Capitolo I

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« Will »
La voce del professore risuonava fredda ed acuta all'interno dello studio.
« Will! »
Una mano si posò sulla spalla dell'investigatore ora fermo ed immobile al centro della stanza. Sollevò lo sguardo che ondeggiò in quello di Lecter, riscuotendosi appena dai pensieri che lo avvolgevano.
« Dov'eri Will? »
Il professore lo guardò con occhi curiosi senza lasciare la presa sulla sua spalla.
« Io.. »
Will pareva confuso, le sue labbra si muovevano senza produrre realmente nessun suono.
« Il fiume »
Il dottore annuì allungando una mano verso la poltroncina nera di pelle per invitarlo a sedersi. Sapeva bene che cosa tormentava Will Graham, lo sapeva perchè insieme avevano vissuto quell'esperienza ed insieme Lecter lo avrebbe aiutato ad uscirci. Aspettò che l'investigatore si fosse seduto e lui imitò i suoi stessi movimenti prima di incrociare le gambe e posarvi sopra le mani.
« La tua proiezione mentale non fa altro che portarti verso la pace. E' di questo che hai bisogno »
« La mia.. proiezione mentale »
Il detective pronunciò con attenzione quella parole facendo trasparire un certo dissenso.
« La pace è un concetto astratto Doctor Lecter. Non può che esistere nella mia mente e di rado riesco a trovarla »
« La pesca non aiuta più? »
Strinse i denti inclinando la testa di lato pensandoci su.
« Posso creare il mio mondo. Un mondo prefetto, un mondo in cui insegnare ad Abigail a pescare ma so che è solo un'illusione. Una bugia che racconto a me stesso »
Il dottore si leccò appena le labbra assoparoando ciò che stava per dire chiedendosi che effetto avrebbero avuto quelle esatte parole su Will Graham.
« Ciò che hai visto ti ha sconvolto Will. Tutto ciò che hai visto e che hai sentito ha toccato una parte di te, quella più profonda e nascosta. La tua è una mente troppo pura »
Ed era la verità per Hannibal. Non c'era niente di più puro della mente di Will. Era come una tela bianca che aspettava di essere dipinta. Una tela che aspettava il suo pennello per essere macchiata e tutto era iniziato con il sangue di Garrett Jacos Hobbs. Tutto era partito da li.
« Non c'è niente di puro nei miei pensieri »
La sua voce era stanca, affilitta. Segno delle ore di sonno di cui era stato privato per colpa dei suoi pensieri e dei suoi incubi. Si stropicciò gli occhi risistemandosi gli occhiali. Gesto che non passò di certo innoservato agli occhi del dottore.
« Dovresti dormire, riposare. La tua mente non è lucida e cerca conforto in posti al di fuori dalla realtà. Posti in cui non puoi essere raggiunto e ferito. »
« Jack ha bisogno di me »
« Jack ti sta usando»
« E' il suo lavoro. E' il mio lavoro. »
« Viaggiare per tre ore e mezza fino nel mio ufficio con un disturbo dissociativo non è lavoro. E' un absuo. »
« Non ho nessun abuso! »
La voce del detective si era alzata irritata dalle parole del professore. Continuava a muoversi velocemente nell'ufficio come in cerca di una soluzione, di una qualsiasi via di fuga che però faticava a trovare. Il Dottore lo guardava con occhi curiosi senza scomporsi minimamente dalla poltrona di pelle nera. Aspettò qualche secondo, giusto il tempo per far si che Will si tranquillizzasse e trovasse un po' di calma.
« Soffri di disturbi da empatia e stai scegliendo di ignorarlo. Quello è un abuso Will »
Gli occhi di Will incontrarono quelli di Lecter. Riusciva a leggere la verità e la sincerità in quegli specchi neri. Annuì, prima tranquillamente fin quando quel movimento non divenne una sorta di tremore. Aveva paura. Il professore sollevò il mento fiutando l'aria, annusando quel profumo così unico e prezioso. Avrebbe voluto imbottigliarlo, imbottigliare per sempre l'essanza di Will Graham ed i suoi sentimenti che ora riempivano l'aria inebriando i suoi polmoni. Il dottore fece qualche passo vero l'uomo che ora aveva di fronte. Allungò la mano sulla sua spalla, stringendola richiamandolo ad un attenzione che non riusciva a trovare. Gli occhi del detective stavano vacillando.
« Will »
Di nuovo era la voce del dottore rotta solo dai respiri ansimanti di Will che a fatica cercava aria. Dentro di lui stava combattendo una lotta, una lotta contro sé stesso per riemergere. Incontrò lo sguardo di Hannibal e fece di tutto per restarci ancorato
« Non mi interessano le vite che salvi Will, mi interessa la tua. »
Sarebbe parso freddo e distaccato agli occhi di tutti se non fosse stato per il significato di quelle parole, pronunciate con così tanta sicurezza. Will allungò la mano verso la spalla di Hannibal che ora formavano una sorta di abbraccio. Erano legati, erano uniti e non solo per quello che era successo con Abigail o con Garrett Jacobs Hobbs. Le loro menti erano legate.
« Sono sonnambulo. Soffro di allucinazioni.. io.. »
« Il dono dell'empatia è un dono scomodo Will. Non riesci più a gestirlo e stai lasciando che la tua vita si separi dalla realtà »
Le dita del professore si strinsero intorno alla spalla di Will. Voleva che lo ascoltasse con molta attenzione, che comprendesse ciò che stava dicendo senza perdersi nei suoi pensieri. Il detective strinse appena i denti
« Cosa succede se mentre empatizzi su un assassino ti perdi in lui Will? Cosa succede se ti fai del male? »
Fece una breve pausa notando che ora le guancie del detective avevano acquistato colore. L'aria si impregnò ancora di più di quell'aroma acido molto simile al terrore.
« Cosa succede se fai del male a qualcun altro? »
Will abbassò gli occhi afflitto da quel pensiero. Stava acquistato conoscenza, stava finalmente capendo che quello che stava diventando non era sano e non era di aiuto. Era un abuso, era ciò che aveva detto Hannibal. Will si lasciò cadere sul piccolo divanetto posto alle sue spalle, sciogliendo così il contatto con Hannibal che lo sorresse fin quando Will non fu seduto.
« Mi sento instabile »
Cercava di sorridere a quelle parole, a quel pensiero ma capiva che in realtà la sua paura stava acquistando una forma che non sarebbe riuscito a controllare. Tremava. Ogni parte del suo corpo era scosso da tremori quasi simili a singhiozzi. Il dottore ora si era inginocchiando di fronte a lui, così che i loro occhi fossero alla stessa altezza. Ancora una volta fissava affascinato quelli dell'agente che vagavano tra il pavimento ed i vestiti di alta sartoria del professore. Le mani di Lecter si ritrovarono ancora una volta sulle spalle di Will.
« Me ne occuperò io »
Il tono era morbido ma allo stesso tempo deciso. Conferiva a Will quella sicurezza che non riusciva a trovare. I suoi occhi tornarono in quelli di Hannibal. Cercò di annuire senza molta convinzione.
« E' questo il mio lavoro no? Prendermi cura di te è un mio dovere. »
Lo avrebbe fatto anche se non ci fosse stato un qualche tipo di vincolo tra lui e Jack Crawford. Lo avrebbe fatto anche se non ci fosse stata una promessa fatta ad Alana Bloom. Teneva alla salute di Will Graham più di quanto tenesse alla vita di qualunque altra persona ed in quel momento.. avrebbe fatto di tutto per Will.

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