Capitolo 3: "Il ballo dello sconosciuto"

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Lui....
Si era lui me lo sentivo. Una sensazione mi diceva che lo sguardo che sentivo sul mio corpo mentre camminavo per le strade era il suo e la cosa mi inquietava troppo. Tolsi lo sguardo dal suo e cercai altre cose interessanti da guardare, trovai una lampada di pelle di capra, un mobile in cedro, ma niente attraeva la mia attenzione più di quanto la potesse attrarre quel biondo. Camminai per le sale scontrandomi con qualche nobile, ogni tanto mi guardavo intorno cercando di capire dove fosse mio padre e lo vedevo dialogare con uomini della sua età, sorrideva ed era felice, ma io non riuscivo a vedere quello splendido uomo che era per tutti. Per me era solo un mostro, un padre che sfogava la sua frustrazione su sua figlia, che evitava il suo sguardo mentre la colpiva per paura di poter sentire un'emozione a lui ignota. Il rimorso. Vidi una donna avvicinarsi a lui con disinvoltura e anche un po' troppo scoperta per quelli che erano gli standard di quel tempo. Non la osservai per molto perché già sapevo cosa cercava da mio padre, magari fama, denaro o semplicemente sesso. Odiavo tutte quelle donne che gli giravano intorno ma odiavo di più il fatto che in loro presenza io diventassi un fantasma. Uscii nel grande giardino che si espandeva al centro della grande reggia, guardavo il cielo incredula di quante stelle ci fossero. Sembrava che danzassero tra di loro mentre la musica risuonava e copriva tutte le strade. Feci una piccola giravolta su me stessa che fece alzare la gonna, chiusi gli occhi e una mano prese la mia mentre ballavo. Aprii gli occhi e lo vidi, le sue fossette, il suo sorriso, il suo sguardo penetravano la mia anima come se nulla di me potesse nascondere ogni piccolo segreto.
"Madame" disse con voce talmente sensuale che io stessa stavo per sentirmi male, mostrò quelle sue fossette perfette e sfoggiò il suo miglior sorriso.
"Ser" sorrisi osservando i suoi lineamenti perfetti, notai dei piccoli nei e i suoi occhi erano lucenti se pur essendo scuri. Mi prese la mano e io non seppi ritirarla, una sua mano scese sul mio fianco e iniziammo a danzare sotto la musica di New Orleans.
                                ***
Tornammo a casa dopo un lungo viaggio in carrozza, mio padre era sereno, tranquillo forse un po' troppo. Aspettai lui per scendere ma in quel momento io ero assente. Per tutto il viaggio non feci altro che pensare a lui, al suo sorriso, alle sue fossette, al suo sguardo, alle nostre mani che si univano e al suo tocco. Ne ero rimasta incantata e il mio corpo era strano. Sentivo un peso sullo stomaco, le gambi erano fragili e sembrava come se dovessi svenire da un momento all'altro. Mi sentivo debole, come se quel nostro ballo mi avesse risucchiato ogni mia energia. E poi appena arrivata di fronte al portone di casa ecco di nuovo quella sensazione, quegli occhi, quello sguardo. Un brivido mi percorse l'intera spina dorsale, ma la cosa che mi fece più paura fu la sensazione di quello sguardo sul mio collo. La giugulare si era talmente gonfiata che già solo una piccola carezza mi avrebbe fatto rabbrividire. Entrai in casa e salii in camera senza dire niente, sentii il portone di casa aprirsi di nuovo, mi voltai da sopra le scale e vidi la donna che era stata con mio padre al gala. Sbuffai amaramente e entrai in camera.
Scrutavo la mia camera come in cerca di qualcosa ma non trovai niente di anormale. Tutto era in ordine, tutto perfettamente al suo posto. Mi spogliai e mi misi una lunga vestaglia per poi lanciarmi sul letto e prendere un libro, si intitolava "I grandi sogni di una stella". Era un libro bello e emozionante fino a quando dalla copertina cadde una chiave. Osservai la chiave non capendo quale serratura dovesse aprire e mi addormentai tenendo la chiave tra le mani.  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2015 ⏰

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