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Era un altro caldo giorno d'estate. La pioggia non era in vista e le voci dei ragazzi si sentivano lungo la strada. Taylor sospirò, e guardò il balcone di fronte a lei.

Poteva vedere i fiori che aveva piantato, che nell'ultimo mese erano luminosi e freschi, ora appassiti.

"Ovvio che lo sono, stupida" pensò.

"Non ti sei mai presa la briga di annaffiargli dopo che lui ti ha lasciato."

Si era rifiutata categoricamente di chiamarlo con il suo nome, dopo quello che era successo. Anche quando il nome apparteneva a qualcun altro, poteva ricordarsi alcuni piccoli dettagli che saltavano fuori dalla sua mente.

Il suo appartamento era pieno delle sue cose. È abbastanza strano, che lei si fosse dimenticata di buttarle.

"Quindi cosa faccio se non riesco a dimenticarti? Il tuo nome mi ricorda sempre te", borbottò.

Il suo nome. Dio, benedica la sua anima. Poteva vedere tutto. I libri sparsi sul tavolino da caffè. I suoi libri. I fiori che avevano piantato insieme.

Sapeva quello che stava facendo. Stava cercando di lasciarsi andare e di aggrapparsi al ricordo di lui allo stesso tempo. Come lui le sorrideva in una maniera in cui nessuno aveva mai fatto. Come lui chinava la testa quando la baciava, ogni volta. Come aveva quegli occhi verdi che la facevano sentire come una stupida, testa-tra-le-nuvole innamorata adolescente. Dannazione. Smettila. Smettila. Smettila di fare questo. Lei dovrebbe averlo già superato.

Si alzò in piedi.

"Forse è stato per il nostro bene. Forse se siamo distanti è meglio, possiamo essere persone migliori quando ci incontreremo di nuovo", pensò.

Ma non poteva ignorare la sua mancanza, ogni secondo in cui era lontana da lui. Tuttavia, doveva farlo. Doveva ridisegnare la sua vita.

Decise che avrebbe iniziato pulendo le sue cose e rinviandogliele. Un libro era stato in bilico sul bordo del tavolino finché lei non lo raccolse. Mentre la sua mano lo tirava su, una busta uscì dalla copertina.

In una bella calligrafia, c'erano scritte un paio di parole davanti:

"Taylor, leggila quando sei pronta."

Non voleva leggerla ora. Non si sentiva pronta.

La mise nel cassetto della sua scrivania e la chiuse lontano, molto lontano dalla sua mente e continuò a mettere via i libri. Si sentiva bene, la malinconia si dissolveva come se fosse stata abilmente confezionata nelle scatole di ricambio che aveva trovato vicino alla cucina del suo appartamento. Come se fosse un mondo lontano. Come se lui non fosse intorno a lei, nei libri, nell'aria, in quasi tutto quello che avesse qui.

Si diresse verso i fiori morti. Tirando le radici. Mettendole in un sacco nero della spazzatura. Pulendo gli indizi che mostravano che un tempo vivesse lì. Ma naturalmente, le tracce non si nascondevano così facilmente. Poteva sapere dal modo in cui i cuscini sulla poltrona erano stati sistemati, che lui si era seduto su di essi. C'era una pila di Polaroid di loro due insieme sparsa sulla scrivania dove lei di solito si sedeva e scriveva alcune idee per nuove canzoni. Un paio di occhiali da sole sullo scaffale della libreria. Il tipo di caffè che amava sul bancone della cucina. Il suo rossetto rosso, il tipo che piaceva a lui.

Sapeva che sarebbe arrivata. La fine veniva sempre, ma questa volta, faceva più male rispetto alle altre volte. Il dolore dentro di lei, era di un tipo che non poteva essere guarito con parole gentili e un abbraccio. Anche se si fosse ripulita, sarebbe rimasto lì.

"Davvero?", pensò. "Cosa c'è di così bello nel raccogliere i pezzi?"

Dopo qualche minuto di tranquillità, con solo i newyorkesi che suonavano il clacson alle altre macchine come rumore di sottofondo, la porta si spalancò. Taylor saltò nel sentire quel rumore e fissò l'intruso.

"Oh, mi scusi, signorina Swift." Il portiere si scusò, chiudendo la porta alle sue spalle. "C'è questo pacco per voi. Da un signor Harry Styles, presumo?"

"Oh, si, credo che sia qualcosa che ho lasciato da lui e mi ha rimandato. Grazie, Alfred." Rispose con calma, cercando di non far trasparire le sue emozioni. Perché mi ha inviato un maledetto pacco, per l'amor di Dio? Di punto in bianco, anche.

"Va bene allora signorina, me ne vado." Alfred si tolse il cappello verso di lei e uscì dalla porta dell'appartamento.

E così, Taylor rimase a fissare il pacchetto in silenzio.

Clean || Haylor (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora