Capitolo 2

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Il mio primo giorno di scuola, infondo stava andando bene, meglio di quanto avevo previsto. Il che può sembrare strano per una come me, la quale vita è sempre andata per il verso sbagliato, nella maggior parte delle situazioni. Ho conosciuto un ragazzo davvero simpatico e gentile: Alex, siamo nella stessa classe, ho legato in fretta con lui, abbiamo molte cose in comune, credo che saremo buoni amici. Dopo aver attraversato un lungo corridoio gremito di ragazzi intenti a chiacchierare tra di loro, incuranti che la campanella era appena suonata, ci trovammo di fronte all'aula 10: la osservai attentamente e dopo secondi che sembravano ore, affermai la maniglia con mani tremanti e la aprii. La mano di Alex afferrò la mia saldamente e mi guardò, regalandomi un sorriso che sembrava urlarmi "GIULY, PUOI FARCELA" mi lasciò e con una mano sulla schiena mi incitò ad entrare. Tutti gli occhi dei presenti erano puntati su di me "perché mi fissano tutti?" pensai diventando rossa per l'imbarazzo.
"Buongiorno" disse la professoressa, mentre mi accomodai nell'unico posto libero.
"Signorina, dove le ha lasciate le buone maniere?" se è possibile divenni ancora più rossa e sussurrai "Mi scusi, buongiorno" dissi alla mia nuova professoressa di chimica.
Di una cosa ero sicura: i professori non erano simpatici come Alex,anzi, al contrario: erano antipatici, stavano sempre a affidarci e avevano una lingua lunga. Quanto vorrei tagliarla a ognuno di loro così starebbero un po' zitti.
Dopo quel piccolo inconveniente, le prime 3 ore passarono velocemente tra una presentazione e l'altra. Arrivò l'ora della ricreazione e tutti quanti si affrontarono ad uscire dalle aule per andare in mensa. Quando le lezioni sono finite,saluto Alex e mi incammino verso casa. Solo a pensare che dovevo tornarci mi metteva i brividi. Da quando ci siamo trasferiti i miei genitori non fanno altro che litigare.
Non ne posso più di ascoltarli, mi scendono le lacrime dagli occhi ogni volta che litigano. Prima andavano sempre d'amore e d'accordo, ma adesso c'è qualcosa tra di loro che proprio non riesco a percepire.
Qualcuno fortunatamente mi tirò fuori dai miei pensieri bui. Era Alex che mi correva dietro urlando il mio nome a squarciagola. "Giuly... Giuly..." . Mi fermai , mi raggiunse, aveva il fiatone.
"Ehi Giuly, ti va se torniamo a casa insieme? Anche io devo andare in questa direzione" disse indicando la strada.
"Certo, andiamo" gli risposi con un sorriso sulla faccia, contenta che qualcuno mi avrebbe distratto dai miei pensieri per un po'.
"Alex, ti va di parlarmi un po' di te? Visto che conosco solo il tuo nome" chi chiesi con una risatina.
"Oh.. Ehm.. Ok... Allora... Ho 18 anni, sono figlio unico, sono nato qui a New York e vivo da solo: ho una casa tutta mia" disse.
"E i tuoi genitori?" chiesi.
"Sono morti in un incidente d'auto qualche anno fa" disse con una faccia triste. "Ehm... scusa... non volevo turbarti... mi dispiace per la mia sfacciataggine, è che a volte sono molto curiosa" gli dissi dispiaciuta. "Non importa. Adesso parlami un po' di te, so solo il tuo nome e che ti sei trasferita qui da poco."
"Wow, hai scelto un argomento molto bello per fare conversazione cara Giuly" disse la mia vocina. Uffa. Odio ammetterlo, ma la mia vocina ha sempre ragione. "Bhe, ho 17 anni a breve ne compirò 18. Anche io sono figlia unica. Conosco poco la città e vivo con i miei genitori purtroppo, non li sopporto più da quando ci siamo trasferiti non fanno altro che litigare. Sono invidiosa, anche io vorrei una casa tutta mia" gli risposi. "Mi ha fatto piacere conoscerti meglio, ma adesso devo andare, sono arrivato" indicando la propria casa.
"Oh anche io." indicai la casa gialla accanto alla sua.
"Wow, siamo anche vicini di casa, che bello" disse sorridendo. Lo salutai con un semplice movimento della mano e bussai alla porta di casa mia in attesa che la mamma mi aprisse.
"Ehi Giuly, sei la benvenuta in casa mia quando vuoi."
"Sarò lieta di venirti a trovare"dissi con una risata.
"Ah Giuly, domani mattina andiamo a scuola insieme?"
"Certo, volentieri" dissi, contenta di aver trovato un amico il primo giorno di scuola.
"Allora a domani".

La speranza è l'ultima a morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora