Red - la svolta

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"Radamanto (anche Radamante; in greco Ραδαμάνθυς Radamánthys) è un semidio cretese, figlio di Zeus e di Europa, fratello di Minosse. In Platone (Apologia, 41a, Gorgia, 524a) troviamo una tradizione che fa di Radamanto, assieme ad Eaco e Minosse, un giudice dei morti. Quando gli antichi volevano esprimere un giudizio giusto, quantunque severo, lo chiamavano "giudizio di Radamanto", proprio a significare la sua grande equità. Nel Tartaro esso inquisiva sui delitti e li puniva, obbligava i colpevoli a rivelare gli errori della loro vita ed a confessare i delitti la cui espiazione doveva avvenire dopo la morte. Radamanto è rappresentato seduto su un trono, con lo scettro in mano, sulla porta dei Campi Elisi, a fianco di Crono."

***

«Red, abbiamo bisogno di te. Ehi Fratello, mi hai sentito?» lo chiamò bruscamente Minosse.                 Red, meglio conosciuto col nome di Radamanto, detto il "giusto". Quando veniva chiamato, significava che le colpe da giudicare erano davvero gravi. Come sempre Red non si lasciava mai coinvolgere dal colpevole, dalle scuse o dai motivi per cui aveva fatto quello che lo aveva portato davanti a Red. Quasi sicuramente lo avrebbe spedito sotto i piedi di pazzo sadico di Ade, suo zio. "Cazzo un altro..." pensò sbuffando.  Ultimamente la sua reputazione gli andava decisamente stretta. Toccavano sempre a lui le grane più grosse, era considerato da tutti quello controllato e meticoloso, colui che metteva sempre la ragione e la logica sopra ogni cosa. C'era qualcosa, come una forza oscura che stava prendendo spazio dentro di lui deviando i propri pensieri verso qualcosa che nemmeno lui sapeva di volere, sentiva solo che aveva bisogno di uscire da quel posto ed allontanarsi da tutti. Sbuffando si alzò dalla sua scrivania di marmo bianco, perfettamente riordinata. Red ciononostante si premurò di ordinare per bene le carte che stava esaminando prima di seguire suo fratello nella sala delle sentenze dove si sarebbe seduto sul suo trono dei giudicanti e ascoltare la storia.  Quando ebbe finito alzò lo sguardo su suo fratello che lo attendeva sulla porta con aria canzonatoria scuotendo la testa. Quell'atteggiamento non faceva altro che aumentare il fastidio di Red.                                                                                                                                                                                                               «Red, muovi il culo è urgente. L'ulitma volta ...» Minosse si lasciò sfuggire una risata che significava chiaramente che l'ennesima stronzata sarebbe uscita dalla sua bocca soltanto per sfotterlo e farlo incazzare.                                                                                                                                                                   «Cosa?!»                                                                                                                                                                          «Eh me lo chiedi? Ci hai messo una vita.» Red gli lanciò uno sguardo di sbieco e notò che lo stava esaminando con un ghigno a stento trattenuto.   «Min, questo tuo comportamento infantile mi sta sui nervi lo sai? Ti pregherei di smettere.» intervenne Red cercando di non lasciarsi andare a colorite espressioni degne di suo fratello Minosse. L'altro rimase di sasso notando l'insolito comportamento di colui che in "famiglia" era il più misurato , per non parlare dell'abbigliamento che di solito era rigorosamente giacca e cravatta. Quel giorno invece indossava jeans e camicia bianca. Red abbassò lo sguardo su di sé, notando il motivo di quello stupore erano proprio i suoi abiti, ma quel pomeriggio, quando aveva deciso di cambiare qualcosa, aveva pensato che quegli abiti così "umani" sarebbero andati benissimo per giudicare l'ennesimo bastardo. Nessuno badava mai alla forma, figuriamoci al suo abbigliamento.                                                                                                                                « Red, forse è il caso che ti svaghi un po', mi preoccupi fratello. Domani cosa farei? Ti vedremo girare con una sigaretta in bocca?»                                                                                                                          «Minosse, piantala. Non ho idea di cosa tu stia parlando.» Il fratello lo guardò appoggiato allo stipite ridendo spudoratamente. «Aggiungerei anche che il tuo senso dello humore fa decisamente pena» la risata dell'altro lo mandò su tutte le furie, così prese la pila di fogli e la gettò a terra.             «Vaffanculo!»                                                                                                                                                             «Wow! Sono stupito!» esclamò Min guardandolo con tanto d'occhi. Red passandogli accanto lo urtò di proposito volutamente facendolo barcollare, sebbene l'altro fosse grosso e muscoloso ma Red non era da meno.  «Che cazzo ti piglia!?» brontolò l'altro che lo seguiva col suo pesante passo. Giunto nella grande sala lo sguardo di tutti i presenti si piantò su di lui, il chiacchiericcio di placò. Red scosse la testa ed espirò trattenendo l'energia che minacciava di travolgerlo. Tutta la giuria al completo riprese a parlottare tra loro al suo passaggio. Quando Minosse fece il suo ingresso nella sala dietro di lui, tutto ammutolirono nuovamente.                                                                                              «Red, cosa cazzo ti prende?» domandò ancora Min. Se avesse potuto Red si sarebbe fermato e gli avrebbe assestato un destro sul quel suo muso. Fortunatamente notò che l'imputato non era arrivato, ruotò su se stesso pronto a tornare nel suo ufficio, non aveva intenzione di mescolarsi con i presenti, di solito era un tipo socievole e bene educato, ma non quel giorno.                                                «Dove credi di andare, lo chiamò Eaco» l'altro giudice e fratello. Red non lo ascoltava, questa volta avrebbe infranto un po' di regole, alzò la mano in segno di saluto e si diresse verso l'uscita della sala senza dar retta a nessuno. Dietro di lui sentì alcuni passi avvicinarsi, probabilmente per fermarlo. Ma la direzione che senza accorgersene presero i suoi passi era chiara, ora gli era chiaro di cosa aveva bisogno che per tornare se stesso. «Non aspettatemi» gridò a nessuno in particolare senza voltarsi prima di svanire diretto sulla terra.

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