Capitolo sei

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*Ecco il nuovo capitolo!
Spero vi piaccia, ho fatto del mio meglio :)
Preparatevi perché il prossimo capitolo sarà un po' una bomba, in tutti i sensi.
Un bacio:)*


"C'è qualcuno?" Ci bloccammo all'istante.

Sentii il sangue gelarmi nelle vene, e Justin smise anche di respirare. Sentimmo i passi di qualcuno avvicinarsi ma né io né lui riuscimmo a vedere nessuno. Ci nascondemmo come meglio potevamo, dentro ad un armadio semivuoto contenente vari abiti appartenenti ad una donna: probabilmente ci trovavamo nella stanza di un'infermiera.
I passi erano pesanti, chiusi lentamente gli occhi, e sentii la mano di Justin stringere la mia. Il mio cervello elaborava così tante informazioni che mi sembrava di esplodere. Quella voce continuava a ripetersi nella mia testa, quasi come la riconoscessi. Cercai di capire o di ricordare il più possibile.

Mio papà.

Aprii gli occhi, non poteva essere lui. Mi sbagliavo di certo, la nostalgia mi faceva brutti scherzi.
"Aly" sentii Justin scuotermi il braccio, parlando nel modo più silenzioso possibile. Mi girai ed annuii a qualsiasi cosa avesse detto, che non aveva sentito perché ero persa nel mio vortice di emozioni e pensieri.
"Dicevo che ho sentito i passi allontanarsi e una porta sbattere, è andato via immagino, possiamo uscire" si alzò prima di me e mi aiutò ad uscire dall'armadio; fece per andarsene ma lo fermai.
"Aspetta, voglio guardare un po' in giro, magari troviamo una chiave o un pass o cose del genere!" Mi guardò un attimo in modo incerto, forse era una cattiva idea, ma avevo la speranza di poter trovare qualcosa che potesse aiutarci ad uscire. Queste persone non possono vivere qui dentro per sempre.
"Alyssa non mi sembra il caso, qualcuno potrebbe arrivare da un momento all'altro e non voglio metterci nei guai, possiamo tornare un'altra volta, magari prima. Sicuramente è di servizio tutta la notte in questo giorno della settimana, torneremo fra sette giorni" Annuii e ci pensai un po' su, aveva ragione e dal momento che la mia situazione non era delle migliori misi da parte la mia testardaggine e gli diedi ascolto.
Uscimmo lentamente dalla stanza e ci guardammo un attimo attorno, la situazione era tranquilla e sgattaiolammo fuori dirigendoci nei nostri reparti; prima di salutarci ci abbracciammo e mi augurò di avere una buona giornata. Gli sorrisi ed entrai nel dormitorio cercando di non farmi vedere o sentire. Non sapevo che ora fosse ma immaginavo che ci avrebbero chiamato presto per la colazione.
Non mi sentivo per niente stanca, o debole, mi sentivo felice e appagata.
"Dove sei stata?" Sentii la voce assonnata di Amber, mi voltai e vidi che aveva ancora gli occhi chiusi.
Sorrisi. "Da nessuna parte"
"Questa notte ho dormito poco e tu sei stata via tutto il tempo. Ammetti che incontri qualcuno segretamente" la vidi sorridere appena, ammiccando.
"Sono stata in giro a perlustrare la struttura, tutto qua. Voglio andarmene, il prima possibile"
"Sarebbe il giorno più bello della mia vita" capivo cosa sentisse in quel momento.
"Prima o poi lo faremo" sospirai e cercai di riposare il più possibile.

Neanche 10 minuti dopo dovevamo alzarci per ricominciare la "solita" routine.
Mentre camminavo in direzione della mensa sentivo che qualcuno mormorava su una possibile ragazza che volevo uscire, e che stava cercando un modo. Ero io, per forza. Rallentai per ascoltare meglio cosa stessero dicendo. Potevamo creare qualcosa, qualsiasi cosa, se davvero tutti avessimo voluto; forse se avessi iniziato a divulgare la voce tra di noi, il nostro incubo sarebbe finito.
"Credo che abbiano sentito la nostra conversazione" sussurrò Amber, annuii e continuai a stare attenta alla conversazione.
"Forse se ci uniamo potremmo riuscirci Kayla, non essere sempre così pessimista!"
"Scordatelo, lo sai cosa succederebbe se fallissimo e non ho intenzione di essere uccisa o mandata in chissà che paese"
"Fai come vuoi, io provo a parlarle..." Cercai di ascoltare il resto ma eravamo ormai arrivate e dovevo andare al mio posto. Guardai tra le ragazze sedute e alcune mi stavano guardando, ricambiai lo sguardo e iniziai a mangiare la mia porzione. Non potevamo dare troppo nell'occhio.
Mi alzai non appena ebbi finito e mi diressi alle docce. La situazione mi metteva davvero in tensione, non volevo riporre false speranze nelle loro teste.
Alcune fantasticavano già su una ipotetica fuga e io non sapevo neanche da dove iniziare.
Arrivato il mio turno mi spogliai e mi infilai sotto la doccia. Non facevo più caso alle occhiatacce di quelle guardie schifose che in quel momento desideravano i nostri corpi sotto i loro, noi ragazze deboli ed indifese. Forse tra di loro c'era qualcuno come Mark, che aveva pietà di noi e chi si voltava dall'altra parte per non dover subire la vista dei corpi martoriati.
Mi asciugai e mi misi apposto, prendendo da Mark i miei vestiti. Mi sorrise appena.
"Divertita ieri?" Nel suo sguardo c'era qualcosa che in quel momento non riuscii a riconoscere.
"Tutto normale" non volevo condividere le mie emozioni con nessuno. Avevo deciso di tenere per me quei pochi attimi di tranquillità e pace, per poter assaporare i ricordi e i miei segreti.
Mi cambiai e mi portò subito in una stanza. Non entrò neanche, mi lasciò lì senza dire nulla.
C'era solo un grande schermo nero e un proiettore, e pregai in ogni modo che non ci fosse nulla riguardante la mia famiglia.
Mi guardai attorno: solo una sedia e un tavolo con una busta. Mi avvicinai ed era per me. Rabbrividii. Aprii e lessi la lettera. C'erano scritte poche parole ma capii subito.

Accendi il proiettore, così magari ti passa la voglia.

Feci come c'era scritto e mi sedetti sulla sedia. Pensai di essere preparata, ma mi sbagliavo.
Partì un filmato di Justin ed una ragazza ripresi in una stanza, lui la sovrastava e non riuscivo a vedere che cosa succedesse ma il suo pianto disperato mi rese la situazione più chiara.
Probabilmente stava per stuprarla e chissà cosa. Aveva in mano un coltello e le parlava così piano che non riuscii a capire neanche una parola.
Ecco il suo lato oscuro emergere, eccola la rabbia, il rancore, la paura.
Lui poi si avvicinò a lei e lentamente le sfilò la maglietta, poi i pantaloni e lei urlava e cercava di dimenarsi come poteva. Non le lasciava spazio, le stava addosso e non si spostava e iniziò a baciarla sul collo e poi sulla bocca. Le tolse anche le mutandine e decisi di non guardare, non volevo davvero vederlo. Non potevo neanche concepire che potesse fare cose simili e pensai alle sue parole, e al fatto che si era acceso qualcosa in lui e tutto ciò che gli avevano inflitto si era ritorto contro di lui in questo modo. Pensai alla giornata precedente, a quello che ci eravamo detti e quello che avevo provato in quei momenti. Le urla e il pianto disperato quasi scomparse totalmente ma poi risuonò forte e chiaro nelle mie orecchie e aprii gli occhi per vedere che lui era completamente nudo e che dopo averla stuprata la stava uccidendo. Vidi la sua mano scagliarsi arrabbiata contro il corpo esile e indifeso di quella ragazza, mi ribollì il sangue nelle vene, ero arrabbiata e un po' delusa.
Continuavo a non guardare il video cercando di distrarmi. Non appena avvertii che il filmato era finito riaprii gli occhi e iniziai a pensare razionalmente e a mettere in ordine i miei sentimenti e le mie emozioni.
Provavo rabbia perché sapevo bene che Justin non è quello, che lui è altro, che è una persona buona e gentile e altruista e loro lo avevano rovinato, lo avevano cambiato, distrutto.
Sentivo anche un po' di delusione perché aveva lasciato i suoi demoni negativi prevalere e si era sfogato su una ragazza che non aveva fatto nulla.
Ero dispiaciuta per lei, e sentivo questo bisogno di riscattarla e di farla pagare a chi aveva organizzato tutto.
E alla fine avevo paura.
Ero spaventata da un possibile cambio d'umore di Justin, avevo paura che potesse fare lo stesso a me, che questo suo lato potesse uscire in mia presenza. Però mi fidavo. C'era qualcosa che mi diceva di fidarmi, e nel bene o nel male, ho sempre ascoltato quella parte di me che parlava dal profondo. Forse stavo solo cercando di proteggerlo, ero solita farlo. Cercavo sempre di proteggere e giustificare le azioni di tutte le persone a cui tengo, non tenendo in considerazione la possibilità di potermi sbagliare.
Non sapevo cosa sarebbe successo dopo il filmato.
Mi piombò in testa un altro pensiero: come facevano a sapere che ero stata tutta la notte con Justin? Non lo sapeva nessuno e nessuna telecamera ci aveva ripresi. Nei corridoi non ci sono. Sono presenti solo nelle stanze in cui ci torturavano.
Non lo sapeva nessuno, pensai. Tranne Mark. Lui ne era a conoscenza ma non potevo credere che potesse essere stato lui; eppure durante quel tempo si era comportato in modo differente con me, era freddo e nel suo sguardo forse c'era quel senso di colpa che provi guardando la persona che hai tradito. Non poteva essere possibile.
Dovevo trovare un altro modo per comunicare con Justin. Dovevamo iniziare a farlo di nascosto o non sarebbe più successo non potevo più fidarmi di Mark e lui doveva saperlo.
Passai altre tre ore almeno lì dentro, da sola con i miei pensieri, fino a che non arrivò la mia guardia per portarmi chissà dove. Cercai di essere il più normale possibile senza fargli capire assolutamente nulla, avevo bisogno che si fidasse.
Lo abbracciai quando lo vidi senza dire niente, nonostante la mia voglia di prenderlo a testate fosse davvero forte.
"Tutto bene?" Mi chiese.
"Come al solito, niente di nuovo" sorrisi lievemente poi continuai.
"Sai Mark, ho visto che alcune ragazze tengono un diario e mi piacerebbe averne uno anche io. Magari puoi procurare anche a me dei fogli e una matita. Niente di impegnativo"
"Certo, possiamo prenderla subito se ci sbrighiamo" annuii e ci recammo verso una porta chiusa, che aprì con un pass. Ovviamente non avevo intenzione di scrivere nessun diario, non ne avrei avuto né il tempo né la voglia, ma avevo bisogno di qualcosa per comunicare con Justin senza farlo sapere a Mark.
"Ho preso tutto, lo andiamo a lasciare nel dormitorio e poi ti devo portare da qualche altra parte".
Mentre ci dirigevamo verso la mia stanza sentii delle urla di dolore, strazianti e il pianto di qualcuno. Poi di nuovo degli urli e mi fermai. Capii di chi si trattava.

Justin.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 01, 2022 ⏰

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