1. Il ticchettio della pioggia

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Il ticchettio della pioggia sul vetro scandiva i secondi di questo pomeriggio uggioso. L'arancio fascinoso, del fuoco scoppiettante proveniente dal camino, si spalmava sulle pareti grigiastre della casa che avevo preso in affitto. Un umile dimora che mi avrebbe accompagnato per i prossimi cinque anni di vita. L'università che avevo scelto si basava principalmente su una scelta egoistica, chi, oggi giorno, decide di studiare l'occultismo? Di certo un folle. Eppure il mistero mi ha sempre affascinato, fin da quando ero piccolo passavo le mie interminabili giornate chino sui libri. Di certo non erano letture leggere, cosa ne pensava Zarathustra? Chi erano gli Arconti? Cos'era il Misticismo? "Gabriele, dovresti uscire di più!" Dicevano.
Ma perché? Non è forse grande uguale il mondo che ognuno di noi possiede dentro di se? Non è forse importante allo stesso modo? Ovvio che no, direbbero. Il mondo fuori è reale, non di certo una futile fantasticheria di un ragazzo. Eppure nel mondo reale vi sono cose che non si conoscono, cose oscure che impauriscono la mente degli stolti. Non era forse questo il mondo reale che intendevate? Le mie digressioni furono interrotte, la pioggia aveva smesso di infrangersi al suolo. Erano le cinque del pomeriggio, a breve sarei dovuto andare al museo dell'Arti Occulte presente al centro del paese, Notturnia. Un nome singolare per un piccolo paesino inghiottito da campagne quasi sempre umide. Di misteri ne aleggiavano molti, anche se ero al mio primo anno volevo assaporare tutto di questa lugubre città. Presi il cappotto, salvandolo da un appendi abito ancora impolverato. La casa non era ancora pulita, nonostante avessi dato sfogo alle faccende di casa molteplici volte. Chiusi la porta della mia dimora, facendo una notevole forza con le chiavi, la serratura era difettosa. Un gelido venticello mi fece da galante accompagnatore lungo le strade rurali di Notturnia. Non solo gli edifici trasudavano di antico, ma anche le persone e la loro stramba mentalità locale. Odiavano la novità e non sopportavano visi giovani che, probabilmente, gli ricordavano il loro passato. Gli unici ragazzi che popolavano Notturnia, erano gli iscritti all'università dell'Occultismo. Immaginatevi quindi gli aspetti contrastati che popolavano i sibili e i pettegolezzi nelle locande locali. D'altro canto, lo svago di noi appassionati dell'esoterismo, non era di certo andare nelle locande, piuttosto di indagare in quale via si celasse un mistero da scoprire. Giunsi quasi improvvisamente difronte al museo. Una scalinata tagliava le colline che adornavano, come una cornice, la struttura di facciata. Non che amassi gli sforzi fisici, ma quelle scale erano veramente suggestive. Il museo era famoso anche per la sua particolare bellezza, oltre che per le ricchezze di cultura che possedeva. Basti pensare che proprio adiacente alla struttura, si ergeva una serra stupenda. Così bella che veniva definita di cristallo, per la pulizia impeccabile dei vetri. Con non poco affanno raggiunsi la cima della scalinata e quindi l'accesso al museo. Il portone di legno era spalancato, si intravedeva una soffice luce che rifletteva sul pavimento a scacchi della struttura. Camminai verso la reception, dove mi aspettava un ragazzo abbastanza esile, con capelli mori e occhi scuri.
"Buongiorno" disse il ragazzo
"Buongiorno Marco" Notai subito il cartellino che aveva affisso alla camicia, l'ottone rifletteva la luce opacizzandola.
"È qui per la visita guidata?" Il suo strano sguardo sembrava scrutarmi attentamente.
"Certamente. Sono nuovo in questa città..." Fui interrotto.
"Appena arrivato per gli studi nell'università? L'occulto è una materia fascinosa, che cattura tutti i giovani qui. Se pur la novità, non vedo mistero nella tua presenza" ci tenne a precisare Marco.
"Il vero mistero è la presenza delle persone anziane, come mai non sono fuggite da questo paesino?" Risposi ricambiando la sfida.
"Beh, come si suol dire, non vi è mistero più complesso di quello che si cela nella normalità e nella quotidianità" accennò un sorriso.
"Mi fa piacere averti incontrato Marco, una mente brillante dopo tanti giorni di quiete taciturna" Gli porsi la mano.
"Piacere di conoscerti Gabriele" quando le nostri mani si strinsero, avvertii una leggera scossa, nulla che potesse farmi male o infastidirmi. Una semplice vibrazione. Ma come sapeva il mio nome?
"Il mio volto ti è familiare?" Chiesi.
"Oh no... Affatto. C'è scritto il suo nome nella prenotazione della visita guidata. Come le dicevo non vi è mistero più complesso di quello che si cela nella normalità e nella quotidianità" sorrise dolcemente. "Su proseguiamo verso destra, troverà altre menti brillanti con cui confrontarsi".
Svoltammo rapidamente a destra, in un cunicolo legnoso. Al culmine del corridoio si apriva una stanza circolare. Altri tre individui si ergevano in piedi al centro della stanza. Tre ragazze.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 11 ⏰

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