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Un debole e concitato rumore metallico giunse alle mie orecchie. Infastidito mi voltai dall' altra parte del letto, convinto che quel gesto potesse zittire quell'insistente vociare.
Ma il mormorio persistette.
Mi alzai malvolentieri, maledicendo silenziosamente la causa di tutto quel vibrante suono di sottofondo. Spalancai le imposte della finestra: un' ondata di luce improvvisa mi costrinse a ridurre gli occhi a due fessure.
I contorni di ciò che prima si intravedeva a malapena, via via si fecero più nitidi dando un nome a quelli che prima erano confusi bagliori luminosi.
Un corteo, un macabro corteo.
Grossi carri sfilavano pigramente lungo la strada, appesantiti dall'enorme carico che trasportavano. I veli sgualciti ricoprivano a malapena gli ingombranti resti di creature mostruose.
Draghi, corpi che avevano perso ogni traccia di maestosità, testimonianza di un' atroce sofferenza. Gli occhi sbarrati e le zanne snudate sembravano sussurrare oscuri moniti di morte. I soldati ,costernati, si apprestavano a allestire un rogo di dimensioni esorbitanti: presto quelle contorte figure sarebbero state divorate dalle fiamme, riconciliandosi con quell' elemento che aveva dato loro la vita.
<<Ma che diavolo stai facendo? Luce a quest' ora ? Veleno!>> sibilò Karin tirandosi le coperte fin sopra la testa accompagnando l' esclamazione con un sonoro grugnito di disapprovazione.
<<Cos'è tutto questo baccano?- continuò - la gente non ha nulla di meglio da fare alle sette del mattino? Non lo so, è forse per persone troppo normali dormire a quest' ora? Diamine Darek chiudi quella finestra! Oppure io...>>
<<Un corteo>> la interruppi in modo piatto, glaciale.
<<Un che?>> domandò da sotto le coperte
<<Una sorta di corteo funebre, pare che abbiano mietuto nuove vittime>>
<<Draghi?>> la testa castana di Karin fece curiosamente capolino da sotto le coperte.
Annuii senza staccare lo sguardo da quei carri che si lamentavano sotto il peso dei cadaveri: quegli occhi sembravano celare dietro una spessa coltre di ferina aggressività un' ultima straziante invocazione di umana pietà.
Preghiera derisa in modo sprezzante, crudele.
Lo si poteva leggere stampato in quei volti sprizzanti orgoglio, dal pavoneggiarsi dei soldati che impettiti accompagnavano con fierezza il loro bottino sino alla sua ultima tappa. Le ossa di drago erano considerate di estremo valore e potevano innalzare il più povero alla succulenta tavola dei ricchi, prospettiva talmente allettante da far dimenticare il prezzo di sangue che era stato pagato.
<<Di mese in mese diventano sempre più frequenti>> Karin mi aveva affiancato e con un misto di disgusto e disapprovazione si sottrasse a quello spettacolo.
<<Ne ho abbastanza, abbastanza di tutta questa violenza gratuita. E sai cos'è peggio Darek? Che noi non possiamo farci assolutamente niente, possiamo solo stare a guardare e cucirci la bocca ingoiando a stento, in silenzio, il boccone amaro>>
Avrei voluto risponderle che in realtà potevamo fare qualcosa, che avevamo il potere e la forza di far sentire la nostra voce ma nemmeno io stesso avrei creduto alle mie stesse parole. Karin aveva semplicemente ragione, nessuno, nessuno considerava minimamente la voce del popolino, spesso messa a tacere sotto la minaccia della spada. Tanto meno il sovrintendente avrebbe mai anche solo fatto finta di ascoltare i reclami di una insulsa famiglia di taglialegna. Contavamo meno di niente.
<<Non ci resta che stare a guardare e aspettare che gli dei prestino ascolto alle nostre preghiere>> Disse sconsolata Karin con lo sguardo rasoterra.
<<Un giorno mi stancherò di aspettare Karin, stanne certa, e quel giorno non è molto lontano ormai.>>
Sfiorai fiducioso la mia spada appesa al muro che ammiccava alla luce del sole. Il bacio dell' acciaio mi fece rabbrividire. Un giorno anche io sarei potuto scendere in battaglia, diventare qualcuno, dar voce al mio pensiero.
Solamente avrei combattuto una guerra già persa sin dall' inizio.
Eravamo soli, semplicemente nessuno la pensava come noi. Eravamo gli unici ad avere il coraggio di schierarsi a difesa del massacro che ormai si compiva pressoché quotidianamente. Il resto della gente pareva approvare con quasi febbrile e smisurata allegria l' avvento di ogni nuova vittima, acclamando i nomi degli eroi che difendevano la loro ricompensa con un' avaro scintillio nello sguardo. Dopo tutto un drago morto equivaleva a un raccolto non ridotto in cenere. E a quella gente non era rimasto null' altro a cui aggrapparsi se non un tozzo di pane secco e qualche ortaggio bacato.
Fissai la mia immagine riflessa sul vetro della finestra. Il mio sguardo frugò in cerca di risposta in quei capelli neri ancora arruffati, in quegli occhi verde acqua che irradiavano determinazione seppur resi stanchi da profonde occhiaie.
Mi voltai. Karin era scomparsa al di là della tromba delle scale.
Un profumo invitante solleticò piacevolmente la mia attenzione. Croccante pane tostato e un dolcissimo e ammaliante aroma di burro mi chiamarono silenziosamente dal piano di sotto.
Non mi feci attendere.

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