"..Distratto passeggi dentro il mondo. Tu non vivi fino in fondo e speri che il tempo passi accanto, rubando da te un solo respiro. Rimani nascosto dietro all'ombra, non ti importa l'apparenza, credi che, che nessuno se ne accorga..
..un ritratto sbiadito con il tempo, consumato poi dal vento. E pensi che ci sia davvero poco che parli di te..
..Ecco che, tutto sembra possibile.Se ti lasci un po' andare ad un mondo che ride, tu ridi di lui. Senti che pace, che ti viene da ridere se ti lasci guardare da un mondo che vive, trovando negli occhi un senso di pace. ..mi senti sono io che ti sto accanto e da tempo che ti guardo. E senti sei, sei tu e ora tu sei dentro me.."L'ultima frase della canzone di Elisa, una cantante che amavo molto, mi faceva venire in mente il ragazzo più bello che avessi mai visto. Bello, simpatico, intelligente, e che, purtroppo, mi vedeva come un'amica. Luca.
Chissà se prima o poi sarebbe successo qualcosa. Se mai avesse visto bellezza su o dentro me. Sul su, non ne ero convinta nemmeno io poi molto.
Ero una ragazza abbastanza alta, nella media diciamo. Magra, capelli lunghi, di colore biondo cenere. Mi piaceva giocarci con trecce e varie pettinature, ma per la maggior parte li portavo lisci, come erano di natura. Occhi marrone chiaro, non sapevo definire bene il loro colore, al sole sembravano diventare ancora più chiari, però avrei preferito averli di un verde smeraldo, o anche chiaro. I quali erano incorniciati da ciglia lunghe e curve, potevo quasi dire, la cosa che mi piaceva di più del mio corpo. Le labbra, avevo sempre pensato di averle ereditate da mia madre. Erano ben delineate, per niente sottili, ma neanche grosse come dei gommoni, per la precisione. Mi piacevano soprattutto con qualche colore di rossetto più evidente, avevano un effetto niente male.
Per il resto potevo dire, riportando le parole della mia migliore amica, ogni curva era al posto giusto. Eh si, lei dava sempre la sua. Era una tipa estroversa e molto attiva, le volevo un bene dell'anima. Non avevo mai avuto un'amica così, ed era sempre stata l'unica. Facevo molte cose con lei, anzi quasi tutto direi.
Ero una ragazza a cui non piaceva star senza far niente, e su questo ci trovavamo molto. Mi piaceva molto ascoltare musica, per la maggior parte lo facevo con mio fratello, ma quella che amavo di più, tra cui molte canzoni italiane, l'ascoltavo sola. Parlavo molto, e su questo la mia amica, come i miei genitori o lo stesso mio fratello, me lo ricordavano spesso. Così quando me lo facevano presente, restavo per un po' in silenzio, ma poi era più forte di me e ricominciavo. Parlavo tanto, e lo ammettevo, ma sulle cose più importanti, quello che diventava protagonista e prendeva la parola, era il mio cervello. Trasformava la mia mente in uno scenario per dare il via al prossimo film, che poi diventavano due, tre, quattro, e a volte si aggregavano, non sapendo quale fosse realmente il principio o la fine. Viaggiavo molto con i pensieri, ero una che pensava molto, più di quanto parlava forse. E pensandoci, era troppo. Immaginate come quando inserite una parola su google, e all'invio apre mille ricerche e collegamenti. Così ad ogni parola, la mia mente collegava mille pensieri, e altri a loro volta. Avrei voluto spegnerla a volte, come si fa con il pulsante 'off'. Ne avevo così tanti, su ogni cosa, che potevo dire che sola non restavo mai. Era un continuo nascere di pensieri. Sapete quando avete qualcosa di sottofondo? Che sia una colonna sonora di una pellicola o un rumore fastidioso di qualche macchinario, o semplicemente un computer acceso. Era così la mia mente, anche quando c'era silenzio assoluto, con presente nemmeno un cinguettio di un uccellino, avevo il mio sottofondo costantemente presente. Davo vita a storie fantastiche, a racconti di libri letti, ai miei dubbi e speranze, ai miei sogni. Qualcosa lo tramutavo in frasi da scrivere, sparse un po' ovunque, dal promemoria del mio cellulare a foglietti, o su quaderni presenti in casa. Mi piaceva molto scrivere, riuscire a portare su un foglio bianco parole che prendono vita, e che qualcuno magari leggerà, o solamente per una rilettura personale futura.
"..Davanti a una pagina bianca, davanti a tutto quello che manca ..E con in testa un pensiero solo, un pensiero disteso, raso al suolo ..Come una specie di telecomando, per tornare a dove, tornare a quando..L'aria sul viso pungeva, e la terra sotto ai piedi scottava ..E a me davvero non importava,era tutto perfetto, sognare in un letto e...Non volere niente... Non cercare niente..in cerca di qualche meta l..con quella voglia di girare i piedi..E trovare la forza, il coraggio di andare!
..non pensavo a niente che non c'è.."
Ascoltavo ogni parola di una canzone, mi piaceva coglierne il significato, che fosse stato la mia interpretazione o quello che il cantante voleva trasmettere. Elisa era una di quelle, che mi piaceva di più, o almeno la maggior parte delle canzoni. A volte, pur non avendo l'intonazione, canticchiavo. Farlo mi rilassava, in qualsiasi contesto, se fossi arrabbiata o meno. E capitava che mandasse anche indietro qualche lacrima. Avrei potuto definire la musica, come una seconda amica. Mi piaceva la mia vita, e non desideravo nulla di più. Avevo una famiglia bellissima, amici, l'amore che attendevo. C'erano ostacoli, sacrifici, e a volte la testa andava a sbattere con il muro e sembrava mancarti la terra sotto ai piedi. Forse in quei momenti, avrei voluto tornare indietro, cambiare qualcosa, ma poi non sarei stata più io. Non sarei stata quella che ero, e se anche non perfetta, mi piacevo. Ognuno di noi dovrebbe piacersi per quel che era, e non cambiare per piacere agli altri, ma solo per migliorarsi e imparare. Si, imparare dagli errori, e se non li si commettevano, non si imparava. La faccia la dovevi sbattere personalmente per capire. Apprezzavo, ammiravo i miei e i valori che mi avevano trasmesso. Non quelli di avere sempre una presa a portata di mano per far funzionare un cellulare, per essere qualcuno ed essere connessi al mondo, ma di avere sempre cervello e saperlo collegare alla bocca, per poter proseguire, e i piedi sono fatti per stare a terra, non in testa a qualcuno. Era proprio saper sorpassare di fianco, mentre ti guardano, non sopra, per essere qualcuno. Il pulsante 'off', in un certo modo l'avevo trovato, era ridere. E mi piaceva tantissimo, vedere le persone che amavo ridere ed stare bene, perché così sarei potuta esserlo anch'io.
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Ti Ricorderò, Sorridendo. #JustWriteIt #sytycw15 #wattys2015
RomanceElhaida è una ragazza come tante altre, ama i valori della vita, tiene alle persone che la circondano più di quanto tiene a se stessa e si considera fortunata ad avere una famiglia, degli amici, un ragazzo che la amano allo stesso modo. Sembra andar...