Capitolo 7

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Massaggiandosi il capo, Alois si mise seduto e si guardò intorno spaesato. "Immagino di aver sbattuto forte la testa, perché se no, non riuscirei a spiegarmi dove sono" Si trovava al centro della grande navata di una cattedrale. Si alzò e con un sorriso divertito cominciò a camminare verso la grande porta della chiesa. "Se mi trovo qui sarà di sicuro un dono dal cielo! Sono stufo della solita routine, questa sarà una bell'avventura!".

Non durò molto la sua felicità, quando, dopo aver aperto la porta, si ritrovò esattamente al punto da dove era partito. Con una risata irritata corse verso il portone e, di nuovo, dall'inizio. "Può darsi che non sia proprio un dono..." spaventato Alois si incamminò nel verso opposto, avvicinandosi ad una statua di un angelo.

«Hey che ci fai qui? Non eri nella cantina di Ren?» stette un po' in silenzio, guardando quegli occhi di pietra. "Che patetico, sono così solo da parlare con una statua" sorrise amaramente a quel pensiero, spostandosi e sedendosi su una delle tante panche della Chiesa. Si girò subito, quando sentì il portone aprirsi e si nascose dietro una pesante tenda impolverata di fianco all'altare quando vide chi, o meglio, cosa stesse entrando.

«Gea, eccoti finalmente.» la voce della statua appena entrata risuonava nella mia testa, facendomela girare un poco, ma mi ricomposi, per non perdermi nemmeno una parola.

«Eolo.» Gea parlò avvicinandosi. «gli altri sono con i due mondani?»

"Ren e Dimithy, spero stiano bene"

«Si» ghignò in risposta «ci manca solo la ragazzina bionda da trovare, credevo fosse qua.»

"Hey! Ragazzina?! Quel coso si riferiva a me?!" reprimette i suoi bollenti spiriti per non essere scoperto. "O no! Sono passato praticamente davanti a Gea prima! Sono finito."

«Qui non è arrivato nessuno, tantomeno una ragazzina»detto questo, Gea voltò impercettibilmente il volto verso la tenda dove era nascosto Alois, per poi tornare a guardare Eolo.

"Oh, sembra non mi abbia riconosciuto... ma non è possibile che non mi abbia visto"

Confuso stette a guardare Eolo che si allontanava fino ad uscire, poi Gea scomparve attraverso una parete, e senza pensarci, si buttò anche lui al suo seguito.

"Magari mi conduce dai miei amici..."

***

«Ahi!» con una fitta di dolore alla testa, Ren si alzò dal pavimento freddo. Gli girava la testa ma non ebbe nemmeno il tempo di capire dove fosse, che sentì un peso sulla spalla e si girò. Si ritrovò davanti al viso la statua di Poseidone, come si trovasse lì non lo capiva. "A proposito, lì dove?" fece un lento giro su se stesso e capì di trovarsi in una chiesa.

«Ragazzino.»

La voce che sentì sembrava provenire da tutti gli angoli della cattedrale e da nessuna parte. Gli entrava direttamente nella testa. Superato il momento di smarrimento, la voce parlò di nuovo.

«Sono qui, davanti a te stupido umano.»

«EH?!» davanti a Ren c'era solo la statua... non è possibile fosse stata lei a parlare. O almeno era quello che gli diceva il buon senso. «Quindi sei Poseidone? Proprio quello vero? Che succede? Dove sono?»

«Qui sono io a fare le domande! Ma non hai sbagliato, sono Poseidone, e adesso mostrami il tuo rispetto.» la voce rimbombò rabbiosa dentro di Ren. Anche se era una statua gli stava già antipatico.

«Che caratterino.» aveva parlato ad alta voce senza rendersene conto.

«Tu dannat- »fu interrotto da un'altra statua che entrò, anzi, apparve letteralmente dal nulla.

«Poseidone.»

"Ecco, ti pareva che ne arrivava un'altra" pensò mentre restava a guardare i due.

«Atena!»

"Ah è lei, ormai non mi stupisco più."

«A che punto siamo qui?» stava trattando Ren come un oggetto e questo non gli piaceva. Non aveva tempo da perdere qui, doveva parlare con Dimitry.

«Non abbiamo ancora iniziato.» detto questo Poseidone si girò verso Ren e lui si sentì cadere, e la mente annebbiarsi come quando entrò nella propria camera.

Poi il buio.

***

«Ren! Hey Ren,amore!» una voce femminile lo chiamava, una voce che non riconobbe subito.

«Mmmh, ancora cinque minuti, anzi facciamo dieci.» con un sorriso assonnato si girò e aprì appena gli occhi, solo per vedere appena il viso della persona che lo aveva svegliato.

«Dai alzati, dobbiamo andare a lezione!» Gemma gli diede un bacio a stampo e gli solleticò le guance con i suoi capelli appena tinti d'azzurro.

«Mi sono addormentato nella pausa pranzo?» le chiese tirandosi su dalle sue gambe, che usava come cuscino.

Rise. Una risata bellissima, ma non quanto quella di un' altra persona, che non riusciva a ricordare.

«Come al solito! Ora andiamo, che la professoressa di chimica sarà già arrivata».

«Ricordami chi mi ha convinto a seguire le sue lezioni subito dopo pranzo, ah! Ma non sei stata forse tu?» le cinse la vita con un braccio e si avviarono giù dalla terrazza, verso il laboratorio.

«Alla buon ora! La campana è suonata da 10 minuti.» la professoressa li rimproverò e dopo aver accettato le loro (poco sentite)scuse, li fece sedere ai rispettivi posti, separati.

«Hey Ren, dov'eri finito?» Alois, il suo inspiegabile migliore amico, lo prese per il braccio e lo trascinò giù alla sua altezza per non alzare troppo la voce. Strano, gli sembrava che il suo amico fosse qualcun altro.

«Mi sono addormentato sulla terrazza.» gli sorrise di rimando, vedendo la sua faccia poco stupita del suo comportamento.

Il resto della lezione passò veloce e in poco tempo si ritrovò di nuovo con Gemma.

La abbracciò e lei lo guardò con quei suoi occhi verdi... verde muschio.

«Ti amo»gli disse la ragazza e lui rispose automaticamente:

«Anch'io,ti amo così tanto Dimitry.»

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