Non ho motivo di esistere.
Nè un motivo per non esistere.
Allora qual è il mio scopo? Perché sono stato creato e relegato in questo luogo?
Non ha importanza. Sono nato da solo e non vedo perché dovrebbe importarmi se ci fosse qualcuno.
Non l'ho mai capito, nè lo capirò mai.
Da quand'è che vivo in questa landa desolata, priva di ogni forma di vita?
Fiori. Animali. Altri della mia razza. Non esistono. Solo una grande landa di terra bruna, arida e oscura. Il cielo non ha sole, esistono soltanto le nere nuvole, cariche di pioggia, ma che non esplodono mai in tormente o tempeste. Non credo che mai l'acqua abbia toccato questo terreno.
C'è solo la Pianura e la Collina. Forse la Collina è l'unica cosa diversa: da lì si può vedere tutto, ma è come guardare il nulla. Che gusto si può trovare nell'osservare una terra arida come quella?
Questo è il mio mondo.
Questo sono io.
Condannato ad una vita fatta di sola solitudine. Non che me ne lamenti , certo, non ho mai visto nient'altro. Ma una domanda recentemente si era affacciata nella mia mente: c'è forse qualcun altro? Esiste veramente un altro mondo o è questa la realtà in cui dovrò vivere per il resto della mia vita?
Un tonfo improvviso lo scosse dai suoi pensieri. Era stato impossibile non sentirlo: non vi era alcun altro suono se non quello del proprio respiro in quel mondo. Si alzò in piedi lentamente: era sì curioso di vedere che cosa avesse causato quel rumore, ma non ne era allarmato. Stava per scendere la Collina quando, dall'alto, vide qualcosa di completamente nuovo: una strana creatura era caduta esattamente ai piedi dell'altura.
"Ohi ohi..." si lamentava la creatura, molto probabilmente era caduta di schiena per terra.
Il ragazzo era rimasto affascinato: la creatura, d'aspetto decisamente femminile, aveva i capelli rosei scompigliati, gli occhi a mandorla di un azzurro celestiale, il corpo esile e snello coperto da una leggera vestaglia bianca - trasparente, due ali simile a quelli di una farfalla, con numerosi colori e schemi, ma allo stesso tempo trasparenti. La ragazza si stava ancora lamentando quando notò il ragazzo sopra la Collina. Per le prime non disse assolutamente nulla, rimase lì a fissarlo stranita, quasi sconcertata dalla presenza di un estraneo. I due rimasero a fissarsi così per un paio di minuti, finché il ragazzo non provò a parlare.
"Tutto bene?" Chiese lui, cordialmente.
Era questa la sua voce? Non aveva mai avuto bisogno di parlare, quindi non sapeva come fosse la sua voce.
"S-sì, s-sto bene..." rispose lei, allontanandosi lentamente dai piedi della collina. Sembrava fosse intimorita da qualcosa.
Il ragazzo scese la Collina, ritrovandosi davanti la ragazza.
"Ne sei sicura? Non hai una bella faccia, sei tutta pallida." Osservò lui, tentando di avvicinarsi.
La ragazza, notando che l'altro si avvicinava pericolosamente, alzò le mani davanti a sé.
"S-stai fermo! S-se ti avvicini ancora ti... ti colpisco!" Sembrava molto impaurita.
"Perché mi dovresti colpire?" Chiese lui, fermandosi. "Non ti voglio fare alcun male, volevo solo sapere se stavi bene..." disse lui, abbassando il capo.
Era la prima volta che incontrava qualcun altro e già veniva respinto: non capiva perché, ma si sentiva triste. La ragazza notò il comportamento di lui e abbassò le mani, avvicinandosi lentamente.
"Quindi... non vuoi il mio sangue?"
"Perché dovrei?" Chiese lui, alzando lo sguardo. "Sei la prima persona che incontro da..."
Si bloccò: non sapeva quanti anni aveva, né se c'era mai stato qualcun altro in quel mondo.
"Scusami..." chiese lei, mettendosi davanti a lui. "Ti avevo confuso per un nemico. Io sono Leila e tu?"
Lui alzò lo sguardo e guardò la ragazza: era più bassa rispetto a lui, ma non di moltissimo.
"Non... non ho un nome." Ammise lui, sincero.
"Non hai un nome?!" Chiese lei sconcertata.
"Nessuno me l'ha mai dato. Non ne ho mai avuto bisogno.... fino ad ora."
La ragazza si portò una mano al mento e ci rimurginò sopra.
"Uhm... ti chiamerò... Guy!"
Il ragazzo la guardò confusa, piegando la testa di lato.
"Guy?"
"Significa 'Tizio'! Non è carino?"
"Ehm..." lui si grattò il capo. "Non mi piace molto..."
"Oh..." la ragazza rimase un pò delusa. "Che ne dici di... Yami!" Esclamò trionfante.
"Uhm... Yami..." il ragazzo ripeté la parola un paio di volte per vedere come suonava. "Mi piace! Suona molto bene! Mi chiamerò Yami!"
Il ragazzo inconsciamente sorrise: aveva un nome!
"Leila e Yami!" Ripeté lui, incominciando a ridere.
La ragazza presa alla sprovvista da tanta allegria, incominciò a ridacchiare: che buffo personaggio che aveva incontrato. Yami si riprese dal suo delirio fatto di nomi e guardò Leila, leggermente confuso.
"Ora che mi viene in mente, come sei arrivata qui Leila?"
Leila parve per un attimo tibutante e si morse il labbro superiore. Poi scosse la testa e gli divolse un sorriso gentile.
"È stato a causa di un incidente: mi stavo allenando con la mia insegnante e i miei fratelli. Stavamo tentando di creare una specie di portale per muoverci più velocemente da una parte all'altra."
A questo punto sbuffò, leggermente imbarazzata.
"Eeeeeeee a quanto pare ho sbagliato, se mi trovo qui..." si avvicinò ai piedi della Collina e si guardò intorno. "Anche se non ho la più pallida idea do dove sia 'qui'."
"Ah, non chiederlo a me!" Rispose Yami da dietro, avvicinandosi.
"Cheeeeeeeeeeee?!" Si voltò lei di scatto, sbalordita e con la bocca spalancata. "Vorresti dirmi che non sai nemmeno in che luogo ti trovi?!"
Lui negò col capo, con le braccia incrociate e gli occhi chiusi.
"Tipo che non sai neanche come si chiama il tuo mondo?!"
Lui annuì velocemente, mantenendo la posizione.
"E immagino che tu non sappia nemmeno dove sia Zaravia, vero?!"
Stesso esito di prima. Leila sembrava completamente scioccata: si era totalmente persa! E ora come tornava a casa?
"C-ciò significa che non tornerò più a casa?!"
La ragazza cadde per terra con le ginocchia, portandosi due mani sul volto. Yami la sentì singhiozzare: stava... piangendo? Per un attimo non seppe cosa fare: non era abituato a certe situazioni! Notando che Leila non sembrava voler smettere, prese una decisione: si avvicinò di soppiatto alla ragazza e si abbassò vicino a lei. La ragazza non so accorse nemmeno che lui si era avvicinato e Yami, prendendola di sorpresa, incominciò a farle il solletico sulla pancia. Leila smise di singhiozzare e incominciò a a trattenere le risate.
"S-smettila!" Provò lei, cercando di farlo smettere.
Ma Yami non sembrava avere quella intenzione e incominciò ad aumentare il ritmo del solletico, andando il più veloce possibile.
"Yami smettila!!!" Continuava lei, ridendo come una matta.
Nulla da fare, non voleva smettere. Leila, con una delle due mani, prese i capelli del ragazzo e incominciò a tirare con forza.
"Ahio!" Gridò lui, mollando la presa. "Mi hai fatto male!"
"Ma tu non volevi smetterla!" Protestò lei, alzandosi in piedi.
"Sì, ma potevi anche non tirarmi i capelli!" Borbottò lui.
Improvvisamente il suo sguardo cadde sulla mano della ragazza: aveva in mano dei capelli di colore blu notte.
"Quelli... sono i miei capelli?" Chiese lui, indicando la mano di lei.
Lei piegò la testa di lato e si mise ad osservare la sua mano.
"Sì, sono i tuoi capelli, come mai te ne stupisci?"
"Non so nemmeno che aspetto ho." Rispose lui, ancora affascinato dalla scoperta.
"Davvero?" Chiese Leila, ma lì per lì si diede della stupida: con cosa si poteva essere specchiato, se lì non c'era assolutamente nulla? Sulla testa della ragazza si accese una lampadina: portò le mani davanti a sé, incominciando ad alzarle e ad abbassarle con un gesto ondulatorio.
"Speculo!" Esclamò lei, fermando il movimento.
Dal suolo arido e bruno incominciò a fuoriuscire una grande e spessa lastra di vetro. Yami indietreggiò di scatto, avendo paura che le potesse cadere addosso, ma si accorse che, una volta fuoriuscita completamente, la lastra si manteneva in piedi da sola. Si avvicinò lentamente, incuriosito e spaventato allo stesso tempo.
Poi si vide.
Era abbastanza alto, aveva una carnagione particolare, blu notte, i capelli erano dello stesso colore, ma solo un pò più scuri, le orecchie a punta. Ma la cosa che colpiva di più del suo volto erano gli occhi: aveva una doppia iride, il cui colore esterno era di un verde chiaro, ma non smeraldino, e quello interno castano chiaro. Indossava una camica bianca con sopra un giubbotto di cuoio marrone, dei pantaloni dello stesso colore e un paio di scarpe nere. Il ragazzo si toccò il volto, per verificare che effettivamente fosse lui. Provò a toccare lo specchio, ma questo si infranse con un rumore secco e i frammenti scomparvero nell'aria.
"Che cosa... che cosa sono io?" Chiese lui, rivolgendo il suo sguardo a Leila.
"Non lo so..." la ragazza scosse il capo, pensierosa. "All'inizio credevo fossi un Elfo del Sangue, ma i tuoi occhi non sono rossi. Non sei neanche un Elfo della Notte, perché sei più alto e hai le orecchie a punta rivolte all'indietro."
Il ragazzo abbassò la testa, sconfortato: aveva visto come era fatto, ma non sapeva ancora chi era veramente.
"Tu... sei speciale..." Leila si avvicinò lentamente davanti a lui.
"Vorrei tanto sapere chi sono..."
"Ti aiuterò!" Rispose lei, in tono serio e leggermemte rossa in volto.
"Sul serio?!" Esclamò Yami, entusiasto. "Lo faresti veramente per me?!"
"S- Sì!" Disse lei, ancora rossa. "Appena uscirò di qui..."
L'elfo si mantenne il mento con una mano: come poteva fare...
"Potresti provare a creare un portale per tornare a casa... pensando alla tua famiglia..."
Gli occhi della ragazza si riempirono di gioia.
"È un'ottima idea! Sei un genio Yami!"
Yami si grattò il capo imbarazzato e ridacchiò nervoso.
"Ehehheheeh...grazie!"
La ragazza si concentrò con forza sulla sua casa e riuscì ad aprire un portale, molto simile ad un buco azzurro, e si diresse verso di esso.
"Ritornerai?" Chiese Yami, allarmato.
La ragazza si girò di scatto e gli sorrise.
"Certo! Te l'ho promesso!"
La ragazza attraversò il portale e scomparve. Il silenzio ricadde nuovamente nel mondo. Ora tutto gli sembrava più vuoto senza di lei. Risalì la Collina, ripensando allo strano e nuovo incontro che aveva fatto quel giorno. Si sedette come era solito fare, ma si accorse di un nuovo particolare.
Una rosa blu notte era cresciuta di fianco a lui.
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The Light of a Dark Heart
FantasiDedica a colei che mi ha illuminato, annientando parte della mia oscurità. Ovviamente sotto forma di Fantasy, il nostro genere preferito.