6-Come dei rifiuti

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Sono corso, senza pensarci due volte, prima verso il corridoio e una volta li volevo raggiungere la reception ma un boato terrificante e un' esplosione proprio poco davanti a me mi hanno fulminato! Ho ripreso i sensi poco dopo, mi ricordo di aver aperto gli occhi e aver visto la faccia di Luna che si assicurava che non fossi morto. Era bellissima.. ma non avevamo tempo da perdere: mi ha aiutato ad alzarmi, appena in piedi le ho spiegato cosa il professore mi aveva detto di fare. Ho detto di andare alle scale per non rischiare di rimanere bloccati ma quando eravamo quasi arrivati ci siamo abbattuti in un ascensore che ci ha tentati. Ho detto: "Rischiamo" e lei ha rischiato con me, abbiamo selezionato "S-Junk" e il mezzo è partito rapidamente! Mentre salivamo sfilze ininterrotte di boati dirompenti continuavano a spaventarci. Era tutto terrificante, ma non potevamo fermarci lì.

Noi, solo noi, e un'atmosfera apocalittica. La Terra, European City avevano subito un'imboscata militare. I danni erano stati devastanti anche se noi non lo sapevamo. E come se non bastasse quando le porte si sono spalancate, perché eravamo giunti alla sezione stabilita ci siamo imbattuti in uno scenario mozzafiato, ma in senso negativo. Quattro o forse più corpi carbonizzati da un missile nemico, nell'angolo, neri e mancanti di alcuni arti. Mi sono sentito finito, non sapevo quanto sarei riuscito a tirare avanti. Sentivo la morte vicina.. Ma ecco che in quel momento, Luna mi ha stretto la mano. L'ho guardata, era li con la testa alta e gli occhi chiusi, in un'espressione davvero esaltante. Ho preso coraggio grazie a lei, e ho attraversato il corridoio, costeggiando le vittime, anche io a testa alta tenendola per mano. Lì, in fondo, abbiamo letto la scritta Junk su una porta sigillata enorme. Ho preso l'aggeggio che mi aveva dato il professore e l'ho fatto scorrere sul dispositivo necessario per aprire la porta, si è spalancata rapidamente e davanti a noi si è rivelata una stanza gigante. Mostruosamente grande e sconfinata con al centro un ammasso incredibile di rifiuti e intorno una serie di capsule in cui venivano inseriti gli scarti e lanciati chissà dove nello spazio. Quel momento ero quello in cui ti tocca scegliere. Ma non era una scelta facile: significava lasciare tutto, lasciare la Terra, il luogo in cui ero nato e cresciuto. Pensavo di nuovo ai miei genitori, speravo non fossero morti e poi stavo cercando di capire chi avesse attaccato il nostro mondo, chi aveva potuto essere così pazzo da realizzare una tale carneficina. Sono rimasto lì sulla porta immobile, e Luna era al mio fianco che mi stringeva la mano. Non sapevo cosa fare, non sapevo nemmeno cosa lei volesse fare. Continuavo a vivere flashback della mia vita che stava finendo. In quel momento un altro lampo terrificante, più forte degli altri, ci ha stordito di nuovo. Luna se ne stava zitta, io con lei. Non sapevo cosa fare, ero terrorizzato. Abbiamo deciso di andare verso il grande pannello trasparente in fondo alla stanza per vedere cosa stesse succedendo fuori. Di corsa eravamo già lì, il panorama era spaventoso. European City era un ammasso di macerie, c'era più fuoco di quanto mai ne avessi visto in tutta la mia vita. C'erano cadaveri ovunque, corpi privi di vita circondati da laghi di sangue. E noi lì impotenti, inutili. Avevamo le lacrime agli occhi. Stavo per scoppiare in un'altra crisi di nervi, ma in quel momento una serie di navi spaziali nemiche ha circondato l'edificio, ormai completamente evacuato, in cui ci trovavamo noi. Non ho fatto in tempo a pensare perché, e così ingenuamente sono stato a guardare prima di vedere partire una serie di missili da ognuna di quelle navicelle. L'edificio stava per crollare come un uomo che sviene e cade a terra senza opporre resistenza. In quel momento non avevamo altra scelta: siamo corsi sulla capsula più vicina e sono entrato con Luna grazie al pass del professore. Non erano fatte per portare delle persone, perché ovviamente servivano per la spazzatura, infatti ero molto sorpreso di vedere una serie di sedili con imbottiture di sicurezza e un congegno, tipo quello delle montagne russe, che serviva per tenerti attaccato al sedile. Ci siamo seduti e legati in due postazioni vicine, poco dopo aver fatto iniziare il conto alla rovescia. Luna mi ha preso la mano quando ormai mancavano tre secondi.. 2..1.. Siamo schizzati in cielo ad una velocità folle verso non so dove, ma la destinazione era già predefinita e non potevo cambiarla. Davanti a noi, la capsula era caratterizzata da una parete trasparente, così potevamo vedere la Terra, la nostra città, distrutta, rasa al suolo. "Sono morti tutti, secondo te?" ho chiesto ingenuamente a Luna, pensavo ci fosse ancora una speranza, ma quando mi sono accorto che non intendeva rispondermi ho capito che lei l'aveva persa del tutto. Le ho chiesto che cosa si aspettasse di trovare una volta giunti a destinazione, ma lei, si capiva, non aveva voglia di parlarne. Sono rimasto a pensare a cosa avrei potuto fare, ero davvero impotente.. allora guardavo Luna che si era addormentata rapita dal dolore, dalla stanchezza, dalla tristezza. Pensavo a mia madre, una persona meravigliosamente dolce o a mio padre, anche lui un uomo sveglio e intelligente. Erano le persone che amavo di più.. più di chiunque altro.. ora però ero troppo stanco per rendermi conto di cosa fosse successo. In quel momento sono crollato anche io in un sonno profondissimo.

Io sono un rinnegatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora