Primo Step.

51 3 4
                                    

Da quando sono nata mi viene ripetuto che la paura non è una debolezza ma la mia più grande fortuna.
L'ho pensata anche io così per gli ultimi vent'anni della mia vita, fino ad oggi almeno.
Ovvio, non per tutti è così. Non parlo solo di opinioni e punti di vista, quello che sto dicendo è molto più oggettivo.
Io sono una Strega. Ok, non una strega come tutti pensate: non posso volare su una scopa e preparare filtri d'amore. Non posso neppure fare incantesimi, salvo uno: posso controllare la paura delle persone.
Esatto, posso scoprire il vostro più grande terrore e usarlo contro di voi, farvi credere che sia reale.
Mi sono salvata molte volte da molti tipi di nemici in questo modo, ovviamente. Ma, come ho detto prima, per i miei nemici è uno svantaggio. Hanno iniziato ad aver paura del fatto stesso di aver paura.
Ho visto molti tipi di paure. Ci sono le più ovvie come il buio, la morte, perdere una persona cara, e poi ci sono quelle che ti fanno capire veramemte qualcosa sul tuo nemico: l'essere dimenticato, non riuscire a diventare ricco o dover rinunciare ai proprio sogni.
Tutti hanno una paura che non può essere domata e su tutti il mio potere ha lo stesso effetto: la sconfitta.
Quindi ora vi starete chiedendo perchè ho cambiato idea.
Semplicememte ho scoperto di non essere immune al mio potere e l'ho scoperto nel peggiore dei modi.

Mi trovavo in un locale, seduta da sola in un angolo del bancone. Non ho mai sopportato di stare troppo vicina alla gente...più lo spazio si riduce e più sento in maniera chiara i loro timori, anche non volendo.
Non posso escludere gli altri dalla mia testa e alle volte la cosa minaccia di distruggermi.
Un ragazzo occupò il posto accanto al mio. Quel locale era pieno di persone diperate, piene di problemi e paranoie, con tutto il fracasso che facevano le loro paure non mi accorsi subito di quello che doveva sembrarmi evidente: non riuscivo a sentire quel ragazzo.
Cavolo.
-Roxanne?- chiese il ragazzo. Aveva una voce calma che mi fece mettere ancora più in allarme. E poi come faceva a conoscere il mio nome?
-chi lo vuole sapere?- dissi. La mia voce non era tremante, nessuno meglio di me sarebbe riuscito a nascondere il terrore.
Il ragazzo sorrise. Aveva una faccia anonima ma allo stesso tempo molto carina.
-credi di aver bisogno di saperlo?- chiese.
Scossi la testa -no...l'unica cosa che mi serve sapere è cosa sai di me-
Lui annuì, visibilmemte compiaciuto della mia intelligenza.
-io so che tu sei una Strega e so quello che fai...-
-io mi difendo-dissi, cercando di mantenere il controllo. Ora l'emozione dominante era la rabbia -non faccio del male a nessuno che non cerchi di farlo a me-
Lui scosse la testa -non è questo il punto. Dovresti essere più discreta, meno...appariscente-
Mi guardai. Jeans, maglione e scarpe da ginnastica, tutto coronato da degli anonimi capelli color cioccolato abbinati agli occhi.
-in che modo sarei appariscente?-domandai, il sarcasmo che mi uscì fu del tutto casuale e me ne pentii subito.
Il ragazzo mi fissò con uno sguardo talmente penetrante che mi fece venire i brividi -anche io sono uno Stregone, Roxanne. Anche io ho ucciso qualche umano...-
Trasalii. Io ne avevo spaventati molti, ma uccisi...
-...ma nessuno di quelli che mi hanno incontrato ricordano il mio volto o pensano che a questo mondo ci sia qualcosa di strano-
Scossi la testa -basta. Me ne vado-
Il tono con cui parlava era più che mi minaccioso. Metteva i brividi.
Pagai il conto e uscii dal locale. Era buio e l'aria era gelata.
-non abbiamo finito-il ragazzo riapparve di fronte a me.
Rimasi sorpresa e un po' spaventata dalla sua velocitá.
-ok, finisci di dire quello che devi e poi lasciami stare-dissi io secca.
Il ragazzo sembrava volermi fulminare con lo sguardo per la mia insolenza -non possiamo permettere che gli umani scoprano della nostra esistenza, Roxanne. Sono molti più di noi e i nostri poteri non ci salverebbero dal loro odio-
Odio. Un concetto che capivo bene e che avevo sperimentato sulla mia pelle.
-devo evitare che Streghe come te rivelino i nostri segreti agli umani-aggiunse.
-io non vado in giro a rivelare della nostra esistenza a tutti-sbottai indignata -se mi vuoi scusare...-
Feci un passo in avanti, cercando di superarlo, ma lui mi afferrò il braccio. La presa era salda e straordinariamemte calda. Sapevo cosa voleva dire tutto quel calore, tutta quella energia...
Quello che non immaginavo era che al mondo ci fosse qualcuno come me, qualcuno con il mio stesso dono.
Ovviamente non capii subito quanto io e lui ci somigliassimo, tutto quello che vedevo era una copia esatta di me stessa che mi bloccava.
Feci un salto indietro, andando a sbattere contro il muro.
-la prossima volta non sará un avvertimento-disse la ragazza dagli occhi color nocciola prima di scomparire.

Non mi ero mai chiesta prima quale fosse la mia paura più grande. Ho rimuginato un giorno intero su quella visione e ho capito di non aver paura di me stessa. Non ho alcun problema con le mie capacitá, non mi spaventano.
Quello che mi ha distrutto in tutti questi anni è il sentire la paura altrui e in questo modo il terrore è diventato un po' più vero, quasi materiale. Ora so di aver paura della paura stessa, quella che io faccio provare.
Trovo che in fondo questa potesse essere veramente l'unica cosa in grado di spaventarmi.

[931 Parole]
Spero vi sia piaciuta e di essere stata abbastanza chiara. Questa idea mi è venuta fuorì e mi è sembrata adatta per il concorso. Mettete una stellina e lasciate un commento se vi va!

Concorso di scrittura- A&DDove le storie prendono vita. Scoprilo ora