In principio era il verbo, il verbo che ?!

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Gli uomini han vagato nei secoli alla ricerca d'una nitida definizione di Dio, filosofia, poesia, arte han viaggiato per mano solcando gli oscuri abissi dell'umana conoscenza, passando dalle alte vette della metafisica, fino a giungere nelle basse pianure nebbiose del nichilismo, dove i suoi seducenti e verdeggianti prati proclamano a gran voce che Dio è morto, e così, il lungo viaggio dell'uomo verso Dio sfocia nel letto d'un fiume in secca. Fratelli miei, Dio non lo si può studiare! Tutto ciò che si può conoscere di Dio è esprimibile in tre parole: Dio è amore (1Gv 4, 8), questa è la più bella definizione di Dio. Dio è amore e chi vive nell'amore conosce Dio, poiché l'amore è Dio. L'amore è il principio, è ciò che ha generato la vita, l'amore è la Parola per il quale tutto fu fatto, ma per comprendere ciò, è necessario scrutare quel che in principio fu:

In principio era il Verbo
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio. (Gv 1, 1)

Una rete di stravaganti parole, accoppiate con arte apparentemente del tutto casuale, s'affacciano alla nostra vista in un singolare gioco d'illusioni, evidenziando l'incapacità, nonché il limite del nostro esile e vano pensiero. Nessuno osi negare, che una prima lettura di queste intricate righe, desti nell'umano pensiero una unica e incontestabile espressione: boh! Teologi e filosofi grideranno il loro sdegno nell'udire queste parole associate al prologo del vangelo di Giovanni, tuttavia la cruda sacrosanta verità è questa, la ragione non riesce a cogliere il mistero divino intriso in queste righe, a meno che la sfortuna non vi abbia donato eccellenti capacità logiche, ontologiche e tuttologiche, doti che favoriranno una perfetta parziale comprensione del testo, risponderanno al perché Dio era il Verbo, perché il Verbo era presso Dio e perché il Verbo era Dio, ma non vi sapranno descrivere il perché la lettura di questi versi irrompe come un grido nell'anima d'ogni cuore aperto a Dio, il perché questi pochi e insensati versi agitano la mente dell'uomo più di tutti gli altri: tale è la più maestosa di tutte le poesie, composta in ogni sua lettera dalla mano di Dio, tale è la potenza di un Dio vivo, che per mezzo del Verbo si fece carne.
"L'uomo naturale, con le sue capacità terrene, non può penetrare nel significato dei primi versi del Vangelo di Giovanni.", S. Agostino. La ragione non può cogliere gli affascinanti segreti celati in versi così perfetti, essi sono specchio della grandezza di Dio, riflesso d'un regalo concesso alla storia, sono le parole eterne d'un dialogo di Dio con l'umanità, un dialogo del Padre col proprio figlio, un dialogo che ci conduce oltre i confine dell'essere, in terreni che l'uomo non aveva ancora avuto la grazia di esplorare.
Vi illustrerò brevemente la banale motivazione che impedisce alle vostre eccelse menti di accedere facilmente al grande mistero racchiuso in questi versi, ma prima di leggere qualsiasi sciocchezza io scriva nelle righe seguenti, v'invito, ve ne prego, a far cadere ogni vostra conoscenza, se essa è madre di superbia, ogni vostra sicurezza, se ritenete ch'essa sia fondata su strutture labili ed ogni vostro pregiudizio, se esso diviene la prigione che impedisce al vostro pensiero di volare nei cieli più illustri, laddove abita la verità. Solo in un'anima libera da ogni catena umana Dio è capace d'insegnare e tra queste ultime parole s'insinua la motivazione a cui prima alludevo: voi siete ancora del mondo e chi è del mondo non può godere dell'infinita poesia del Vangelo di Giovanni, ma ci sarà tempo di parlare di questo un po' più avanti. Ed ora, con questa breve premessa, spero di avere reso nitida la mia incapacità di commentare il prologo più famoso della storia in un'esegesi rispettabile, lascio l'arduo compito ai filosofi, io preferisco godere della sua sublime poesia e abbandonarmi in questo dolce abbraccio.

Dunque c'era un verbo, per mezzo del quale tutto fu fatto, sì...e quel grassone di Babbo Natale entra in tutti i comignoli della terra in una sola notte. Potreste infatti pensare che l'evangelista desiderasse offendere la vostra intelligenza ed io, da un punto di vista umano, concordo col vostro saggio giudizio, ma non fu questo lo scopo per cui queste righe furono scritte per sempre nel libro dell'uomo. Giovanni, sin dal principio (scusate, ma il gioco di parole mi diverte), ci accompagna per mano attraverso le vie dell'invisibile, giacché questo è il vangelo dell'invisibile, il quale, attraverso il Verbo creatore, ci conduce oltre il visibile alla scoperta dell'invisibile mondo di Dio, se dunque desiderate continuare questa boriosa lettura, dovete essere in grado di alzare il sottile velo che copre il visibile, per scoprire ciò che è invisibile agli occhi, Schopenhauer lo chiama velo di maya, io purtroppo debbo darle il pesante nome di religione, ma non esageriamo con le critiche già dalle prime pagine. L'evangelista pretende da voi uomini sapienti, saggi e adulti un terribile sforzo, vi chiede di tornare bambini affinché lo comprendiate, esige che siate in grado di sognare ancora le favole, di abbandonare la realtà così come avete imparato a conoscerla e credere nuovamente a Babbo Natale, ed anche cosi siamo ancora molto, ma molto lontani dal credere che per mezzo del Verbo tutto fu creato, ma così è. Il Verbo c'è sempre stato fin dall'eternità, per mezzo di lui tutte le cose sono state fatte e senza di lui nulla fu fatto. Il Verbo è creatore e la parola, carissimi lettori, la vostra parola è capace di creare, ma io vi chiedo un ultimo sforzo d'immaginazione, cos'è dunque secondo voi il Verbo? Che cos'è la Parola, l'unica parola capace di generare vita? Amore, poiché Dio è amore. Questo è ciò che in principio fu e ciò per mezzo del quale tutto è stato creato, l'unico comandamento che Cristo ha lasciato in eredità, dando inizio ad una fede che non chiede soltanto di amare Dio, ma di amare come Dio: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. (Gv 9, 15-12). Mi dispiace per voi, ma Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste non è un passo che si esaurisce in poche righe, chi lo comprende afferra le redini sulle quali si sostiene l'universo, chi lo capisce può osservare la placenta dalla quale l'embrione dell'umanità ha visto per la prima volta la luce. Se tutto è stato fatto per mezzo di lui, allora tutto ciò che è stato creato è buono, tutto è buono, tutto è bene, poiché il mondo fu disegnato perfetto da un architetto ancor più che perfetto: Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono, non c'è niente da scartare; tutto deve essere accolto, ringraziando Dio, perché la Parola di Dio e la preghiera rendono ogni cosa gradita a Dio. (1 Timoteo 4, 4-5). Nulla di ciò che appartiene alla creazione è male, per il Dio evangelico non esiste nulla di puro od impuro di per sé, ma è come l'interiorità d'ognuno di noi si relaziona con le svariate situazioni esterne, che può contaminare l'originale bontà della nostra anima, siamo noi i veri artefici del male, noi i distruttori della perfezione, noi gli inventori del peccato. Non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono le cose che escono dall'uomo quelle che contaminano l'uomo. (Mc, 7, 15).

Nel Verbo creatore, nel quale tutto fu fatto, risiedeva la vera vita, e la vita era la luce degli uomini. Gli uomini non seppero dove cercare la vera vita, così si scordarono quel che dall'eternità gli fu donato, dimenticarono dove abita la luce e la tenebra li avvolse, ma la luce non smise di essere vita, così la vera vita, dal Verbo si fece carne, nell'uomo conosciuto dalla storia col nome di Gesù Cristo.

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