Baltimora

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"Forza Megan, l'aereo partirà tra due ore! Sbrigati!"
Mentre mio padre urla dalla cucina di svegliarmi, mi rendo conto che davvero stiamo per partire, cambiare casa, città e paese.
Berkeley, la mia amata città. Con i suoi boschi e le sue colline che circondano la mia casa. Con i suoi parchi e con i suoi fiumi, compreso il ruscello dove mi rifugio da quando ne ho memoria, nei momenti in cui mi sento triste o incompresa, giusto dentro il bosco che collega la mia casa al centro della città.
Per arrivarci bisogna percorrere un lungo sentiero e ad un certo punto di esso, che so solo io, bisogna deviare tra gli arbusti e si arriva alla fonte del ruscello.
La mia scuola, un liceo, una struttura enorme, piena di aule e di laboratori, di campi da calcio e da pallavolo.
I miei amici. I miei compagni di classe.
Penserete, ti mancheranno?
Purtroppo sono sempre stata circondata da persone false ed ipocrite, non ho mai avuto una migliore amica a cui confidare i miei segreti, con cui piangere o con cui ridere. Sono sempre stata quel tipo di ragazza sola e in disparte a leggere un libro in mezzo alla natura, quel tipo di ragazza che si tiene tutto dentro, che se qualcuno mi tratta male io rispondo a tono, quella che odia il suo viso e si vergogna del suo corpo.
Il posto in cui mi trasferirò non è per niente bello.
Mio padre ha trovato un lavoro in un bar.
Ma perché dobbiamo trasferirci solo per un bar?
Ebbene, come dicevo il posto non è favoloso.

Una delle città più pericolose.

Mio padre è l'unico disposto a lavorare in quel bar, tantissime altre persone hanno rifiutato il posto non appena sentito il nome del posto, altri hanno rinunciato dopo pochi giorni di lavoro se non il primo.

Baltimora

Una città apparentemente tranquilla, nello stato del Maryland negli Stati Uniti, nella costa orientale, opposta a quella dove ho vissuto tutti i miei 17 anni.

Spaccio. Droga. Omicidi. Gang.

Questa è la vera Baltimora.
Per fortuna mio padre è riuscito a trovare una casa nel centro della città, lontano dalla pericolosa periferia, così potrò finire il mio ultimo anno di scuola in pace e lontano dai pericoli.
Due cose non ho ancora capito, o meglio, due cose papà non mi vuole spiegare:

Perché non posso andare a trovarlo al lavoro? Ha qualcosa a che fare con il fatto che è l'unico ad aver accettato di lavorare lì?

Con che soldi ha comprato la nuova casa?

Ha detto che prima o poi me lo dirà, ma sinceramente non penso che lo farà.

"Megan, ma quanto cavolo ci metti?" Urla mio padre spalancando la porta della mia camera e aprendo la finestra.
Diavolo, mi ero di nuovo persa nei miei pensieri
"Scusa, ora mi preparo" farfuglio velocemente mente corro in bagno a farmi una rapida doccia.
Amo farmi la doccia fredda al mattino, aiuta a schiarirmi le idee.
Dopo essermi lavata in pochi minuti, afferro i vestiti che avevo preparato ieri sera e mi vesto. Maglia lunga e larga, leggins e all star.
"Tesoro, ma non hai caldo vestita così?" Appena entro in cucina per prepararmi la colazione mio padre fa commenti sul mio abbigliamento
"Papà siamo a settembre, non ho caldo"
Afferro il latte e i cereali e mi siedo a tavola a mangiare
"Se lo dici tu... Comunque, appena arriviamo a casa sistema le tue valigie che tra una settimana inizia la scuola.
Ah, ti avevo promesso che avrei provato a trovare la scuola in centro, ma non c'erano più posti. Mi dispiace ma l'ho trovata solo in periferia; comunque non è tra le peggio frequentate. E senza obiettare ti accompagnerò ogni giorno"
"Eddai papà, lo sai che voglio andare in bici! Non mi succederà nulla!"
Mento. Mento. Ho paura, devo ammetterlo. Ma comunque il tragitto da scuola a casa e viceversa è sempre stato il mio momento di solitudine preferito.
"Okay ci penserò, chiederò un po' in giro se ci sono troppi pericoli"

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