CAN YOU HEAR ME?

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24 dicembre 2010.
"Ciao amore mio. Quando leggerai questa fottuta lettera probabilmente io sarò più di là che di qua. Mi dispiace. Mi dispiace infinitamente. Non credere che io l'abbia fatto perché con te non stessi bene. Non crederlo. Mai.
Non piangere, non è colpa tua. Anzi.
È colpa di quella cazzo di dose con non riuscivo a levarmi dalla testa e di quella fottuta situaziome che non riesco a sopportare, perché sono debole, non come te.
L'eroina gioca brutti scherzi e tu lo sai.
Adesso mi starai bestemmiando contro e ringrazio dio di non poterti vedere perché a quel punto non servirebbe una stupida droga per ammazzarmi. Basteresti tu. Che quando soffri mi si spezza il cuore.
Adesso starai piangendo, lo so perché ti conosco troppo bene. Come me probabilmente adesso ti starai chiedendo perché io l'abbia fatto.
Ovviamente non ti lascerò senza una spiegazione, ogni storia ha la sua e la mia è questa, anche se ovviamente la sai già...
-Era una fredda giornata invernale e ero appena uscito dal centro riabilitazione per drogati. Io e te avevamo litigato e stavo da schifo. In più c'era in ballo il bambino. Quello che però non avevo avuto con te. Litigammo perché tu mi dicesti che quella zoccola di Clary stava sfruttando la mia presenza fingendosi incinta e volevi che io rimanessi piuttosto con te, che eri incinta da poco più di quattro mesi e non la smettevi di vomitare. Me lo ricordi, certe volte non mangiavi nulla e vomitavi. Vomitavi pure l'anima secondo me. Ovviamente io non credetti a nessuna delle tue parole. Dovevo ritenermi così fortunato che tu mi avessi perdonato, essendo stato con un'altra, per svago, durante la nostra relazione, ma in quel momento non ci pensai e andai subito da Clary, lasciandoti sola in casa.
La casa di Clary distava poco dalla nostra così dopo cinque minuti di macchina, mi ritrovai davanti alla sua porta. Avendo le chiavi aprii senza indugiare. Volevo farle uno scherzo. Così mi avvicinai alla camera da pranzo, dalla quale udii la sua voce squillante, a passo felpato. Mi appoggiai contro il muro della stanza da pranzo e così sentii quelle parole agghiaccianti. "La presa in giro sta andado bene, Luke non sospetta nulla. Fra poco lascerà quella mocciosetta e verrà a stare qua da me. Quando sarò riuscita nel mio intento fingerò di avere un aborto naturale e a quel punto potrò smettere di far finta di essere incinta. Oramai ce l'ho in pugno". Mi si gelò il sangue a quelle parole. Me ne resi conto. Quella volta non gli e l'avevo fatto io, lo scherzo. Ma si erano invertiti i ruoli. Così "vaffanculo Clary, vai a farti fottere da altre persone. Io ne ho piene le palle di te. Mi hai mentito brutta zoccola." sputai amaramente. Lei si limitò a piangere e a urlarmi che mi amava, ma io non ci credevo e non volevo. Perché io amavo un' altra persona. E quella persona eri tu, Becky.
Così ritornai da te e mi scusai, mi scusai con le lacrime agli occhi che minacciavano di liberarsi non appena ne avrebbero avuto la possibilità. Tu mi perdonasti per l'ennesima volta e io mi sentii un disastro assoluto. Così ti presi i polsi, ma tu li tirasti indietro. E poi li notai. Notai la lunga scia di tagli sul tuo polso. E così piansi. Un pianto liberatorio perché sapevo di essere io la causa di tutto quello e la situazione mi stava lentamente deteriorando. E così iniziasti a piangere anche tu.
Così ti ripresi i polsi.
Tu chiudesti gli occhi e di scatto girasti la faccia dall'altro lato.
E poi lo feci.
Ti baciai ogni singolo taglio, fregandomene del sangue incrostato sulle ferite ancora aperte. Lo feci per farti capire che ti amavo.
Ma tu questo lo sapevi già. Ma io volevo essere più che certo che tu lo sapessi, perché il nostro amore volevo che durasse per sempre.
E avrei amato ancora di più quella piccola creaturina che da li a poco avrebbe riempito le nostre giornate di pianti, di urla, di pannolini e di amore.
Passarono così velocemente altre due settimane che quasi non me ne accorsi. Trovai perfino un lavoro in un ristorante in quel breve tempo.
Quella mattina ero al lavoro. E successe la disgrazia. Clary, stupidamente, decise di vendicarsi. Entrò in casa nostra di soppiato e senza destare sospetti stette a fissarti per un tempo infinito, giusto per studiare ogni tua mossa. Ti vide, mentre versavi un po' di acqua in un bicchiere di cristallo. Poi ti venne un improvviso conato di vomito e dovetti corerrere in bagno. Colse il momento. Clary si diresse verso il tuo bicchiere e ne versò dentro una sostanza salina che, per nostra grande disgrazia, avrebbe causato gravi lesioni al bambino portandolo alla morte.
Clary se ne andò. E tu la bevesti, quella cazzo di acqua.
La sera ti portai all'ospedale e tutto sembrava colorarsi di grigio ogni secondo di più.
E dopo averlo saputo, non resistetti.
Corsi a casa a cercare quella merda di eroina. Ne caricai una siringa e me la iniettai direttamente nel braccio. Ma non bastava. No, quella volta no. Così ne presi un'altra e dopo averla caricata, mi bucai il braccio per la seconda volta in un giorno-
Non vado avanti a raccontarti questa storia di merda. Perché con essa sono arrivato al presente, anche se riesco a pensare ancora lucidamente, nonostante le due dosi di eroina. Lo so, piccola mia, ti avevo promesso di non ricaderci, ma il dolore esige di essere sentito. Ma io non voglio sentirlo e mi dispiace, perché ho scelto la via più facile. Quella meno dolorosa. E ti lascerò da sola. Sono un brutto pezzo di merda. Ma ti amo, Becky. Dio solo sa quanto ti amo.
È difficile pensare alle parole giuste, alle ultime parole, da regalare a una persona che probabilmente starà soffrendo a causa tua.
Per questo vorrei ringraziarti. Perché con te, mia piccola e dolce Becky, sono stato davero da dio. Si, bhe, togli i momenti in cui non capivo un cazzo a causa di quella fottuta dipendenza. Che poi alla fine la mia vera dipendenza eri tu. Ma non l'avrei mai ammesso se non sotto l'effetto di droga.
Il mio orgoglio era troppo forte, come il tuo del resto. E potrei contare sulle dita di una mano le volte in cui ci siamo detti ti amo, ed erano sinceri, erano le nostre promesse.
Scusami amore mio, ma incomincio a sentire il mio corpo pesante e credo che il mio addio terminerà da qui a poco.
Promettimi che non piangerai perché io sarò sempre li con te, te lo giuro. Buttala quella lametta, non ne hai bisogno. Sii felice Becky, sii felice per me.
Incomincio a non vederci bene mi gira la testa.
Ti amo Becky.
Scusa.
Mi mancheranno troppo le tue soffici labbra a contatto con le mie, i tuoi morbidi capelli ricci e biondi che mi piaceva tanto toccarte e i tuoi occhi grigi che incorniciano perfettamente il momento.
Sai, ho la vista completamente annebbiata.
"Puoi sentirmi?Sono dentro al tuo cuore."
Ricorda.

Infinitamente tuo,
Luke Hemmings."

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