Capitolo uno.

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Era già passata un settimana, secondo quello che le ragazze mi dicevano, l'ottavo giorno è il vero primo giorno. Loro questa la chiamavano "Casa delle bambole", ma è un nome troppo azzardato, troppo delicato, io la chiamerei prigionia, inferno, qualsiasi cosa che ricordi qualcosa di brutto. E alla fine erano passati solo sette giorni, sette giorni in cui il mio unico pasto era una fetta di pane e un bicchiere d'acqua, ho passato le notti da sola, chiusa in quattro mura gelide con un camice addosso, senza doccia, senza un bagno per i miei bisogni fisiologici. Ma mi dicevano spesso le ragazze che era solo la prima settimana la peggiore, poi mi avrebbero trasferita insieme a tutte loro, in una stanza come la mia, ma più grande e avrei mangiato due volte al giorno, insomma, come essere in una casa delle bambole. Ma lo sapevo, vedevo i loro volti scherniti, feriti e vedevo la tristezza e il dolore nei loro occhi, vedevo i lividi e vedevo come la fame passava. Mangiavamo già tutte insieme, attorno ad un tavolo, controllate a vista da almeno 10 uomini e sapevo anche che la prima settimana sarebbe stata l'ultima settimana di pace e loro cercavano di rassicurarmi perché avevano paura di dire la verità, e non le biasimavo.
Alcune hanno la fortuna di rimanere in America, in questa struttura, ma altre venivano spostate in chissà quali posti del mondo, e girava voce che molte ragazze non erano neanche riuscite a passare un solo anno, perché uccise da uomini violenti.
Avevo già fatto amicizia con due ragazze in particolare, Amber e Audrey, erano qui da più tempo, e mi hanno raccontato molto, ogni giorno venivano sfruttate da uomini diversi, chi le utilizzava per soddisfare i propri piaceri, chi per sfogare la rabbia, chi le usava per compagnia e chi le costringeva ad uccidere al posto loro.
Il tempo per mangiare era scaduto, e sapevo che quel giorno avrei iniziato realmente la mia permanenza nella Dollhouse.
Mi era stata concessa una doccia, perché agli uomini non piacevano le donne sporche; mi indirizzarono verso il bagno comune e quasi inorridii alla vista e all'odore di quel posto.
Eravamo nella stanza io e altre 10 ragazze, accompagnate da 10 guardie diverse che ci controllavano e ci spiavano mentre facevamo la doccia.
Mi spogliai e gli occhi di tutti quegli uomini viscidi erano sul mio corpo ormai senza forze, sporco e pieno di ferite e lividi, segni del mio tentativo di scappare il giorno in cui mi catturarono.
Mi lavai con cura, godendomi ogni istante di quell'ultimo momento di pace.

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Mark, la guardia che ogni giorno mi scortava mi aveva dato dei vestiti "puliti", ero più nuda che coperta, capii subito che quel giorno sarei stata oggetto di piacere per la parte opposta, perfetto pensai, chissà quale uomo schifoso mi avrebbe toccata, stuprata, violentata, privandomi della mia dignità.
"Dai Alyssa, è il momento di andare" mi disse Mark, lui era una buona persona, quando poteva mi dava sempre qualcosa in più da mangiare, e non mi aveva mai mancato di rispetto, era l'unica ancora che avevo.
"Prega per me Mark" sorrisi debolmente e lui mi accarezzò la schiena, sapeva esattamente cosa mi aspettava. Mi aprii la porta e salutandomi la richiuse subito lasciandomi da sola in una stanza abbastanza accogliente, mi guardai allo specchio dopo secoli e avevo delle grandi occhiaia sotto i miei occhi e i lividi erano ben visibili sul mio corpo scoperto, rabbrividii.
"Signorina Parker?" Mi girai velocemente e vidi subito uno degli uomini più belli che io avessi mai visto.

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Ciao a tutti!!! Spero vi sia piaciuto il primo capitolo, è molto corto ma non volevo svelare troppo. 
Il prossimo sarà decisamente più lungo e inizierò a spiegare molte cose e capirete finalmente i vari ruoli dei protagonisti. 
Scusate per eventuali errori!! 
Commentate e votate, ho bisogno di sapere cosa ne pensate! 
Un bacio, Miriam ♥♥♥

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