1. Il marchio

66 10 101
                                    

Angie

-Dove mi trovo?-
Ero completamente avvolta nell'oscurità, le membra intirizzite dal freddo e da un dolore di cui non conoscevo l'origine. Il pavimento, ghiacciato, sotto il mio corpo sembrava volermi risucchiare, intrappolandomi in quell'incubo per sempre.

Presi a tremare, dal freddo, ma soprattutto dalla paura.
Dove erano finiti tutti quanti? Perché ero di nuovo sola?
Non mi avrebbero lasciato, lo avevano promesso.
A fatica mi misi a sedere. Gli arti non sembravano voler collaborare, causandomi più dolore del dovuto, per un'azione tanto semplice.

"Sapevo che saresti tornata, gattina" Una voce risuonò in quella oscurità. Una voce che non avrei mai voluto risentire, appartenente al demone che non avrei mai voluto rivedere.
-No, non può essere-

Un altro rumore ruppe il silenzio. Un suono metallico, come di un oggetto pesante che si muove grafiando il pavimento sottostante. Una luce fioca, come quella di una lanterna, illuminò una porzione della misera stanza in cui mi trovavo.
Quell' improvvisa luce mi permise di veder apparire una catena, di un intenso colore blu, alla mia sinistra.

Il legaccio cominciò ad avvicinarsi a me, strisciando sul pavimento e provocando quel fastidioso rumore, purtroppo a me familiare. Provai ad alzarmi, per sfuggire a quella sorte già tante volte provata sulla mia pelle. Fui troppo lenta. Il mio corpo, troppo provato dal freddo e dall' immobilitá, fu preso e bloccato nella sua morsa.

"Ti sono mancato, Angelita?" Domandò il demone, avanzando nel cono di luce da lui acceso.
Ignorai la sua domanda, non meritava una risposta.
"Non ti appartengo più, lasciami andare" Gridai contro il mio ex padrone.
-Non sono più sua. Non può farmi più del male- Pensai, strattonando il legame fumoso, stretto attorno al mio collo.

"Ne sei proprio sicura?" Altre catene si formarono attorno a me, avvolgendosi strette attorno alle mie braccia, gambe e persino alla lunga coda felina.
"La tua anima urla il contrario" Iassy si avvicinò con un sorriso sadico sulle labbra.

Ero immobilizzata, alla sua mercè. Troppo debole, troppo fragile, troppo sciocca per poter riuscire a sconfiggerlo, riuscire a farlo uscire definitivamente dalla mia vita e dalla mia testa.
Iassy si allungò verso di me, prendendomi il viso tra le mani e costringendomi a guardare in faccia la mia paura.
"Non ti libererai mai di me, Angelita"

"Angie, svegliati" Tentai di aprire gli occhi ma la forte luce rossastra e infernale, che entrava dalla finestra, non aiutava in questo compito. Mi guardai attorno spaesata, ancora in preda all'agitazione. -Dove sono? Dove è andato Iassy?-

Ma non c'era più traccia del demone. Ero in un letto e qualcuno al mio fianco mi teneva fra le braccia, cullandomi come se fossi una bambina spaventata. Alla fine, etá a parte, era quello che ero. Stavo in un bagno di sudore e tremavo, senza riuscire a calmarmi.
"È stato solo un incubo, calmati" Disse dolcemente il volpacchiotto, carezzandomi la testa.

Finalmente riuscii a mettere a fuoco la situazione.
Ormai era un mese che risiedevamo all' Hazbin hotel, un mese in cui non ero stata costretta a lavorare, un mese in cui Valentino sembrava essere svanito nel nulla.

Il casino successo quel giorno, la scomparsa di Valentino e lo sconvolgimento di uno dei loro dipartimenti, aveva fatto incazzare Vox e Velvette, che minacciarono l'hotel per riavere indietro il loro socio.
Il sapere della precisa ubicazione della falena e la conseguente paura di uno scontro con un peccato, fu l'unica cosa che li fermò dall'attaccarci.

Fermò Vox che, essendo il più riflessivo dei due, obbligò Velvette a desistere dal tentare una strage in hotel, non potendo andare in Lussuria a prendersi il suo amico.
La situazione, però, si faceva sempre più tesa.

Angels in the Darkness Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora