Gionata sbarrò gli occhi e scattò seduto ad una velocità impressionante. Era sul suo letto,le coperte alzate,e indossava il suo pigiama. Si guardò intorno,e apparente sembrò tutto normale.
"Possibile che..."
Si alzò in piedi e vide che il tappeto era al suo posto. Lo alzò:il pavimento sotto era completamente pulito,con nessun segno strano. Controllò la scrivania: il vassoio non c'era più.
"Oh merda!"
Apri la porta (era aperta,le chiavi nella fessura)e corse in cucina,dove sua madre stava trafficando con la caffettiera.
-mamma!dov'è la roba della merenda?-
La madre lo guardò un pò perplessa.
- quella di ieri?l'hai pulita e messa nello scola piatti. È lì che sta.-
Gionata controllò:il piatto era perfettamente lindo,il coltello idem.
"Non ricordo di averlo pulito...ma possibile che sia stata la stanchezza?" Si guardò le mani. Aveva ancora l'impressione di avere addosso l'odore del sangue versato.
"il polso!!come ho fatto a non pensarci!!".
Fisso la manica lunga del suo pigiama. Poi,lentamente, alzò la manica...
-Tesoro,tutto a posto?sembri un pò perplesso.-
Gionata scosse la testa e le fece un sorriso. Il polso destro era immacolato,la pelle liscia al tatto.
-tutto a posto mamma. Me lo ero dimenticato del vassoio,lo sai,sono sempre con la testa tra le nuvole.-disse continuando a sorridere. Sua madre rispose al suo sorriso,apparentemente tranquillizzata.
-su ,vai a prepararti.-
-ok.-Si ritrovò di nuovo alla fermata dell'autobus. Prima di uscire si era guardato allo specchio. Niente anormalità. Non era più potente,o più figo o qualcosa del genere. I capelli erano sempre un casino,il corpo sempre gracile.
"È stato veramente solo uno strano sogno."pensò mentre si faceva largo con la solita rissa di gente fastidiosa.
"Anche se in realtà non mi sarebbe dispiaciuto diventare forte,o popolare,o felice..."
Cercò Beatrice con lo sguardo,e la trovò al centro del veicolo che parlava con una ragazza di fronte a lei.
Al suo fianco c'era un uomo altissimo e talmente grande da essere impossibile da notare. Eppure nessuno lo fissava. Poi Gionata si avvicinò di più, e quando Beatrice lo vide,gli rivolse un bel sorriso. Gionata rispose altrettanto con un sorriso più timido di quello della ragazza,ma che non ebbe lunga durata. Appena l'uomo accanto a lei si girò a fissarlo infatti,Gionata perse ogni capacità motoria.
L'uomo in questione aveva delle pupille giallo topazio su un bulbo oculare completamente nero. Delle piccole corna spuntavano dai capelli biondi,come anche delle orecchie a punta.
-buongiorno!-disse Beatrice.
-buongiorno.-Disse il demone Ausel.
E Gionata fece la cosa più naturale che gli venne in mente in quel momento : urlò semplicemente come un pazzo.*****
-smettila di seguirmi!-urlo Gionata mentre faceva la strada del ritorno.
-lo sai che devo farlo. Noi due dobbiamo parlare.-
-No invece!-continuò a dire lui,terrorizzato e confuso,mentre si richiudeva il cancelletto di casa dietro le spalle.
-sparisci!tu non esisti!- continuò ad urlare come un pazzo,mentre corse dentro casa.
-Sono tornato!-urlò una volta entrato.
-Gionata,com- chiese sua madre,mentre il ragazzo gli passò davanti alla velocità della luce,non dandogli il tempo di finire.
Smise di correre solamente quando fu al sicuro dentro la camera,ed ebbe chiuso la porta a chiave.
Naturalmente sua madre lo seguì. Appoggiò un orecchio alla porta della stanza,con lo sguardo leggermente preoccupato.
-...Gionata?tutto a posto?-
Gionata sudava freddo e aveva il fiatone per la corsa,ma cercò di controllare la voce per non destare sospetti.
-Tutto a posto mamma,sono solo un pò stanco.-
-E il pranzo?-
- Non ho fame, semmai mangio qualcosa dopo,ok?- non era la prima volta che rinunciava al pranzo,quindi pensò che dovesse funzionare.
Sua madre sospirò.
-D'accordo...ma dimmelo se ti senti poco bene.-
-Va bene.-
Appena sentì sua madre allontanarsi,Gionata tirò un sospirò di sollievo.
E poi ebbe voglia di urlare ancora.
-Certo che le madri umane sono delle rompiscatole,vero?-
Gionata non seppe che fare. Il demone del suo incubo era sdraiato comodamente sul suo letto,con la lunga coda che ondeggiava leggermente. Gionata rimase incollato alla porta,indeciso se scappare o limitarsi ad ascoltarlo in preda a una crisi isterica.
-Ora...tu non puoi esistere.-
-perché no?-
-perché...perché...-Gionata cercava le parole giuste. La giornata non poteva essere andata peggio di così.L'urlare sull'autobus era stata una mossa stupida:l'avevano guardato tutti male,allontanandosi da lui come se fosse un appestato. In pochi minuti lo sapeva già tutto il liceo,ma Gionata si era per lo più concentrato ad ignorare il demone che l'aveva seguito persino in classe. Nessuno a parte lui si era accorto della sua presenza,con il risultato che ora non era solo uno sfigato,ma anche un malato di mente. Damiano lo aveva canzonato,ma non si era avvicinato più di tanto. Beatrice si era preoccupata per lui,tuttavia Gionata era riuscito ad evitarla,spegnendo anche il telefono per evitare che gli facesse domande al qualche non sapeva nemmeno dare una risposta logica.-sei solo una mia illusione,causata dal troppo stress.-tirò lì per lì.
-io non credo affatto.- Disse lui,alzandosi agilmente. Prese la sedia dalla scrivania e la pose davanti al letto.
-e adesso siediti Gionata. Dobbiamo parlare.-
-ma...ma...-
Ausel sbuffò,portandosi una mano al viso.
-per le ali di belzebù, SIEDITI!-Un secondo dopo il ragazzo era seduto composto sulla sedia di plastica,con le mani sulle ginocchia e l'atteggiamento nervoso,mentre il demone era di fronte a lui,comodamente seduto sopra le lenzuola, le gambe divaricate e l'atteggiamento rilassato.
"Non devo fargli perdere le staffe,sennò questo mi uccide di sicuro."
-non posso ucciderti.-
-c-cosa?-
-quello che ho detto. Non posso ucciderti,perché abbiamo fatto un patto di sangue. E smettila di tremare,non mordo mica.-
-e questo patto...comprende anche la lettura del pensiero?-
-esattamente. Con questo patto condividiamo corpo e anima.- Gionata lo guardò con gli occhi sbarrati,cercando una spiegazione logica a tutto questo. Non la trovò, quindi decise di continuare il discorso.
-e perché allora non riesco a leggerti nel pensiero?- il demone si grattò leggermente la testa.
-perché per adesso sei troppo spaventato,ma questo è normale. Anche se hai bevuto il mio sangue,non mi hai accettato completamente...ma è questione di tempo.-
-capisco.-"no aspetta,non posso credere veramente a tutto questo!è una situazione troppo assurda!manca solo che mi consegna un Death Note e poi siamo a cavallo!"
-cos'è un Death Note?-
-ah...lascia perdere.-
-Vabbé...comunque la questione è semplice:con questo patto,tu non sei più uno sfigato nato,e io posso avere un corpo umano a disposizione per il mio desiderio.-
-Intendi il mio corpo?-
-già. Più mi fonderò con il tuo corpo,più tu acquisterai le mie capacità. Dalla forza fisica e quella intellettuale. Certo,non è una cosa immediata...ma il tempo non ci manca.-
Gionata ascoltò le parole del demone con attenzione,fissando il tappeto. Senza volerlo aveva stretto la croce al collo,come se potesse dargli una sorta di sicurezza.
-perché...hai scelto proprio me?-
Il demone non ci mise molto a rispondere.
-perché casualmente mi sei sembrato il più adatto per raggiungere il mio scopo. Ti sei trovato al posto giusto al momento giusto,e inoltre il tuo corpo è stranamente compatibile con il mio.-
-e il tuo scopo...quale sarebbe.?- chiese cautamente.
Ausel non battè ciglio.
-avere Beatrice.-
-capisco... No,aspetta,CHE HAI DETTO!?- Gionata alzò il capo, lo sguardo completamente scioccato.
-avere Beatrice!certo che sei proprio stupido ragazzo!e non urlare,che tua madre sente!-
Gionata si tappò la bocca a con le mani. Poi le abbassò lentamente.
-Ma averla in che senso?!-chiese in un sussurro nervoso.
-Averla nel senso che la sedurremmo, per poi farla nostra consorte per il resto della nostra vita.- Gionata era a dir poco perplesso.
-...sul serio?-
-Sul serio. Io la amo.- La sicurezza nel suo sguardo non dava opportunità di ribattere. Tuttavia,Gionata si alzò in piedi.
-t-tu sei pazzo demone. Non pensi anche a lei? Questa idea è completamente folle.Non possiamo obbligare una persona ad amarci!-
Ausel si alzò in piedi di scatto,con lo sguardo minaccioso e la sua figura imponente contro quella minuta del ragazzo.
-Ragazzino,l'amore non è razionale. L'amore è qualcosa che porta ad atti folli,e io ne sono cosciente. Io te l'ho detto che avresti dovuto rinunciare all'amore,per avere il mio potere. E tu-disse prendendogli con forza la mano sinistra-Hai accettato. Per questo motivo,adesso,convivremo per tutta la durata della tua vita,seguendo i nostri obbiettivi.-
Il polso di Gionata si illuminò,insieme al polso di Ausel. Un simbolo impresso nel fuoco apparve su entrambi.
Gionata guardò gli occhi dorati del demone,e poi il simbolo infuocato. Era un disegno di una sfera da cui partivano tre raggi ondulati. Era lo stesso simbolo che aveva disegnato inconsciamente la notte scorsa la centro del pentacolo,il segno indelebile della loro patto.
Gionata ripensò alla sua vita. Si era sempre sentito uno fuori posto,odiato senza un motivo preciso. Mammone,incapace di ribattere alle minacce,capace solo di piangersi addosso. Si sentiva così debole. Ma valeva davvero la pena monopolizzare il cuore di una ragazza per raggiungere il suo scopo? Gli stava simpatica,ma in qualche modo dubitava di riuscire ad amarla."l'amore non si può comandare con lo schiocco delle dita."
Tuttavia,prima di bere quel sangue bollente,per quanto la situazione gli sembrasse assurda in quel momento,Gionata aveva riflettuto bene. Sarà anche stato un ragazzo sensibile,ma in fondo sapeva che il suo cuore era da sempre stato macchiato da un profondo egoismo. E Ausel,che come tutti i demoni conosceva e tentava gli umani,lo sapeva chiaramente:Gionata era dotato di un egoismo per se stesso forte quanto quello di lui per Beatrice. Gionata si rivolse al demone,e una strana luce si riflesse nei suoi profondi occhi grigi.
-Tu mi garantisci-disse mentre stringeva la presa con l'enorme mano del demone-che grazie a te potrò essere più forte?- Non c'era più insicurezza nella voce. Il simbolo demoniaco sembrò farsi più luminoso.
Ausel fece un ghigno mostrando le zanne,gli occhi ormai simili a due tizzoni ardenti.
-tu non potrai,tu sarai.-
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Reunion
ParanormalL'amore può spingere a fare cose folli. E che cosa succederebbe se un demone del fuoco come Ausel si innamorasse di un'umana che nemmeno può vederlo?