CAPITOLO 1

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Point of view Sofia
Fisso il soffitto cercando di trovare una risposta a ciò che mi succede; tuttavia quel muro di colore bianco ingiallito, che fisso da 45 minuti, mi trasmette solo una sensazione di immensa tristezza, che disintegra quel poco di felicità che mi ritrovo.
Ore 4.15 di notte, sono avvolta da queste coperte che mi scaldano lentamente le ossa congelate da questo freddo, odio l'inverno. Non so bene il motivo per la quale mi ritrovi ancora qui, totalmente immersa nei miei folli pensieri, so solo che adesso voglio dormire. E non mi importa se oggi ho passato ore a pensare al famigerato scontro con quel ragazzo nuovo mai visto prima, nel corridoio della scuola, davanti il laboratorio di chimica.

"Sofia, tu hai il cuore di ghiaccio, esattamente come i tuoi occhi di colore grigio freddo, non sarà uno sguardo a farti perdere il senno"

La mia coscienza ogni tanto decide di farmi visita e, probabilmente, senza di essa non saprei che fare.
Domani è sabato e questo vuol dire niente studio, ma puro divertimento con i miei unici amici, Emma e Simone. Non è di certo la normalità che spetta a ciascuna diciassettenne, ma mi accontento.
Senza rendermene conto, osservo le mie palpebre che, secondo dopo secondo, decidono di oscurare la mia vista, facendomi cadere così in un sonno profondo.

*18 ore prima, ore 10:00*
"Oh no, sono in ritardo per la prossima lezione! La Valsecchi di Storia mi ucciderà"
Mi affretto a scendere le scale ripassando mentalmente quali saranno le scuse per questo ritardo, non badando a dove andassi e alle persone a cui stessi violentemente sbattendo contro.
Sento un paio di insulti, provenienti da dietro, che imprecano di guardare dove diavolo stessi camminando, ma poco importa.
Non posso permettermi un altro ritardo, ma un'altra delle folli vicende della mia vita stava per accadere.
Avviene tutto in 40 secondi, mentre fisso l'orologio sperando che il tempo trascorra più lentamente, sbatto contro il petto di un ragazzo, i miei libri vengono catapultati a terra senza pietà; alzo lo sguardo e dietro un paio di occhiali dalla montatura nera noto due occhi verdi smeraldo parecchio preoccupati e disorientati, che fanno accelerare notevolmente il mio battito cardiaco
- Mi dispiace, non era mia intenzione, stavo cercando la mia cl.. - dice lui dopo una breve esitazione.
- Non importa, sono in ritardo devo andare - lo interrompo io, parecchio spaventata della mia reazione.
Senza farmi aiutare, raccolgo i libri e scappo via.
"Non sei stata pietrificata da quegli occhi, Sofia"
La mia coscienza cerca di autoconvincermi che questa scena non sia capitata davvero.
Metto da parte quel pensiero e mi preoccupo di quella che sarà la reazione della professoressa, quando entrerò in classe dopo 35 minuti dal suono della campanella senza una valida motivazione.
***
- Scusi professoressa, ho avuto dei problemi in segreteria - dichiaro fingedomi dispiaciuta e acida contemporaneamente.
- Valente! È la seconda volta che accade un evento simile, non ci saranno più scuse la volta prossima. Si ricordi che siamo in 4^ liceo signorina. - grida quasi indemoniata la Valsecchi.
Mi dirigo verso il mio banco, e saluto Emma e Simone, che mi guardano preoccupati, con qualche movimento della mano.

Le ore scorrono veloci, ma nonostante io fossi in seconda fila, le lezioni non riescono a interessarmi e penso continuamente a quegli occhi dal colore acceso che hanno scaturito in me un emozione mai provata.
Ma io sono Sofia, e Sofia non permettersi di provare emozioni.

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