12. Legami spezzati

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Angel

-Sei solo un codardo!- Quelle parole continuavano a rimbombare nella mia mente senza lasciarmi pace.
Quella notte avevo sentito Sam lasciare l'hotel per seguire la ragazza, ma non avevo fatto nulla, anzi mi ero sentito sollevato che qualcuno avesse agito al posto mio. E ora mi trovavo di fronte al risultato, un volpacchiotto ferito e impossibile da svegliare e una 'Angie' fintamente disperata e confusa.

Nessuno sapeva cosa diavolo potesse essere successo.
La mattina eravamo stati svegliati dalle urla della micia, sconvolta dal ritrovamento del corpo di Sam sull'esterno del palazzo.
Tutti non facevano altro che chiedersi cosa ci facesse li, cosa lo avesse spinto ad uscire durante la notte, ma la vera domanda sarebbe dovuta essere un'altra.
Chi ce lo aveva portato? E la risposta, molto probabilmente, piangeva davanti ai nostri occhi.

Era da giorni che osservavo di nascosto Angie cercando di capire cosa non andasse in lei, perché non riuscissi a ritrovare in quella gatta lo spirito della mia amica. I suoi movimenti, le sue parole, persino la luce nei suoi occhi erano cambiate. Da un paio di giorni avevo anche scoperto delle sue gite notturne ma non avevo fatto nulla per indagare, per controllare cosa facesse o chi vedesse la fuori.
-Saresti potuto intervenire in qualsiasi momento ma hai preferito rintanarti nella tua stanzetta ad autocommiserarti-

Non c'era più nessuno ad aspettarmi li dentro e tutti ormai sembravano averlo notato. La notizia che da qualche giorno non condividevo più la stanza con Husk si era diffusa in fretta tra gli ospiti, causando sguardi curiosi o compassionevoli.
Husk, al solo pensiero mi si spezzò il cuore.
-Riuscirà mai a perdonarmi?-
Durante il giorno lo guardavo da lontano sperando, anche solo per sbaglio, di incrociare il suo sguardo ma i suoi occhi rimanevano fissi sul suo lavoro come se null'altro potesse esistere o interessagli.

Non stava più a me decidere, non potevo cambiare magicamente la situazione in cui mi ero cacciato. Mi ero scusato ma ero perfettamente consapevole che questo non bastasse, non potesse cancellare tutto il male fatto.
Dovevo solo rispettarlo e non interferire.
Era un'altra la situazione su cui potevo agire.
Avevo elaborato un piano per portare a galla la verità sulla micia, ero stato fermo abbastanza e altri ne avevano subito le conseguenze. Dovevo mettere a tacere una volta per tutte gli atroci dubbi sull'identità della felina che avevo di fronte.

Aspettai la sera per andare a cercare Angie nella camera che condivideva con la volpe. Ormai la micia se ne stava chiusa lì da ore, a suo dire, per occuparsi del ragazzo ancora privo di conoscenza.
Entrai senza chiedere alcun permesso come lei aveva fatto con me alcuni giorni prima.
La gatta se ne stava seduta a scrollare svogliatamente il cellulare senza prestare alcuna attenzione a Sam.
"Angie?" La chiamai, ormai poco convinto che quello fosse effettivamente il suo nome.
-Vorrei ricordarti che non lo sarebbe stato a prescindere-
La ragazza alzò gli occhi, quasi infastidita dalla mia interruzione.
"Ah, sei tu. Scusa stavo leggendo" Si alzò stiracchiandosi, senza nemmeno guardare verso il letto.
"Lo vedo" Sussurrai fissando ogni suo movimento.

Nulla in lei indicava dolore o sofferenza per il poveretto sdraiato li accanto.
-Non ci sono spettatori qui. Cosa le importa fare la sceneggiata-
"Non dovresti stare sola questa notte. Vieni con me, sarai più tranquilla. Sarà come ai vecchi tempi" La micia non sembrò molto convinta di questa mia richiesta. Per la prima volta da quando ero entrato, lanciò uno sguardo al corpo svenuto del suo ragazzo pensando a cosa rispondermi.
-E se mi stessi sbagliando? Se fosse solo troppo preoccupata per Sam?-

"Sarebbe tipo una specie di pigiama party?" Chiese storcendo il naso, come se l'idea di passare la notte con me la disgustasse.
Ributtai indietro tutti i miei ripensamenti, quella non era assolutamente la mia Angie.
"Certamente dolcezza. Sei stata con lui tutto il pomeriggio, meriti un po' di riposo. Verrà qualcun'altro a controllare Sam" Un lampo di paura le attraverso gli occhi ma non disse nulla.
-Cosa ha fatto a quel poveretto?- Ma dovevo concentrarmi, una cosa per volta. Dovevo prima cercare di liberare lei per poter aiutare lui.

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