Spense il falò che aveva acceso durante la notte,ormai l'inverno era alle porte e il freddo non era clemente in quel periodo. Vide per terra delle foglie amare,le raccolse e le masticò, quelle piante maledette erano in grado di placare la fame, ma facevano assumere alla saliva un colore rossastro, simile al sangue, e rendevano la gola aspra, così iniziò a sputare, ma non servì a nulla. Era alle porte di Boston, dove si diceva George Washington fosse nascosto, con i suoi fidati generali, ove si stava riposando dalle battaglie affrontate durante questi duri mesi, mesi in cui molto sangue era stato versato in nome della Libertà. Il giovane indiano si era battuto per questa utopia, si proprio così, utopia..... colui nella quale aveva riposto la sua fiducia, le sue speranze, lo aveva solo ingannato.
I presunti eroi della Rivoluzione, in realtà avevano scoperto le loro carte, rivelando le loro vere intenzioni, mostrandosi per ciò che erano, meschini dittatori.
Così l'Assassino sellò il cavallo, tirò sù il cappuccio e varcò le porte della città, ammirando il grande flusso di mercanti,signori,poveri,ladri e ragazzi che giocavano. Un vero spettacolo, ma non era là per visitare Boston, perciò diede di speroni e si avvicinò al porto, sperando in una truppa americana che potesse rivelargli il luogo dove sostava il Generale, ma per ottenere l'informazione doveva usare la forza.
Appena raggiunse il luogo, smontò dal cavallo e si avvicinò alle bancherelle, aspettando che arrivasse la truppa per compiere il giro di ronda, in meno di dieci minuti erano nei pressi delle navi, dove rubavano il pesce per poi distruggere a mò di spada le varie bancarelle, sotto lo sguardo atterrito dei disgraziati pescatori.
L'Assassino prese in mano il tomawak e puntò verso la giubba blu che non gli volgeva le spalle,la quale non ebbe il tempo di urlare l'avvertimento ai compagni che si trovò senza le viscere, successivamente fece scattare la lama celata sinistra e infilzò l'ascella di un bruto, per poi schivare l'attacco di un ufficiale,il quale non gli diede l'attimo per prendere fiato che già era partito all'assalto,ma gli costò cara la vita, infatti l'indiano deviò con il tomawak la lamall'avversario e sgozzò il soldato.
Controllò che nessuna giubba blu fosse nelle vicinanze, poi prese il bruto ferito per il colletto e lo portò dietro a una casa,dando via all'interrogatorio.
-Dove si trova il tuo Generale?- domandò
-Non lo so, a noi soldati semplici non dicono niente, dobbiamo solo obbedire agli ordini che riceviamo dai superiori-
-Forse le buone maniere non servono a nulla con i bastardi come te.- sibilò il mulatto, mettendo il dito nell'apertura che aveva provocato precedentemente e premendo, facendo urlare il soldato.
-Argh!Cazzo,cazzo basta, basta.....augh..i miei compagni pensano che Washingon soggiorni nella taverna "Il giovane soldato",con i suoi più fidati commilitoni...ti prego però,lasciami vivere.-
-Non ti far più rivedere nella zona, osa storcere un capello perfino ad un cane, e ti farò rimpiangere di essere nato.- ringhiò,per poi lasciare il soldato a lamentarsi ,mentre si accasciava.
' "Il giovane soldato"? Se ricordo bene non è lontano da qua, giusto un paio di minuti e avrò l'occasione di incontrare il buon caro George....'***
Come aveva previsto,in meno di cinque minuti si era ritrovato dinanzi la taverna, poteva sentire da fuori le urla smattate dei soldati e le risate, si respirava aria di festa e sopratutto di birra.
Capiì che non poteva parlare direttamente con Wasghington,ma doveva cercare di attirare la sua attenzione, o per lo meno di farsi notare, così varcò la soglia dell'edificio e ordinò da bere, non doveva ubriacarsi, la situazione era molto delicata e necessitava della massima attenzione.
-Fossi in te ragazzo, me ne andrei, i soldati sono ubriachi e potresti rischiare di essere linciato.- Lo ammonì l'oste.
-Rischio di essere linciato anche quando non sono ubriachi. Buon uomo, due boccali di birra perfavore, ho la gola secca.-
-Come desiderate, ma cercate di non far scatenare nessuna rissa.-
Così si allontanò e al suo ritorno portò la birra richiesta, ricevette in anticipo i dollari, e ringraziò il cliente con un sorriso untuoso.
Il giovane si mise nell'unico tavolo disponibile,circondato dalle giubbe, iniziando a bere e cercando di catturare l'attenzione, decidendo di guardare un soldato di mezz'età, il quale intrufolava le mani sotto la gonna della povera ragazza che li serviva.
Non ci volle molto che il soldato sputò per terra e parlò.
-Cosa hai da guardare, cane indiano?-
-Penso solo che dovresti togliere le mani di dosso dalla signorina.- rispose.
-Faccio quello che mi pare, e se non abbassi gli occhi, te li cavo con le mie stesse mani,fetente.- minacciò l'uomo.
-Dubito che tu possa cavarmi gli occhi,perchè le mani potresti non ritrovartele più.-
-Ehy Joe, mica ti fai spaventare da un ragazzo indiano,vero?- intervenne un suo compagno.
-Figurati, ho ammazzato così tanta gente della tua razza, che ormai ho perso il conto, figlio di....- tuonò il soldato, alzandosi dalla sedia e cercando di colpirlo, ma l'Assassino contrattaccò spezzandogli il braccio e buttandolo per terra.
I vari commilitoni lo assalirono, colpendolo con bottiglie e bloccandolo da dietro, non permettendogli di fuggire nè di causare altre vittime.
L'ulima cosa che vide, era la ragazza che urlava e l'oste che li scongiurava di uscire, ma non ebbe il tempo di volgere lo sguardo verso gli assalitori che l'elsa di una spada lo colpì negli occhi,facendolo svenire.