Capitolo 4

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POV'S NICK

"Urla... ecco cosa ovattava le mie orecchie interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mio padre -se si può definire tale- urlava contro mia madre e sbatteva nervosamente le mani sul tavolo... ad un tratto il rumore delle urla cessò e venne sostituito dal rumore delle scale che scricchiolavano. Iniziai a piangere e balzai giù dal letto quando la porta della mia camera sbattè contro il muro... io guardavo lui e lui guardava me; inziziò a slacciarsi la cintura ridendo come non mai... "Papà ti prego" lo implorai ma lui mi ignorò, mi prese per un braccio e mi scaraventò in un angolino remoto della stanza, mi alzò la maglia e inziò a lambire la mia schiena con quella fottutissima cintura. Le mie urla si confondevano con i suoi insulti, la sua risata si mescolava con il mio pianto e il suo divertimento annebbiava il mio dolore..."

Mi svegliai di soprassalto con il respiro mozzato dal pianto e le mani che tremavano... mi tolsi la maglia allarmato e toccai la mia schiena ricoperta di cicatrici; feci un respiro profondo per calmarmi ma non servì a niente. Quel sogno era così reale... il dolore, le lacrime, le urla... tutto così fottutamente reale. Mi alzai di scatto dal letto e, preso da un attacco di rabbia, afferai il bicchiere dal comodino e lo scaraventai contro il muro facendolo rompere in mille pezzettini. Mi passai le mani tra i capelli frustrato iniziando a fare avanti e indietro per la stanza. Mi fermai di scatto..."Sai cosa ti ci vorrebbe adesso? Alcool!" Senza pensarci troppo corsi in cucina, aprii il frigorifero e afferrai una bottiglia di vodka. La aprii e presi un sorso bello lungo... Ritornai in camera, chiusi la porta e mi lasciai cadere contro di essa. Bevvi ancora e ancora e ancora fino a quando la bottiglia si svuotò.
Afferrai un pezzo di vetro che era affianco a me e senza pensarci su due volte lo affondai nel mio polso. Lacrime amare rigavano le mie guance mentre quel vetro continuava a solcare la mia pelle.
Trattenni dei sonori singhiozzi quando il sangue iniziò a fuoriuscire dai tagli e repressi anche dei conati di vomito quando il parquè iniziò a macchiarsi dei miei peccati.
Mi odio, mi faccio pena...
Odio praticamente tutto di me: la mia timidezza, il mio carattere, la mia debolezza e soprattutto odio profondamente il fatto che io non abbia le forze di rialzarmi... Di lasciare il mio passato alle spalle e di pensare solo al presente perché è solo questo che conta no? C'è un motivo per cui il passato si chiama così giusto? Si chiama così perché è passato e non potrà mai più tornare! Per quanto io cerchi di aggrapparmi con tutte le mie forze a questa consapevolezza continuo a cadere sempre nello stesso dirupo e invece di combattere con i fantasmi del passato lascio che questi ultimi mi torturino mandando a puttane il mio cervello e la mia razionalità.
La mia attenzione venne catturata da una foto sul mio comodino... Con molta fatica mi alzai e mi avvicinai al mobile. Osservai la foto con un sorriso malinconico dipinto sulle labbra.La afferrai con mano tremante e sporca del mio stesso sangue e iniziai a parlare a quell'oggetto
"Visto cosa hai combinato papà? Guarda" dissi per poi mostrare i miei polsi lacerati e ancora gocciolanti di sangue "Per colpa tua adesso sono diventato un debole, un uomo senza palle.." Tirai su con il naso e passai un dito sul viso di mio padre macchiandolo " eravamo la famiglia più felice di tutto il mondo perché hai deciso di rovinare tutto? Perché hai deciso di volermi uccidere psicologicamente e fisicamente? PERCHÉ CAZZO NON HAI MAI ACCETTATO IL FATTO CHE SONO DIVERSO?! SONO TUO FIGLIO PORCA PUTTANA! COSA HO FATTO PER MERITARE TUTTO QUESTO ODIO DA PARTE TUA?! COSAA?!" urlai queste parole con tutto il fiato che avevo in gola e con tutto l'odio che avevo in corpo e caddi.. Le gambe mi avevano abbandonato così come la voglia di continuare a vivere. Lanciai la foto dall'altra parte della stanza, mi presi i capelli tra le mani e iniziai a urlare frasi senza senso.. Urlavo per liberarmi di quei ricordi e di tutta la rabbia che avevo.. Urlavo per non pensare, per evitare di prendere lo stesso pezzo di vetro e infliggermi altro dolore.. Le mie erano anche richieste esplicite di aiuto; avevo bisogno di essere salvato, dovevo essere slavato perché da solo non sono in grado di fare niente.
Dopo essermi calmato mi alzai e andai in bagno, feci riempire la vasca di acqua bollente, mi spogliai e mi fermai davanti allo specchio ad osservare la mia figura: il mio addome era ricoperto di cicatrici di tutte le dimensioni, così come i miei polsi. Il mio corpo era un quadro horror, il peggiore che io avessi mai visto. Mi viene da ridere al pensiero che quel quadro horror rappresenta la mia infanzia, il mio passato. Ed eccolo qua il tassello che completava tutto: non riuscivo ad uscire dal passato perché il mio corpo era il mio passato... Avevo tutto tatuato addosso... Un tatuaggio che mai mi avrebbe lasciato.
Mi immersi nella vasca e subito il sangue che ormai si era seccato sulle mie braccia e sulle mie mani si sciolse iniziando a macchiare quell'acqua trasparente e io non feci niente per impedirlo, semplicemente rimasi lì... Immerso nel mio più grande dolore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 20, 2016 ⏰

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