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Ogni singolo secondo che passava, ogni singolo minuto, ora o giorno, non erano altro che torture in più per Wanda. Non sapere come si sentiva Pietro, in quello stato, la faceva impazzire. Stava sognando o stava avendo incubi? Riusciva veramente a sentirla anche se si trovava ad un passo dalle tenebre?
Wanda ultimamente passava un quarto del suo tempo al fianco del fratello, lo osservava attenta ad ogni possibile, minimo suo movimento. Ma lui era immobile sul lettino, con gli occhi chiusi, collegato a diversi macchinari, le dita della mano perennemente intrecciate a quelle di lei. Pietro sapeva veramente che Wanda era sempre lì accanto a lui, giorno e notte, aspettando che si svegliasse? Sicuramente, pensava Wanda, lui mi ha promesso che non mi avrebbe mai più lasciata sola. I medici che passavano per controllarlo ogni giorno le ripetevano continuamente che era fuori pericolo, ma che, giustamente, ci sarebbe voluto del tempo affinché il ragazzo si riprendesse del tutto e si svegliasse. Tempo al tempo, è così che si dice, no? No, Wanda non si fidava dei medici. E per quanto riguarda i suoi compagni, i Vendicatori, non facevano altro che rassicurarla con le solite parole. "Si riprenderà." Ma questo lo sapeva già, ne era più che sicura. L'unico problema era che non riusciva ad aspettare, sentiva troppo la mancanza di Pietro, anche se lo vedeva ogni giorno. Le mancavano i suoi abbracci, le mancava sentire la sua voce.

Wanda guardò il grande orologio appeso alla parete: 07:56. Sospirò. Aveva passato la notte insonne seduta su una scomoda sedia in plastica, pur di stare accanto al fratello. Poi la porta si aprì e vi entrò un uomo, lo squadrò dai piedi alla testa e viceversa. Era Clint, forse l'unico che le era accanto più di tutti. L'uomo abbozzò un sorriso, dirigendosi lentamente verso Wanda, poi le posò una mano su una spalla e le porse una tazza con del liquido bollente al suo interno. Lei lo prese con entrambe le mani ricambiando il sorriso.

"Perché non vai a riposare un po', Wanda?"

Scosse la testa, non riusciva a riposare neanche volendo, aveva troppi pensieri per la testa, e poi non voleva allontanarsi dalla camera in cui si trovava Pietro. Ma Clint le indicò la porta con un cenno del capo.

"Rimango io qui."

"Va bene." Disse con un filo di voce. Si voltò verso il fratello per guardarlo un'altra volta e gli strinse leggermente la mano, poi ringraziò l'agente e uscì, tenendo ancora la tazza di the bollente tra le mani.

Decise di passare per il soggiorno, prima di andare in camera sua, giusto per fare due passi in più, ma una volta arrivata rimase sorpresa nel trovare solamente Stark che lavorava ad uno strano aggeggio. Gli altri probabilmente erano ancora nelle loro camere. Lui non si accorse della sua presenza e Wanda, che non aveva intenzione di parlare con nessuno, figuriamoci con il miliardario, se ne andò silenziosamente, nello stesso modo in cui era arrivata.

Il the era ormai quasi freddo, ma sembrava non dispiacerle, anzi, lo preferiva freddo, o almeno tiepido. Posò la tazza sul comodino e si diresse verso il bagno per farsi una doccia, che forse l'avrebbe aiutata a sentirsi un po' più rilassata.

Una volta uscita dalla doccia, si asciugò, si vestì e tornò di nuovo in camera. Poi si guardò intorno, notando che c'erano alcune cose fuori posto, tra cui la felpa con le strisce sulle braccia di Pietro sulla poltroncina accanto allo specchio. Era sempre stata lì, l'aveva tenuta tutto il tempo con sé in attesa del risveglio del fratello per potergliela restituire. La prese e la strinse a sé come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Profumava di lui. Non meritava di stare tra quel disordine, poi le venne un'idea. Se la mise sulle spalle e si lasciò cadere sul morbido letto, socchiudendo gli occhi.

La bambina dai capelli lunghissimi stava seduta sul marciapiede di fronte al negozio di dolci, facendo cadere un sassolino in una pozzanghera lì vicino e poi facendola ritornare su con un lento movimento delle mani. La osservava con un'espressione meravigliata, quasi ipotizzata, e ogni tanto dava uno sguardo alla vetrina del negozio. Sentiva lo stomaco brontolare sempre di più, ma con non aveva abbastanza soldi nemmeno per poter comprare il più piccolo dei dolci. E poi, osservarli tutti era più facile che decidere quale prendere, secondo lei. Improvvisamente il suo sguardo si posò su un gruppo di bambini più o meno della sua età, dall'altra parte della strada, che si sussurravano parole all'orecchio, come se avessero paura di essere ascoltati da qualcun'altro. La cosa che tanto sorprese la bambina fu che alcuni lanciavano occhiate nella sua direzione, altri le facevano addirittura cenno di avvicinarsi a loro. Wanda per un attimo pensò che si stessero riferendo a qualcun'altro, magari dietro di lei, ma quando si voltò per controllare se ci fosse qualcuno, capì che sì, stavano chiamando proprio lei. Così mollò definitivamente il sassolino nella pozzanghera e, facendo ancora fatica a crederci, attraversò la strada e raggiunse il gruppetto di bambini.

"Ti va di giocare con noi?" Una ragazzina dai capelli biondi raccolti in una lunga treccia parlò per prima.

"A cosa?" Chiese lei curiosa, cercando di non sembrare timida.

"Tu conti fino a dieci mentre noi ci nascondiamo e quando hai finito devi trovarci." Si voltò verso il punto in cui era seduta prima lei per assicurarsi che il fratello non fosse ancora tornato. Annuì, sembrava facile e divertente, e nel frattempo avrebbe avuto qualcosa di diverso da fare mentre lo aspettava. Gli altri risero e Wanda fece lo stesso, nonostante non ne capisse il motivo.

Tutti iniziarono a correre di qua e là e la bambina si coprì gli occhi con entrambe le mani, rimanendo ferma lì a contare.

"Dieci!" Alzò la voce per farsi sentire, poi si mise subito alla ricerca dei suoi "compagni". Si stava avvicinando ad un'auto poco distante da lei, quando sentì un rumore di passi provenire da uno dei tanti vicoli. Trovato, sorrise soddisfatta per poi correre verso il punto in cui si era nascosto un bambino. Ma lì non c'era nessuno, così, delusa, corse ancora verso la fine del vicolo. Niente.

Poco convinta fece per tornare indietro quando all'improvviso inciampò in qualcosa - non seppe dire esattamente cosa, forse un sasso - e cadde a terra sbucciandosi entrambe le ginocchia. 

"Ahia." Si guardò le mani sporche di polvere, poi si mise seduta, esaminandosi le ferite sanguinanti. Provò a mettersi in piedi ma le bruciavano troppo le ginocchia, così ricadde a terra mentre una lacrima le rigava una guancia. Si guardò intorno, anche se con la vista appannata per via delle lacrime non vedeva granché. Nessuno aveva assistito alla scena, c'era solo lei. Abbassò lo sguardo. E gli altri bambini? Non se n'erano accorti? O forse sì, ma a loro non importava di lei. 

"Wanda!" Qualcuno la stava chiamando in lontananza, una voce familiare. Solo quando in un secondo fu da lei e sentì le sue braccia stringerla capì che era Pietro. "Mi hai fatto preoccupare, perché ti sei allontanata? E cosa hai fatto qui?" Indicò le ferite. 

"Gli altri... Io... Mi brucia." Pronunciò qualcosa tra un singhiozzo e l'altro, asciugandosi le lacrime che ora le scorrevano copiose lungo il viso. "Perchè... Perchè ci hai messo così tanto a tornare? Mi hai lasciata sola..."

"Scusa, sorellina. Non ti lascerò mai più sola." 

"Me lo prometti?" Era riuscita a scacciare indietro le lacrime, mentre Pietro la stava aiutando a rimettersi in piedi per poter tornare a casa. 

"Te lo prometto." Lui le sorrise e Wanda fece lo stesso, stringendogli la mano.

Si strofinò gli occhi con l'indice e il pollice, e in seguito lì aprì lentamente, temendo che la luce del sole potesse accecarla, ma non fu così. Guardò fuori dalla finestra e vide il cielo pieno di stelle. Era notte? Davvero? Quanto aveva dormito?

"Te lo prometto? " Notò una figura seduta sul suo letto, accanto a lei, e doveva aver detto qualcosa, ma Wanda non capì. "Cosa..." Strizzò gli occhi incredula. "Pietro?" Era lui. Chi, se non suo fratello, aveva i capelli di quel biondo così chiaro? Lui annuì ripetutamente, trattenendo una risata. "E tu parli nel sonno."

Ignorò le sue ultime parole e gli gettò le braccia al collo, dando libero sfogo alle lacrime.
Finalmente non doveva più aspettare, sapeva che quello non era un sogno. Era la realtà. Stava abbracciando suo fratello, aveva sentito la sua voce dopo così tanto tempo, e realizzò di non essere mai stata tanto felice in vita sua.

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Ecco, questo è il genere di cose ti vengono in mente alle due di notte quando non riesci proprio a prendere sonno, perciò se molte parti di capitolo non hanno un senso, sapete il motivo. Inoltre, ad essere sincera, sono alquanto indecisa sul fatto "continuo o non continuo?". Cioè, continuare la storia, e quindi trasformarla in una vera e propria fanfiction, sarebbe un po' impegnativo, ma abbandonarla come one-shot, secondo me, sarebbe diciamo un peccato. Quindi, che ne dite di darmi un vostro parere prima che io vada in crisi? Let me know.

Ora mi dileguo, vi saluto. 

The same soul split in two | MaximoffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora