Distraggo la mia attenzione dal libro alla domanda della ragazza, la ragazza più rompi coglioni di tutte ,ma anche una che in qualche suo strano modo mi sta accogliendo nel minuscolo paesino di Framingham.
Mi ha fatto una domanda che nessuno mi aveva mai fatto, mi ha chiesto chi fosse lui.
Mi ha colpito particolarmente la sua curiosità, di solito la gente lo guarda come un semplice bambino incorniciato in una fotografia, ma lei deve aver letto il suo sguardo, cosa non da tutti.Decido che è il momento di riposarmi dallo studio dopo qualche ora, e senza aver cenato mi straio sul letto, con ancora i jeans e la camicia addosso.
In poco tempo, sento tutti i sensi abbandonarmi ad un sonno profondo, che mi porta indietro di dodici anni, quando ne avevo solo sei.
«vedi di fare il bravo e non rovinare tutto»mi sussurra mio padre all'orecchio, mentre mi strattona il braccio per sistemarmi la camicia.
«questa la devi chiudere per bene, cosi»mi dice, allacciandomi l'ultimo bottoncino vicino alla gola, quasi soffocandomi.«papà, è troppo stretta»mugolo, ma lui si limita a minacciarmi con lo sguardo, prima di andare da mia madre, nella stanza affianco, e chiudersi la porta alle spalle bruscamente.
Mi slaccio istantaneamente il bottone che mi stringeva la gola, prima di sentire mia madre scusarsi quasi urlando a mio padre, da dietro la porta.
«dove pensi di andare così conciata?ho detto di essere elegante e raffinata, non di fare la sgualdrina!!!»e sento che mio padre lascia uno schiaffo sulla pelle di mia madre, prima di urlare l'ultima frase.
«e vedi di liberarti di quella robaccia sul viso!»ed esce dalla stanza ,sbattendosi la porta alle spalle.Non capisco, che succede?
Mi copro il bottone slacciato con la mano, per evitare di essere sgridato, ma quando si avvicina mio padre, si accorge della mia paura, mi scaraventa giù dalla sedia in legno dov'ero seduto, e mi stringe ancora di più il colletto, lasciandomi uscire qualche lamento e singhiozzo.
Qualche minuto dopo, mi inizio ad abituare del colletto troppo stretto , finché non sentiamo il campanello suonare con insistenza.
«devono essere arrivati»dice mia madre a mio padre, intimorita.
«cosa sei, stupida per caso?Allora vai ad aprire!»ringhia, facendomi raddrizzare sulla schiena prima di notare entrare una valanga di gente dal portone della villa.Mi lascia in piedi al centro del salone rivestito d'oro, per andare ad accogliere sorridente tutta quella gentaglia.
«salve caro, dove ci accomodiamo?»si iniziano a propagare tutte le persone nell'enorme androne, salutandosi in modi cordiali.
Una signora si china su di me quasi con pena
«tu devi essere Noah, giusto?»
Annuisco, titubante.
«come mai sei qui tutto solo?»
Aspetto lei, vorrei dirle, ma non mi fido degli estranei.Quindi la ignoro e inizio a camminare tra le gambe eleganti di tutta quella gente, rischiando di essere schiacciato da almeno tre persone.
Finché non la vedo, sullo stipite del cancello, tutta sola, mentre suo padre è accompagnato all'interno dal mio.
«Jessie!»provo a raggiungerla, finché non mi vede in lontananza e sorride.
«c'è troppa gente lì dentro, non voglio entrare»mi confessa non appena la raggiungo.Lei è la mia unica amica, mio padre è il suo capo a lavoro ,così ci siamo conosciuti, all'incirca tre anni fa, anche se lei abita a Framingham, io a Boston, ci vediamo spesso in questi grandi eventi di lavoro.
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The Wind Rose, Hanging Hearts
Ficción GeneralRose Evans è la tipica ragazza testarda e ficcanaso, una tipa stramba per i capelli biondi e gli occhi neri, e facile da detestare. Peccato che il destino ha scelto per lei di incontrare Noah Davies ,un altro tipo non meno detestabile, a causa della...