva scendere, quello che mi disse non lo potei sentire per colpa dell'adrenalina, probabilmente era lo stesso punto usato dai nostri predecessori per scappare.
Lo sbarramento di fortuna non durò più di qualche manciata di secondi, quei quattro bastardi erano nuovamente su di noi, tre uomini e una donna.
la donna emetteva un sibilo che raggelava il sangue.
I loro corpi erano percossi da spasmi che davano l'impressione di una crisi epilettica in corso, come delle convulsioni.
Convulsioni che non li fermavano affatto ma che li rendevano ancora più terrificanti.
Ci muovemmo quasi all'unisono le prime due creature che riuscirono a passare dalla finestra, ci arrivarono addosso, in men che non si dica, si presero un calcio a stampo nel petto e una uno sgambetto, da parte del tizio che tentava di fuggire con me.
Volarono giù dall'impalcatura, per puro caso.
Urlando e scalpitando nella caduta.
Due via, il problema e che quelli che restavano non sembravano così volenterosi nel voler saltare giù, anzi tutt'altro volevano che fossimo noi a saltare, così che poi si sarebbero divertiti con i nostri corpi esamini.
"cosa vogliono da noi"
-siete malati fatevi aiutare!!-
Era il ragazzo che cercava di comunicare con loro.
Ogni sua parola inutile quelle due creature non sentivano né i nostri lamenti né i loro, erano inesorabili.
Capì che non ne saremmo usciti illesi con la diplomazia.
Guardando ai miei piedi vidi una serie di spranghe di metallo, il movimento mi fece nuovamente girare la testa, la ferita pulsava ancora, non sapevo cosa fosse successo alla mia faccia e come apparivo adesso, pensieri futili in un momento come questo mi apprestai a passare una spranga al bastardo che mi aveva ferito nel vicolo ed una la tenni io, la impugnai come avrebbe fatto un cavaliere templare ai suoi tempi, o almeno così mi immaginavo.
Nel tentare di uscire assieme dalla finestra le creature ci diedero il tempo di iniziare a menare colpi, colpi che, se dati ad una persona normale, forse sarebbero bastati, ma non per loro, per loro no! sembrava quasi che per ogni colpo preso si infuriassero di più.
Invidiavo quel machete di prima, quello sì che sarebbe stato d'aiuto;
Capendo che la situazione sarebbe solo andata a peggiore urlai al bastardo di iniziare a scendere dalla scala, non obbiettò lo vidi scendere in un batter d'occhio, lo seguii a ruota.
Quel gap di tempo, in cui le creature erano avvinghiate e non riuscivano a passare dalla finestra, si sciolse e le vidi fiondarsi verso di me mentre scendevo le scale.
Ero già riuscito a scendere al piano di sotto.
Quando ne vidi uno di loro, che per lo slancio preso nell'inseguirci, fece un volo sopra la mia testa sfracassandosi al suolo, da quelli che dovevano essere tre piani buoni.
Rimaneva solo quella creatura con fattezze di donna, che non volle saperne proprio di volare fuori con il suo amico, anzi la vidi scendere come se nulla fosse quasi mi stesse guardando divertendosi della situazione, annusava l'aria e nel farlo emetteva ancora quel sibilo raggelante.
Nei brevi istanti che rimasi a quel piano, vidi una serie di finestre e quello che all'interno doveva essere un ospedale in ristrutturazione, macchinari con teloni e apparecchiature viste solo nei film, ma quello che mi scioccò di più, fu la folla di gente all'interno che urlava e braitava mentre veniva divorata e dilaniata da quelle creature con fattezze umane, uscite dal peggiore dei film horror.
Erano sicuramente dei non morti o almeno e quello che mi sembravano.
Decisi di non indugiare troppo nel guardare lo spettacolo raccapricciante che mi si presentò davanti e iniziai a scendere il più velocemente possibile, attanagliato da un'ansia in continua crescita.
"Che diavolo sta succedendo, Cazzo!!"
Quasi mi leggesse nella mente il ragazzo che fuggiva con me esclamò le mie stesse parole.
Quel gran bastardo del vicolo era davanti e la cagna ululante alle mie spalle e non ne volva saperne di lasciarci andare via.
Eravamo scesi di due piani quando vedemmo il ragazzo con il machete e quella ragazza che prima ci facevano compagnia nella stanza avanzare verso un'ambulanza, una volta visti capimmo che quella era la nostra unica via di fuga.
Loro che riuscivano a farla partire per magia e noi che ci saltavamo sopra proprio come nel far west.
La cagna ci stava alle calcagna, pensai tra me e me
"non vuole saperne di fermarsi! così però ci prenderà, merda! Merda!"
Così, preso di tanto coraggio, feci in modo che non potesse più seguirci, gli triai un colpo con tutta la mia forza sul ginocchio con la sfranga.
Funziono benissimo meglio di come avessi sperato, il colpo non la fermò dal continuare ad urlare e guaire come un animale in agonia, stessa agonia che inizio a far arrivare altri bastardi pronti a sbranarci, iniziai a sentire le vetrate frantumarsi e sagome iniziavano a muoversi nei piani superiori dell'impalcatura.
Urlai con tutto il mio fiato.
-corri Cazzo, CORRI! -
Oramai eravamo nel parcheggio.
Della cagna solo l'urlo rimaneva e in lontananza il boato di una folla infuriata pronta a farci la pelle.
Corremmo veloci sapendo che ne andava della nostra vita, una paura cieca, mi stingeva il petto e lo stomaco, la testa mi girava tantissimo ma non rallentai anzi corsi ancora più veloce, non sapendo cosa si celasse alle nostre spalle.
mi voltai per un breve istante e vidi un'orda pronta a scagliarsi contro di noi, arrivare dall'ospedale.
Ed eccola di nuovo la voce di quella ragazza.
-Salite sull'ambulanza! -
Non me lo feci ripetere due volte benché meno il bastardo, non lo conoscevo ma avevo capito una cosa su di lui era sveglio e molto forte doveva pesare almeno 100 chili, stazza che non gli diede nessun problema nel saltare sull'ambulanza in corsa, io feci lo stesso e quell'orda della quale sentivo quasi il freddo fiato sul collo la vidi allontanarsi piano piano.
Il ragazzo con il machete sapeva come muoversi probabilmente lavorava proprio come autista di ambulanze, in quell'ospedale.
Se no come avrebbero fatto a trovare le chiavi dell'ambulanza e sapere già la strada per uscire, mi ripromisi che, se non fossi morto in quel tratto di strada che ci separava dalla città, glielo avrei chiesto.
Si muoveva in modo molto abile, schivava altre di quelle creature nel parcheggio sapendo perfettamente dove andare.
Mentre stavo seduto nella parte posteriore, con l'ospedale e l'orda che si allontanavano, dai finestrini posteriori, mi resi conto che il sole stava sorgendo e che probabilmente quella era l'alba della mia nuova vita.

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Il RISVEGLIO
TerrorUn giorno come un altro volge al termine per Jason, le giornate monotone che conosceva finiranno presto, si ritroverà catapultato in mondo apocalittico, dove tutti coloro che amava sono morti o lo saranno presto. I suoi sogni le sue fantasie, cancel...