Capitolo 6

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Arretrò di un paio di passi ma una spinta da dietro lo catapultò nella stanza.

***

«Io vi lascio, devo andare al cesso!» con una risatina Alois si allontanò sentendo Dimitry che lo rimproverava per la sua solita finezza. Andò verso le scale e corse su velocemente per non interrompere il tentativo di Dimitry di chiarire i propri sentimenti.

"Speriamo che ci riesca..." pensò parecchio preoccupato, arrivando in cima alla scala. "Come fa Ren a non capire i suoi sentimenti?! E' così ovvio!" stava andando avanti e indietro per il lungo corridoio, dalla camera dell'odioso e tanto amato da Dimitry, alla piccola palestra.

"Visto che ci sono, potrei divertirmi un po'" con un ghigno divertito si fermò davanti alla camera di Ren "Scusami tanto Dimitry, ma a me questo tipo proprio non va giù" pensando ciò, aprì la porta, di sicuro non con l'intenzione di sistemare il trambusto che si aspettava prevalesse nella stanza.

«Ma che?!» non fece in tempo a dire altro che si trovò a terra, senza sensi.

***

Dopo aver abbassato la maniglia, venni trascinato dentro e la porta si chiuse alle mie spalle con un forte colpo, il buio si impossessò dell'abitazione. Preso di sorpresa lanciai un gridolino e non feci caso allo strano formicolio che iniziava a salirmi dalla punta delle dita alle braccia, la leggera nebbia nella stanza e un odore fin troppo dolce e sgradevole. Però, mi accorsi dell'enorme statua (ero sicuro che questa statua fosse nella cantina; Atena) che mi stava dinnanzi e sembrava guardarmi dritto negli occhi, con i suoi di pietra... aveva un carillon in grembo. Rimasi paralizzato e non riuscendo a emettere nemmeno un suono, indietreggiai di lato cercando di afferrare la maniglia interna della porta, ma inciampai in qualcosa, anzi in qualcuno. Alois era steso con il viso contro il pavimento, nemmeno il tempo di assimilare lo shock che mi ritrovai come lui.

***

Ren cadde a terra, inciampando in qualcosa di morbido. Cercò di rialzarsi ma fu prevalso da un forte giramento di testa, che lo fece ricadere a terra. Cercò di abituarsi al buio pesto che dominava nella sua stanza molto, più che in tutto il resto della casa. "Strano, eppure avevo lasciato la finestra con le tende aperte... dovrebbe esserci almeno la luce proveniente da fuori." Si girò per vedere in cosa aveva inciampato e si accorse con orrore che si trattava di Alois, e poco distante da lui si trovava Dimitry. Un brivido freddo lungo la schiena e corse da loro.

«Dimitry! Alois!» li chiamò più volte e li scosse ma non ricevette nessun segno. Sentì qualcosa di duro contro la propria schiena e si girò di scatto. Un volto di pietra lo stava osservando, un braccio proteso verso di lui, l'altro che reggeva un carillon.

Si ritrovò anche lui steso sul pavimento freddo, privo di sensi, mentre la porta della stanza si apriva, facendo entrare un'altra figura minacciosa, che affiancò la statua della Dea Atena, e chissà, magari la Dea stessa.

***

Aprii gli occhi ma vidi soltanto buio. Ero steso o in piedi? Non riuscivo a capirlo, come se stessi nuotando nella densa oscurità. Ad un tratto mi sentii cadere, come in quegli incubi dove sei cosciente ma non riesci lo stesso a impedire la caduta; ma quello non era un sogno, non poteva esserlo, ma non poteva nemmeno essere la vita reale (mi ricordavo di essere entrato nella stanza di Ren), e allora dove ero? La caduta si arrestò sul pavimento duro e freddo.

"Do-dovesono?" frastornato mi tirai su coi gomiti e guardai dritto davanti a me. "Sonoevidentemente caduto, ma non mi sono fatto male... non è importante adesso!" mitrovavo presubilmente in una chiesa, visto il pavimento di marmo, l'altare e lagrande navata, che nella penombra sembrava infinita. Cercai di capire come fossepossibile ritrovarmi lì ma i miei pensieri vennero interrotti da una voce.

«Allora Dimitry, noi dobbiamo andare, mi raccomando!» rabbrividii nel sentire quella voce così familiare, ma che non udivo da tempo.

«Si mamma, me lo hai già detto! Starete via solo due settimane, poi!» il ME del passato sospirò seccato.

«Allora Alois, vedi di tenere d'occhio questo ragazzino, che non faccia stupidate.»

I miei genitori ci salutarono, ma io non potevo sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrei rivisti.

"Perché?! Perché vuoi farmi ricordare?!" con gli occhi che mi bruciavano per le lacrime che cercavo di trattenere, corsi verso i miei genitori che si stavano allontanando.

«Madre! Padre!»

«Oh, Dimitry, cosa ci fai qua?» mi stavano parlando come niente fosse, erano lì davanti a me, vivi e vegeti. Ormai le lacrime scendevano incontrollate sulle mie guance mentre mi fiondavo su di loro.

«Dimitry, cosa c'è? Mi stai facendo preoccupare» con la sua solita risata cristallina, mia madre mi accarezzò la testa.

«Ma voi dovreste essere...» all'improvviso mi sentii cingere da dietro da un braccio rigido e freddo. Mi voltai e inorridì alla vista di ciò che mi trovai di fronte. Un'altra statua, diversa da quella nella stanza di Ren, ma l'avevo comunque già vista. "Ah! È la statua di Efasto." Il suo volto si tirò in un ghigno perfido e parlò.

«Vuoi rimanere con loro?» non muoveva le labbra di pietra, ma la sua voce penetrava nella mia mente facendomi accapponare la pelle.

«Cosa?» ero troppo spaventato e stordito per articolare qualcosa di più

«Rispondimi mondano, vuoi rimanere con i tuoi genitori?»

«Perché, dove mi trovo? Dove sono Alois e Ren?»

«Non rispondere a una domanda con un'altra. Quando sarà necessario lo saprai»

«Dimitry vieni, è ora di andare» con un sorriso i miei genitori mi porsero la mano e mi fecero segno di seguirli. Volevo davvero andare con loro, mi erano mancati davvero tanto dopo il loro incidente, così feci qualche passo avanti. Ma, di nuovo, una voce che invocava il mio nome mi fermò.

«Dimitry!» Ren era lì, che mi correva incontro.

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