Solitamente le ore scolastiche sembrano interminabili, ma quel giorno, con Robert accanto, passarono velocissime. Facemmo solamente tre ore, essendo il primo giorno. Al suono della campanella tutti i compagni di classe si alzarono e uscirono rapidi dall'aula, sognando il pranzo o semplicemente di uscire da quel posto che, detto chiaramente, i ragazzi odiano. Jhonny fece lo stesso. Mi alzai e provai a seguire Jhonny, quando Robert mi afferrò per un polso. Il contatto con quel dio greco mi fece rabbrividire. La professoressa di biologia lasciò la classe, senza neanche accorgersi della nostra presenza. Mi voltai e Robert mi stava fissando.
<<Che succede?>> gli chiesi, con un nodo alla gola probabilmente provocato dal suo sguardo immenso.
Lasciò il mio polso. Si fece serio e poi parlò.
<<Se sei a piedi, ti riporto io a casa, ho il motorino parcheggiato qui, davanti a scuola.>> mi guardò, attendendo una risposta.
Sorrisi, poi guardai a terra.
<<Effettivamente non ho neanche il foglio rosa.>> dissi un po' imbarazzata sorridendo.
Robert scoppio in una risata, poi scosse la testa sorridendo e si alzo, prendendo lo zaino sulle spalle.
Uscimmo da scuola e tutte le ragazze dell'istituto si voltarono davanti a tanta bellezza. Io mi avvicinai a Robert, vantandomi quasi.
<<Allora, dove abiti?>> chiese mentre tirava fuori le chiavi del motorino dalla tasca dei pantaloni.
<<Via Donatello. Sai dov'è?>>
<<No, non la conosco. A dir la verità, non conosco nessuna via in questa zona.>> rispose accennando un sorriso.
<<Giusto, mi sono dimenticata di chiederti alcune cose.>> esclamai quasi dispiaciuta dall'apparente poco interesse.
<<Rimandiamo a dopo l'interrogatorio.>> disse ridendo mentre mi porgeva un casco, tutto nero.
<<Scusa, non volevo metterti in imbarazzo.>> forse le mie domande lo avrebbero messo a disagio, forse non aveva voglia di raccontare alcune cose.
<<Violett, non hai capito.>> disse sorridendo.
<<Ora sali in motorino e dimmi dove dobbiamo andare, una volta arrivati sotto casa tua, chiedimi quello che vuoi.>>
<<Certo.>>
Robert montó sul motorino e mise in moto. Dopo di ché si mise il casco. Montai dietro di lui e allacciai il padellino nero che mi aveva dato pochi minuti prima. L'idea di stringere le braccia intorno a lui era molto attraente, ma mi trattenni e posai le mani sulle 'maniglie' posizionate ai lati della sella per arreggersi.
Lo guidai fino al cancello del garage della mia famiglia, situato subito sulla destra del portone di casa mia e lo invitai a fermarsi lì .
Robert spense il motore e si tolse il casco. Scesi dal motorino e lo tolsi anche io.
<<Carino è qui.>> disse guardandosi intorno.
La strada era tranquilla, nonostante fosse in piena Firenze, le macchine passavano di rado.
<<Allora, Robert. Come mai hai cambiato scuola?>> non era mio solito impicciarmi nelle faccende degl'altri, ma ero troppo curiosa di sapere di più su di lui.
<<Non ho cambiato solo scuola, ho cambiato città. Mio padre è fiorentino, mia madre milanese. Lei è morta quando mia sorella maggiore, aveva quattro anni.>> lo interruppi <<Robert, scusa, mi dispiace, non sei obbligato a spiegarmi se non ne hai voglia.>> mi sorrise <<Tranquilla, mi fa piacere parlare con te.>> a quelle parole penso di essere arrossita come un peperone, grazie a dio trattenni il sorriso a trentadue denti che stava per scapparmi dalla bocca. Riprese.
<<Mio padre, Jake, si era trasferito a Milano per stare con lei e anche dopo la sua morte siamo rimasti lì. Ma ultimamente si è reso conto che a Milano non c'era più niente per noi e siamo venuti qua. Al momento sono ospite a casa dei miei nonni con mio padre, Rosa, mia sorella, è rimasta a Milano con il suo ragazzo.>> mi guardò. Non si aspettava una risposta. <<Robert.>> non sapevo se avrei mai trovato il coraggio di finire la frase.
<<Dimmi.>> rispose quasi preoccupato.
<<Sono sola a pranzo, se vuoi puoi rimanere.>> se non avesse accettato, probabilmente, mi sarei buttata sotto una macchina dall'imbarazzo.
Sorrise.
<<Certo.>> rispose scendendo dal motorino.
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Come in un film
RomanceDi una cosa ero certa: quelle, erano le uniche labbra che avrei voluto baciare per il resto dei miei giorni.