Aprii di corsa il portone sentendo il mio cuore quasi uscire dal mio petto, chiudi di corsa il porto alle mie spalle ma non feci in tempo a rilassarmi e a riprendere fiato che sentii una botta, simile ad una bomba, esplodermi in faccia senza preavviso. Aprii gli occhi ormai gonfi e riconobbi la figura di fronte a me, era mio padre e mi stava guardando con sguardo dispiaciuto e deluso. Volevo urlare di dolore, piangere o gridargli contro che era un mostro ma riusaci solo a mordermi il labbro e a guardare oltre di lui.
"Guardami." urlò in tono freddo e dispregiativo "Come ti sei permessa? Qualsiasi cosa tu voglia fare è a me che devi riferire e chiedere. Vergognati, non sei degna di essere un Oleander, mi hai deluso. E adesso fila in camera tua." Mi guardò con sguardo ghiacciato, non trasaliva nessuna emozione se non il disprezzo. Corsi di sopra e entrai in camera lanciandomi sul letto, scoppiai in lacrime ma non urlai, nessun rumore se non solo quello di qualche singhiozzo che mi strozzava il respiro. In quel momento l'unica cosa che avrei voluto era un'abbraccio di mia madre. L'unica cosa che avrei voluto era lei vicino a me.
***
Mi alzai dal letto e come tutte le mattine andai in bagno a lavarmi, mi toccai gli occhi gonfi e mi uscì un gemito che riuscii a soffocare solo mordendomi il labbro. Ero abituata a quel dolore, alla frustrazione, alle lacrime, era la mia vita e io non potevo farci niente. Mi spogliai evitando di guardare il mio corpo e mi infilai dentro la vasca e mi immersi rimanendo lì per una ventina di minuti. Mi asciugai dopo essermi lavata e mi rivestii, mi infilai le scarpe e sistemai i capelli per poi scendere. Lo vedevo, era seduto a capotavola così come se nulla fosse accaduto, come se il mio viso fosse stato normale e non un abomino. Mi limitai a guardarlo male e mi misi seduta. Non mi parlò ma mi osservò solamente. Per la prima volta non mangiai, lasciai la colazione nel piatto e dopo che lui si alzò io lo seguii facendo un piccolo inchino per poi tornare in camera. Chiusi la porta e mi affaccia alla finestra per cercare un minimo di gioia che potesse farmi svagare. Osservavo le vie piene di colori mentre sospiravo e ogni tanto chiudevo gli occhi facendoli riposare, erano troppo gonfi e il dolore si faceva sentire.
***
Mi svegliai seduta sul letto e il mio primo pensiero fu quello di guardare fuori dalla finestra. Era buio e per tutto quel tempo io avevo dormito, sentii bussare alla mia porta ma non risposi. Mio padre entro e mi guardò per poi tirare fuori dal l'armadio un vestito e delle scarpe. "Cambiati" ordinò e poi uscì dalla stanza. Mi sentivo esausta, frustata, ma mi cambiai e scesi senza fretta, lui mi aspettava in fondo alle scale, aprì la porta e mi fece uscire per poi richiuderla dietro di sei. Salii sulla macchina che ci condussi fino ad un palazzo enorme, aspettai mio padre per scendere, e dopo aver afferrato la sua mano entrai nel palazzo. Era grande, spazioso e pieno di gente di classe. Praticamente il classico ritrovo di figli di papà. Sbuffai annoiata, ma subito dopo eccola, di nuovo, la sensazione di quello sguardo su di me, mi girai intorno alla ricerca di quello sguardo, ma l'unica cosa che attirò la mia attenzione fu un ragazzo dai folti capelli biondi e ricci, occhi scuri, almeno così sembrava, alto e alquanto affascinante. Si muoveva con disinvoltura con un fare leggiadro ma allo stesso tempo molto maschile. Appariva sicuro di se, muoveva i suoi capelli mostrando delle affascinanti fossette mentre dialogava con altre damigelle. Per un attimo i nostri sguardi si scontrarono e io sentii come un brivido percorrermi tutto il corpo senza tralasciarne una parte. Lui...
STAI LEGGENDO
Dark Star
Science FictionNew Orleans 1864. Città magnifica piena di movimento, feste, balli, musicisti di strada e blues, ma non sempre ciò che risulta bello ai nostri occhi lo è veramente. Dietro a questa bizzarra aria di festa che si cela sotto ogni sfumatura di questo e...