10/09/2005
Caro Charles,
scusa se non ti ho scritto in questi giorni, ma sono stato impegnato con la scuola e faccende domestiche.
Con "faccende domestiche" intendo la ristrutturazione della mia camera che non è andata a buon fine, o meglio, non come speravo, dato che invece del colore azzurro sulle pareti, mamma mi ha costretto a farli fare verdi smeraldo. Secondo lei il verde indica speranza e vuole che io ne abbia, ma io le ho detto esplicitamente di non credere a queste cose varie volte, ma non vuole ascoltarmi.
Ho comprato anche un nuovo libro e ho scelto di comprare quello con tutte le poesie di Walt Whitman. Non lo so, ero ispirato dalla copertina e volevo cominciare a leggere qualcosa di poetico invece dei soliti romanzi gialli che ho in libreria.
Il 7 settembre c'è stata anche la manifestazione della scuola, che consisteva nel presentare la scuola stessa, il metodo di studio, i laboratori e le varie materie ai più piccoli. Ti racconto un episodio che mi è successo proprio in quella mattina.
Stavo mostrando a sei ragazzi di una scuola media il laboratorio di biologia –il migliore, secondo me-, quando mi si avvicina il professore di chimica e mi chiede ansimante: "Enea, ti prego, vieni nel laboratorio di chimica e accompagna questi ragazzi, perché Dimitri è dovuto andare via e abbiamo bisogno di un sostegno".
Odio la chimica. L'unica materia scientifica –o quasi- che mi piace è la biologia e mi devono allontanare anche da quella.
E per di più dovevo sostituire quel Dimitri che nemmeno conosco.
Senza troppi giri di parole ci sono andato contro la mia volontà, aspettando che quelle due ore volassero il più in fretta possibile.
Verso le quattro del pomeriggio stavo per rientrare e con me c'era Maria, che mi aveva accompagnato solo perché doveva parlare con Greta.
-"Cosa devi chiederle?"- le ho chiesto sospettoso.
-"Cose da donne"- ha ribattuto Maria. Dicono sempre così. "Cose da donne" è il loro motto.
A volte non parlo nemmeno con mia sorella per paura che cacci fuori questa frase, a parer mio totalmente inutile.
-"Dove abita quel tipo lì, Dimitri?"- mi ha chiesto Maria, mentre cercava nella sua borsa un pacco di biscotti da sgranocchiare.
-"Lì"- le ho indicato con l'indice la casa sulla destra. -"Perchè?"-
-"Nulla, volevo solo sapere se è in cerca di un dolce bigné"- ha risposto e abbiamo cominciato a ridere.
Appena siamo arrivati sull'uscio di casa mia, abbiamo visto da lontano Dimitri che zoppicava. Ero un po' confuso: non sapevo se andargli a chiedere se stava bene, cosa gli era successo, o se entrare e far finta di niente, anche perché non lo conoscevo affatto.
Per non fartela lunga, Charles, alla fine io e Maria siamo entrati in casa poco dopo che lui è entrato nella sua, senza rivolgerci uno sguardo. Mi sono dispiaciuto a vederlo così, ma in fin dei conti, se fossi corso da lui, probabilmente non mi avrebbe degnato di uno sguardo e non avrebbe di certo accettato il mio aiuto. Tra l'altro c'era Maria ancora con la bocca aperta che non smetteva di ripetermi: "Enea, ma sei demente? Corri! Magari si è fatto male, o forse è caduto!", per poi riprendersi e continuare: "Ma forse è meglio che non l'abbiamo aiutato. E' così antipatico".
Forse è perché sono un uomo, ma io le donne non le capisco proprio. E chiederò un premio quel giorno che riuscirò a capirle, ma credo che quel giorno non verrà mai.
Appena siamo entrati, Greta è corsa giù per le scale e ha gridato: "Leo mi ha chiesto di sposarlo! Ci credete? Non so che dire a mamma e papà." Non avevo capito bene, così le ho chiesto: "C-cosa? S-sposarti, tu? Ma perché?". Credo che quella fosse stata una delle domande più stupide che abbia mai fatto in tutti i miei sedici anni, a parte quella volta in cui stavo in macchina con i miei e mia sorella e pioveva a dirotto e ho chiesto scettico: "Ma perché la macchina non scivola se il pavimento è bagnato?". Avevo sei anni, Charles, ti prego di capirmi.
-"Oddio, ma è una cosa bellissima"- ha detto Maria con un sorrisone stampato in faccia. –"Cosa hai intenzione di rispondergli?"- ha continuato. –"Più che altro la domanda è quando ho intenzione di rispondergli, perché la mia risposta è assolutamente sì"- ha infine replicato Greta.
Non credevo che mamma e papà le avrebbero detto subito di sì, in fondo ha ancora diciotto anni!
Ma questo poco importa, perché lei è la cocca di entrambi e, anche se all'inizio sembreranno contrari, dopo qualche supplica e qualche broncio, cederanno. Che persone deboli.
Maria, dopo che ha preso in prestito dei vestiti da mia sorella e dopo averle detto quelle "Cose da donna", mi ha salutato dicendomi: "Mi raccomando, se incontri Dimitri digli che ha un bel sedere". Io le ho sorriso, consapevole del fatto che, se mai avessi dovuto incontrarlo davvero, nella nostra discussione non ci sarebbe stata nessuna frase del genere.
Dopo qualche ora mi sono affacciato alla finestra e ho osservato la casa sulla destra. Nulla. Il silenzio più totale.
Mi sono deciso ad andare in biblioteca per anticiparmi alcuni compiti e per leggere qualche libro, così ho preso uno zaino nero di pelle con dei graffi sopra che mi ha procurato Owen, il cane di Lorenzo, ho salutato Greta e sono uscito; no, Charles, non c'erano i miei se te lo stai domandando, per questo non li ho salutati.
Appena sono uscito ho avvertito i brividi. Il sole era ancora su in cielo e un leggero venticello soffiava tranquillo.
Come già ti ho accennato qualche pagina fa, adoro la brezza estiva e credo che chiunque sia capace di fare qualsiasi cosa lasciandosi trasportare da essa.
Così, con coraggio e audacia, mi sono diretto verso la casa sulla destra e ho bussato con forza.
Il silenzio. Me ne stavo per andare, quando ho sentito una voce profonda maschile che mi ha chiamato dalla porta. –"Ehi, hai bussato tu?"- ha detto selvaggiamente. Ero preoccupato. Appena mi sono girato per ribattere, ho visto una figura scura con due occhi neri come la pece che mi fissavano. Era Dimitri.
-"Sì, sono stato io."- ho risposto con sicurezza.
–"Ah, e cosa volevi?"-
Non sapevo cosa dirgli; ero affascinato da quel volto che vedevo bene per la prima volta. Charles, non trovo le parole per descriverti la mia sensazione in quel momento.
Non ho fatto a meno di notare quel viso scavato, molto scavato e quelle labbra sottili di un colore rosso fragola; è ambiguo da pensare, ma sembrava si fosse messo il rossetto di Greta.
Portava una felpa nera, come tutto l'abbigliamento del resto, e il cappuccio che aveva in testa non gli incorniciava perfettamente il viso, poiché il cappuccio era più grande del viso, ma gli compriva completamente le orecchie. Ero inebriato da quella figura. Ero inebriato da Dimitri, un ragazzo che praticamente non conosco, a cui non ho mai rivolto parola. Sono rimasto un attimo in silenzio e lui continuava a fissarmi e anche io.
-"S-scusami, n-niente"- ho balbettato. Quando sono nervoso, balbetto pesantemente. Che vergogna.
Stavo per andarmene; non sapevo che altro dire e non potevo di certo continuare a fissarlo per sempre, sarebbe stato troppo ambiguo e già avevo fatto un gran bel figurone.
-"Aspetta."-
Mi sono girato di scatto per vedere cosa non andasse e mi sono ritrovato Dimitri a un passo da me.
I suoi occhi erano diventati d'un tratto verdi; quel verde speranza che si trova sulle mie pareti.
-"Tu sei Enea, giusto?"- mi chiede molto silenziosamente.
-"Sì, perché?"-
-"Niente, volevo ringraziarti per avermi sostituito stamattina alla manifestazione. Sai, mi sono fat-"- si è fermato di scatto e non ha continuato la frase. Non ho capito cos'aveva.
-"Ti sei fat?"- ho chiesto curioso di sapere se la frase aveva a che fare con la caviglia.
-"Niente, lascia perdere. E' stato un piacere conoscerti, ci si vede a scuola."- ha risposto e si è fiondato in casa sua, chiudendosi alle spalle la porta.
Sono rimasto per un minuto fuori casa sua. Non ho capito perché non ha continuato quella frase. Forse si è dimenticato, o forse si è ricordato che non voleva dirlo a nessuno.
In ogni caso sono rimasto a riflettere, ma poi sono andato in biblioteca.
Probabilmente l'idea che ho della brezza estiva non è razionale, o forse con me non funziona proprio. Mi sono ripromesso di non riprovarci, perché tanto sarebbe stato inutile.
E' probabile che oltre a non capire le donne, non capisca nemmeno gli uomini. E posso dire, certo di me stesso arrivato a questo punto, che non capisco nemmeno me.
Ma dimmi tu, Charles, se uno deve farsi queste domande, proprio non lo so.
In ogni caso, quel giorno in biblioteca ho pensato solo ai suoi occhi che mutavano colore e al suo viso cupo e scavato, e anche nei giorni seguenti, dove non ho fatto altro che pensare a lui e incontrarlo con gli occhi solo quando mi passava davanti e mi lanciava un'occhiata e viceversa.
Dimitri mi è entrato nella testa e non so proprio come scacciarlo.
Magari capirò come farlo stanotte sul terrazzo, sdraiato sul pavimento e leggendo le poesie di Whitman.
Grazie di ascoltarmi.
I miei più sinceri saluti,
E.
STAI LEGGENDO
Gingerine
Teen Fiction“Il corvo è austero, intelligente, osservatore, audace e soprattutto sadicamente infame. E' capace di aspettare per ore solo per fregarti o fartela pagare. Eppure ama, tanto da essere fedele un'intera vita al proprio compagno.”. “E Dimitri era tot...