Settembre. È un mese buffo. Dopo il caldo insopportabile, è un mese quasi piacevole, come un libro scorrevole. Per una come me poi. Ho sempre amato la pioggia e le basse temperature. Era mezzanotte, finii di guardare il mio film preferito e spensi la luce. La sveglia era impostata, dopo un'estate senza orari era stressante l'idea di dover interrompere il sonno con quell'odioso suono. Allo stesso tempo, ero quasi eccitata all'idea di tornare a scuola. Nuovo anno, nuova vita, giusto?
Il mattino seguente preparai lo zaino. Non feci colazione, avevo lo stomaco tappato. Mia madre dormiva ancora. Lavora in una scuola dell'infanzia, come insegnante intendo. Sin da piccola, diceva che da adulta avrebbe fatto questo mestiere e che avrebbe avuto una figlia femmina e l'avrebbe chiama Violett. Eccomi qui.
Solitamente andavo a scuola in autobus, ma quella mattina ero particolarmente agitata e decisi di andare a piedi e di fare una passeggiata. Non sarebbero stati quei quindici minuti di camminata a stancarmi. Avevo una sensazione strana.
Non guardai neanche l'orologio, per questo arrivai a scuola con trenta minuti di anticipo. Il cancello era già stato aperto, ma il portone di metallo che permetteva l'accesso alle aule era sbarrato, anche se all'interno della struttura s'intavedevano delle luci. Probabilmente i professori erano già entrati a preparare le lezioni.
<<Violett!>> una voce familiare alle mie spalle.
Non esitai neanche un minuto. Senza dire una parola mi voltai di scatto.
<<Jhonny!>> risposi, mentre andavo velocemente incontro al mio migliore amico per abbracciarlo.
<<Non farti sentire durante le vacanze tu eh.>> mi disse quasi seccato mentre ricambiava l'abbraccio.
<<Sai meglio di me che ti ho chiamato molte volte, e non mi hai mai risposto.>> risposi liberandomi dalle sue braccia e facendo un passo indietro.
<<Le mie più umili scuse signorina, ma nessuna delle sue chiamate mi è arrivata. Forse se i miei genitori si decidessero a comprarmi un telefonino degno di essere chiamato tale.>> disse sorridendo.
<<Sei il solito scemo.>>
<<E te la solita polpetta.>> polpetta, è così che mi aveva soprannominata l'anno precedente. Senza mai un vero e proprio motivo, o meglio, secondo lui era una cosa tenera.
In quel momento mi accorsi che il cortile della scuola si stava riempendo. Salutai alcuni dei miei compagni e mi diressi insieme a Jhonny all'interno della struttura, che la bidella aveva appena reso accessibile tra bofonchi vari e insulti agli alunni: animali, pesti ecc.
Si chiamava Beatrice, era una di quelle persone con un'età indefinita, tra i quaranta ed i sessanta anni; ed era senza dubbio la donna più scorbutica che io avessi mai visto. Ma senz'altro era un viso familiare ed era quasi un piacere rivederla dopo quasi tre mesi.
Entrammo nella nostra aula per primi e, ovviamente, occupammo il banco in ultima fila, sulla destra. Più lontani dalla cattedra si è, meglio è.
I banchi erano disposti in tre file per tre, composte da tre banchi ogni passaggio. Jhonny occupò il posto vicino alla finestra, tanto per distrarsi meglio durante le lezioni. Di conseguenza alla mia sinistra, rimase un posto libero. Parlammo un pochino delle nostre vacanze estive, mentre la classe si riempiva, interrotti poi dall'entrata della professoressa di storia in classe ( che tutti odiavamo ).
Il banco accanto al mio era ancora vuoto e la lezione era iniziata. Ogni ora, il professore abbandonava l'aula, sotituito dall'insegnante dell'ora successiva.
Al suono della campanella, quella donna odiosa bassa e rugosa, lasciò l'aula, dando la possibilità al professore di Geografia di entrare per svolgere la sua materia.
Green, era il suo cognome. Era il mio professore preferito, anche se la sua materia non mi affascinasse poi così tanto.
<<Buongiorno ragazzi, avete passato bene l'estate?>>
<<Buongiorno professore.>> rispondemmo in coro mettendoci in piedi. Sembrava quasi un rito oramai. Ventisette voci differenti che ad ogni cambio dell'ora 'recitavano questa preghiera'.
Ci riaccomodammo ai nostri posti, quando entró la bidella in classe con un pezzetto di carta in mano, probabilmente strappato da qualche vecchia circolare.
<<Professor Green, mi risulta che lei, essendo l'insegnante della seconda ora, debba fare l'inserimento dei nuovi alunni. Sono al piano di sotto, davanti alla portineria che aspettano, due ragazzi e una ragazza.>> disse, stranamente con tono allegro, tono che non le si addiceva proprio.
<< Oh, sì, certamente, il preside mi aveva informato. Li faccia salire pure.>> rispose, con un eleganza innaturale.

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Come in un film
عاطفيةDi una cosa ero certa: quelle, erano le uniche labbra che avrei voluto baciare per il resto dei miei giorni.