Un cielo scarlatto.

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Che notte spettacolare...
Sapete quelle serate d'estate, tiepide, tranquille? Ecco, le stelle usavano il cielo come tela, disegnando costellazioni luminose, insomma una scena fantastica. Io stavo salendo al mio "luogo segreto". Non avevo mai mostrato a nessuno, in un certo senso era il mio rifugio quando avevo bisogno di staccare un po' da ogni cosa. Dopotutto però non era così sconosciuto come pensavo, infatti una volta arrivata ci trovai un ragazzo (mai visto prima) sdraiato su una roccia grande che veniva illuminata delicatamente dalla luce della luna. Guardava il cielo, ed era molto attraente, rimasi ad osservarlo per un po' finché non si accorse dei miei sguardi e si girò:

"Ciao.. "

"Ehm.. ciao."

"Come ti chiami?"

"Mi chiamo Silvia, tu?"

"Piacere Diego."

"Ehm scusa se chiedo o se sembrerò indiscreta ma non sei di queste parti vero?"

"Ahaha traquilla.." disse accennando un sorriso tremendamente sexy.

"Hai ragione, non sono di qua, sono venuto solo per l'estate."

"Davvero? E come hai fatto a conoscere questo posto? Sai sinceramente pensavo che oltre me non lo conoscesse nessuno."

Replicai io abbastanza stupita.

"Già, in verità io qui ci sono arrivato l'anno scorso, un po' per caso e un po' perché mi stavo annoiando. Ho tipo incominciato a cazzeggiare in giro, poi ho trovato questo posto e ne sono rimasto incantato, è bellissimo."

-Mai quanto te.-

Pensai e subito dopo aver realizzato che stavo -forse- iniziando a interessarmi un po' troppo a lui mi ricordai che ero già FELICEMENTE impegnata con qualcuno è lì tutte le mie 'fantasie' si spensero.

"Eh si hai proprio ragione."

Affermai con il tono di una appena caduta dalle nuvole, per questo mi schiarii un po' la voce e continuai più seria con gli occhi rivolti al cielo.

"Io vengo in questo posto magico la notte, da sola, a pensare e riflettere. Molte decisioni importanti le ho prese proprio su questa roccia sai."

accarezzai la roccia sulla quale eravamo seduti entrambi. Stranamente c'era freschetto e io ero molto scoperta la sera, incrociai le mani, le portai alle braccia e incominciai a sfregare su e giù con il fine di scaldarmi leggermente. Lui quando si accorse di ciò si avvicinò a me e mi abbracciò.

"Va meglio?"

mi chiese, con la sua voce calda che bastò a farmi arrossire di botto.

"S-si.."

Ero molto sorpresa da quel gesto improvviso, ero un peperone, nonostante fosse solo un abbraccio cazzo. Con quelle due parole è riuscito a farmi venire i brividi per tutto il corpo e a farmi bruciare il petto come non mi era mai accaduto prima.
Lo guardavo e ormai aveva capito che ero attratta da lui, credo proprio per questo, per il fatto che fosse consapevole che sarei stata ferma, qualunque cosa facesse, si avvicinò e mi baciò. Ero letteralmente ipnotizzata dai suoi occhi e anche se cercavo di staccarmi mi sentivo come sprovondare fra le sue grandi braccia, erano calde e lui emanava un profumo inebriante, non ce l'avrei fatta a resistere più. L'autocontrollo ormai era andato a puttane. Con un movimento delicato gli cinsi il collo diminuendo le distanza dei nostri corpi, lui espirò con un'evidente nota di eccitazione, portando la sua mano sul mio fianco. Mi spostò e mi guidò sulle sue gambe. Ero in braccio a lui. Era maledettamente bravo, sapeva come cazzo prendermi. Prima di andare troppo oltre mi fermai, mi alzai dalle sue ginocchia, lui mi guardò confuso, ma io in quel momento ero più confusa di lui non sapevo cosa fare, mille emozioni diverse creavano un oceano enorme che mi stava soffocando il cuore, ci stava annegando dentro.

"Scusa ma non posso andare oltre."

Dissi con le lacrime agli occhi causate dal grande casino che mi stava facendo rincoglionire come una pallina da ping-pong.

"No guarda scusami tu, ero stressato e ho sfogato la mia frustazione su di te.."

Mi rispose lui con lo sguardo basso, quasi come se volesse sfuggire alla vista dai miei occhi perlati di lacrime che li rendevano di un verde ancora più acceso.

-Minchia se quella la chiami frustazione.-

Pensai io.

"Diego."
dissi con tono dolce e triste
"scusa davvero."
Riuscii a pronunciare solo quelle tre parole prima di scappare via lontano da lui, dalle emozioni che mi faceva provare, dai suoi occhi bicromatici, magnetici. Avevo gli occhi annebbiati dalle lacrime perciò non vedevo benissimo dove stavo andando e improvvisamente inciampai su qualcosa che assomigliava alla radice di un albero. La botta mi fece realizzare di essermi persa. Era notte ed ero circondata da alberi, di sicuro quella di correre senza meta, al buio, da sola era stata proprio una genialata. Grande Silvia sei proprio un fenomeno. Però non mi impanicai, qua io c'ero già stata.. Nella mia mente riaffiorarono ricordi sfocati di quando ero piccola e nonno mi portava a fare passeggiate nel bosco, quelli erano veramente tempi felici, mio nonno era stato l'uomo della mia vita. In un certo senso Diego aveva un non so che di mio nonno.. Credo sia stato lo sguardo, così profondo e capace di farmi sentire protetta.
Ad un certo punto sentii una sensazione strana, come se del metallo freddo stesse premendo sotto il mio polpaccio, scesi lo sguardo e mi accorsi che c'era una chiave. La osservavo, era così bella e strana, color rame come i capelli di mia madre. Era anche molto delicata, portava decorazioni morbide, con motivi a spirale. Intanto però mi alzai da terra e incominciai a incamminarmi verso casa, quasi inconsciamente, mentre pensavo a tutte le opzioni possibili dell'impiego di quella chiave e soprattutto cosa avrebbe potuto aprire.

Questione di Sguardi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora