One

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Sophia.

"Sophia Emerson! Vedi di sbrigarti oppure arriveremo in ritardo anche oggi!" urla mia sorella Maddie uscendo dalla sua camera e sbattendo la porta.
Fortunatamente siamo sole in questa casa oppure Mad avrebbe svegliato tutti.
Viviamo in un appartamento a Los Angeles da forse 4 anni e mezzo, piú o meno da quando nostro padre alcolizzato ha abbandonato sia noi che la mamma per un altra donna e nostra madre si è sposata per la seconda volta, quasi due anni fa, andando a vivere con il suo nuovo marito Thomas in Ohio.

Sono nella mia camera davanti all'armadio mentre cerco con lo sguardo qualcosa da mettermi per andare a lavorare.
Lavorando per la National Publisher,una delle più famose editorie americane, non posso di certo vestirmi come capita (parole di mia sorella), perciò ogni giorno sono davanti l'armadio per quasi mezz'ora cercando il perfetto outfit per andare in ufficio.
Fortunatamente oggi non ci metto molto a capire che anche questa volta andrò vestita come al solito: jeans neri, camicia a quadri nera e grigia, un maglione scuro di una o due taglie più grandi del mio solito e un paio di stavaletti con il tacco.
Nulla di troppo strano e appariscente.

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"Ragazze, vi siete svegliate alle 4:30 per essere arrivate qui in orario?" ci dice la segretaria della National, Marianne.
"Buongiorno anche a te Marianne, è un piacere vederti" dice Maddie.
Io mi limito a sorridere per poi andare alla mia scrivania.
Mentre mi siedo e sistemo le mie cose, due scatole piene di penne e cianfrusaglie varie, richiamano la mia attenzione.
La scrivania accanto alla mia è sempre stata vuota da quando mi hanno assunta pochi mesi fa, mi sembra strano abbiano deciso di assumere qualcuno proprio ora; -speriamo sia simpatica e divertente almeno saprò con chi passare le giornate quando non mi andrà di fare nulla- penso tra me e me.
Della mia nuova vicina di scrivania non si vede neanche l'ombra perciò inizio a lavorare ad un nuovo manoscritto di sole 462 pagine.

Arrivata a pagina 289 sento dei rumori provenire dalla scrivania accando alla miae decido di alzare lo sguardo per conoscere la nuova arrivata.
Per mia grande sorpresa la mia presunta vicina di scrivania è un ragazzo, e non posso sapere altro dato che è di spalle a forse un metro da me. Decido di fare la prima mossa e presentarmi così mi alzo e gli metto una mano sulla spalla facendolo girare di colpo.
"Ciao- dico sorridendo allegramente e porgendogli la mano- sono Sophia. Piacere di conoscerti."
Mi guarda strano, in un modo che non saprei mai decifrare ma poi sorride anche lui e mi stringe la mano presentandosi.
"Piacere mio. Sono Harry, una persona che per il resto della sua vita dovrà leggere e correggere manoscritti di persone sconociute." dice e ridiamo così forte che Marianne ci urla di smettere e di tornare al lavoro.
Non riesco a smettere di guarare Harry mentre leggo, tra un capitolo e l'altro mi fermo per osservarlo.

Ha dei bellissimi capelli castani e mossi, quasi ricci, che sembrano essere più curati e precisi dei miei; degli occhi che fanno quasi invidia agli smeraldi; le fossette alle guance quando sorride; la labbra rosa e carnose che farebbero fangirlare anche un sasso; è forse alto un metro e 85 ed ha alcuni tatuaggi sulle braccia.
Tra le risate con Harry e le poche volte che ho lavorato al manoscritto, la giornata passa in fretta. Io e Maddie torniamo a casa in macchina mentre cantiamo le canzoni che passano alla radio e le racconto di Harry mentre ceniamo.
"Maddie io vado a dormire okay? Buonanotte tesoro" dico baciandole la guancia.
"Okay Soph, buonanotte" dice mentre ento in camera chiudendo poi la porta.
Metto il pigiama e mi infilo tra le coperte calde del letto mentre ripenso per la ventesima volta in questa giornata ad Harry.
Sono certa che ora non sarà più così noioso lavorare lì dentro.

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Where do broken hearts go [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora