Capitolo 2.

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Ieri sera ho rifilato ai miei nuovi genitori la scusa che ero stanca e sono andata a letto presto, senza neanche mangiare.
Non avevo proprio voglia di stare nella stessa stanza con Isaac, Molli e Mason.
Appena arrivo a scuola, davanti al mio armadietto, trovo Caine.
《Ciao》lo saluto prendendo i libri
《Buon giorno》risponde sorridente
《Perché sei qui?》chiedo
《Ieri non siamo riusciti a parlare e io ci terrei a conoscerti》
《Buona Fortuna》dico e vado a lezione
Alla prima ora ho storia, ma non sto attenta, come a tutte le lezioni. Non mi interessa la scuola. Posso farne anche a meno.
Alla seconda ora ho matematica. Entro in classe e mi siedo nell'ultimo banco. Dopo un minuto entra anche Caine e si siede nel banco vicino al mio.
Mi metto a ridere e guardo il professore che comincia a spiegare.
《Non ti arrendi, eh?》chiedo
《Mai》risponde
Qualche minuto dopo scrive un messaggio nel bordo del quaderno e me lo passa.
"Ho la prossima ora libera. Ci facciamo una passeggiata?"
Annuisco e si riprende il quaderno, sorridente.
Finita la lezione, prendo la borsa e esco dalla classe con Caine che mi segue.
Usciamo dalla scuola e cominciamo a passeggiare nel parcheggio e poi nel cortile.
《Allora, come ti sembra questa città?》chiede
《Carina》rispondo poco interessata
Non sa che cosa chiedere?
《Come mai ti sei trasferita qui?》
Ecco dove voleva arrivare. A quanto pare non accetta i rifiuti.
《I miei genitori sono morti. Sono stata affidata ad una famiglia di questa città》
Si ferma e si gira verso di me. Mi guarda triste e mi mette una mano sulla spalla.
《Mi dispiace, non lo sapevo. Scusa.》
Riprendiamo a camminare e penso a come togliere l'attenzione da me.
《Tu hai sempre vissuto qui?》
《Si》
Dopo un paio di minuti di silenzio imbarazzante, faccio la domanda.
《Perché volevi conoscermi?》
Si irrigidisce, ma risponde subito.
《Quando ti ho vista, ieri, mi sei sembrata diversa dalle altre ragazze.》
È questo l'effetto che faccio, penso. Forse è per quello che sono. Forse il fatto di essere questo genere di vampiro attira le persone, anche senza che io lo voglia.
Finiamo il giro della scuola e torniamo dentro. Ci separiamo e continuiamo le lezioni.
A pranzo prendo un pezzo di pizza e mi metto a mangiare in corridoio. Non voglio più farmi vedere da Caine. Almeno non più per questa giornata.
Alla fine delle lezioni vado subito a casa.
Per la prima volta noto la stanza vicino alla mia.
Sulla porta c'è un cartello con scritto "Proprietà di Mason, vietato entrare".
Sarà anche un licantropo, ma è sempre un ragazzo.
Busso e viene subito ad aprire.
Appena vede chi ha bussato mi chiude la porta in faccia.
Entro nella mia stanza e butto la borsa sul letto. Vado verso la finestra e la apro. Esco e vado nella finestra vicina. La apro ed entro nella camera.
Mason salta subito in piedi e comincia a ringhiare.
《Calmo, calmo. Voglio solo parlare》dico alzando le mani
Si rilassa un po', ma rimane dov'è. Mi siedo sul letto e lo guardo.
《Possiamo fare una passeggiata o andare da qualche parte a parlare?》chiedo
《Perché?》
《Perché ti voglio parlare》rispondo ovvia
Sbuffa. Annuisce.
Mi fa segno di seguirlo e io obbedisco. Usciamo di casa e andiamo in garage.
Saliamo nella sua golf grigia e usciamo.
Durante il tragitto non parliamo, ascoltiamo solo la musica della radio.
In 5 minuti arriviamo davanti ad un piccolo locale.
Entriamo e prendiamo un tavolo.
《Mi hai portata qui perché ci sono molti testimoni?》chiedo guardando la gente attorno a noi.
Ride e annuisce.
Arriva la cameriera ed ordiniamo. Un hamburger gigante per Mason e un insalata per me.
《Ti è difficile nutrirti da umana?》chiede sarcastico subito dopo che la cameriera è tornata al bancone.
《No, posso mangiare in entrambi i modi, ma di certo preferisco il sangue》
Alla mia risposta fa un smorfia.
《Di cosa volevi parlarmi?》chiede
《Beh, siamo partiti con il piede sbagliato ieri... Vorrei solo ricominciare e far finta di essere normale》
《Okay》dice un po' diffidente
Tutto qui? Va beh, almeno ha detto si.
Arriva il cibo e cominciamo a mangiare.
《Come mai sei stata affidata alla mia famiglia? Che fine hanno fatto i tuoi genitori?》domanda
Mi blocco e stringo la forchetta così forte che la piego.
《Sono morti》sibilo
《E come?》
《Uccisi》
《Da chi?》
Alzo lo sguardo e lo fisso negli occhi. Vedo il riflesso dei miei, che cominciano a luccicare e diventare color oro.
Respiro profondamente e torno a mangiare.
《Non. Lo. So.》rispondo
Con la coda dell'occhio vedo che continua a fissarmi, non convinto della mia affermazione.
《Senti》dico alzando la testa e mettendo giù la forchetta 《Voglio solo vivere una vita normale. Non voglio fare male a nessuno.》
Continua a guardarmi, in silenzio.
《Sono stanca dei tuoi pregiudizi》quasi urlo.
Qualcuno si è girato a guardarci, perché sento parecchi occhi puntati su di me.
Sospira.
《Hai ragione, scusa》dice
Rimango pietrificata. Mi ha chiesto scusa? Devo aver sentito male.
《Mi dispiace, ma cerca di capirmi: siamo nemici naturali》
Avevo sentito bene. Annuisco.
《E comunque io non sono una vampira a tutti gli effetti》sussurro
Mi guarda confuso, ma faccio finta di niente.
《Allora, quali sono i tuoi interessi?》chiede
Mi metto a ridere 《Parli sul serio?》
Lui annuisce
《La musica》rispondo 《I tuoi?》
《Macchine e moto》risponde
Come avevo già detto: sarà anche un licantropo, ma è pur sempre un ragazzo.
Continuiamo a parlare di noi per un'altra ora e mezzo, poi torniamo a casa.
Lui si mette sul divano e io sulla poltrona e cominciamo a guardare la TV. Niente di interessante, ma meglio di niente.
Verso le 20:00 tornano a casa i miei nuovi genitori.
《Ciao》li salutiamo in coro
Ci guardano sorpresi e poi si sorridono.
Dopo poco arriva Molli, che si siede vicino a Mason e ci sorride.
《State facendo amicizia?》chiede
《Si》rispondo
Mason annuisce.
《Sono contenta che andiate d'accordo》afferma 《Avete già mangiato?》
《Si》risponde lui.
Molli si alza e va via.
《Non fate tardi. Domani c'è scuola!》urla dall'altra stanza
Mason guarda in cielo e butta le mani al vento. Io rido e mi alzo.
《Mi sono stufata della TV. Vado a ascoltare un po' di musica》lo informo
《A domani》mi saluta.
Salgo di sopra e vado in camera. Mi sento sul letto e mi metto le cuffie. Guardo la stanza, tanto per fare qualcosa, e noto l'armadio per metà aperto. Credevo di averlo chiuso, anzi, ne sono sicura.
Mi alzo e lo apro. Niente di strano. Chiudo e torno sul letto.
Mi sarò sbagliata.

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