CAPITOLO 1

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Mi limiti 

come l'eterno è limitato dal tempo

Smascherami

Non sono questo

Sceglimi

Perchè nessuno mi ha mai scelto

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Lacrime cremesi bagnavano le manine del bambino.

Un leggere sospiro lasciò le labbra del piccolo che sempre più concentrato fissava l' uccellino morto che aveva appena trovato in giardino.

"ti prego" Borbottò con una vocina Ade. Non poteva morire si disse, non poteva già abbandonarlo.

Un cinguettio basso attirò la sua attenzione

il bambino singhiozzava per la stanchezza e lo shock, non capiva cosa era appena successo, non sapeva perché si sentisse più stanco del solito ma non ci fece caso, gli importava solo che l' uccellino stesse bene.

Con occhi meravigliati Ade avvicinò il visino all'uccellino.

Era vivo, respirava e il piccolo non sapeva se essere felice, terrorizzato o stupito di ciò che era appena stato in grado di fare.

"Adee torna dentro, ho preparato la cena" Gridò James.

Il piccolo portò l'uccellino sanguinante ma perfettamente vivo con se e iniziò ad incamminarsi verso casa.

"Papà, lo possiamo tenere??"

James appena sentì la voce del figlio e si girò a guardarlo spaventato capì, doveva avvisare Silente.

"Adriano lascialo e torna nella tua stanza, ora"

Il bambino non sapeva come comportarsi davanti la freddezza di quelle parole, non capiva cosa avesse fatto di sbagliato. Papà non voleva tenerlo? Poteva semplicemente dirglielo. Era confuso e preoccupato di aver fatto qualcosa di brutto inconsciamente e così tornò in stanza.

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" Preside..." Disse James guardando nel camino

"Dimmi ragazzo mio"

" Si tratta di Hadrian, oggi è successo, è troppo piccolo, di solito i negromanti si manifestano ai 10 anni se non dopo"

James continuò il suo excursus spaventato inconsapevole del bambino che lo ascoltava in sottofondo,
inconsapevole della curiosità che sprigionavano quegli occhietti verdi, inconsapevole di aver rovinato gli infiniti piani del preside.

"Albus cosa faccio?" James sussurrò freddamente e con un pizzico di terrore.

"Ragazzo mio, non c'è niente che possiamo fare, non preoccuparti, é ancora troppo piccolo per farti del male" Disse il preside interpretando male il terrore di James

"Albus non intendo quello. Se Lily lo viene a sapere..."

"James, Lily non è più sua madre come tu non sarai suo padre per sempre, prima o poi dovrai tornare in Inghilterra"

"Albus..."

"Non dirmi che ti sei affezionato?"

"Preside, Ade è mio figlio, ho tutto il diritto di provare affetto per lui"

"È un negromante James" Disse Silente con la solita voce da nonno che trasudava disprezzo e volontà di comando.

"È comunque un bambino come hai detto prima"

"Non lo sarà per sempre"

"Albus ne abbiamo già parlato, non lascerò mai Hadrian da solo qui, se torno io torna anche lui."

"Ragazzo mio cerca di capire, Hadrian quando scoprirà chi è suo fratello non si sentirà messo da parte? Non possiamo mica raccontargli l'intera profezia, è per il suo bene"

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Lacrime calde bagnavano il viso di porcellana del bambino accovacciato sul lettino.

Troppe domande gli ronzavano in mente.
Chi è Lily? Chi è Albus? Chi sono io?

Aveva bisogno di sapere, non riusciva a respirare, il sapore del rame inondava la sua bocca. Quella notte si addormentò sognando sangue, bugie, inganni.

La mattina seguente Ade iniziò a ricercare. Aveva dei nomi non sarebbe stato troppo difficile cercare i proprietari si disse.

Dopo settimana Ade si arrese, capì che se James gli volesse tenere un segreto allora sicuramente non avrebbe tenuto tracce per il manor alla mercé di Ade.

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"Papà ti pregoo?" Disse Il bambino con la miglior faccia da cucciolo che potesse fare

"Ade ne abbiamo già parlato abbiamo una biblioteca con più di 600 libri è un no"

Ok il suo piano non aveva funzionato, l' unica cosa che poteva fare era setacciare da cima a fondo tutta la biblioteca Potter, qualcosa dovrà pur trovare.

Pian piano che i giorni passavano Hadrian cominciava a trascorrere sempre più tempo in biblioteca. Se prima il suo obbiettivo era calmare i suoi dubbi ora leggendo se ne era fatti solo di più. La sua fame di conoscenza cresceva. Hadrian divorava ogni libro e grazie alla sua memoria eidetica non aveva neanche bisogno di rileggerli per ricordarne il contenuto.

Incantesimi, maledizioni e contro maledizioni aleggiavano nella giovane mente sporcando la sua innocenza; pozioni, intrugli e miscele addobbavano la scrivania del piccolo e così via.

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Nel buio di una notte di agosto
Ade pianse per l'ultima volta.
Il suo io egemone crollò solo per essere spodestato da uno nuovo, più buio, più arido. Si sentiva freddo, insensibile, non sapeva più cosa pensare.
Così il piccolo si addormentò, con la foto strappata di una famiglia felice rovinata che lo fissava sul lettino cosparso di libri i cui titoli citavano "necromantia".


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