Corsi in cucina con l'ansia alle stelle e un brutto presentimento: immaginavo già cos'era appena successo, ma mi rifiutavo di credere che il livello di maturità di George e Mark - a ventiquattro anni suonati - fosse tanto basso.
È risaputo che i maschi mentalmente crescano molto più tardi delle femmine, e con molta più lentezza, eppure pensavo che la razza umana si fosse evoluta nel corso degli anni.
Nel rientrare in cucina, capii di essermi sbagliata completamente: le pareti, i mobili, Julie stessa... tutto era ricoperto di cioccolato, e della torta non era rimasto nulla; il piatto era vuoto, a parte qualche briciola sparsa qua e là, e piccoli pezzetti di esplosivo svolazzavano tutti intorno alla mia migliore amica.
Julie rimase con gli occhi chiusi nel dirmi: "Quei due... hanno messo... un esplosivo... nella torta".
"Com'è successo?", le chiesi, cercando in tutti i modi di non ridere della sua espressione o del casino che anche a me sarebbe toccato ripulire.
"Non appena ho cominciato a tagliarla, è saltata in aria", rispose, pulendosi le palpebre con la manica della maglia per togliersi il cioccolato dagli occhi e poterli riaprire.
Mi avvicinai al tavolo e presi una briciola di torta fra le dita, assaggiandola con attenzione.
Non era esattamente il dolce migliore che avessi mangiato, ma non era nemmeno poi così male come mi aspettavo.
"Non fa schifo, però", ridacchiai.
Lo sguardo che mi lanciò Julie bastò a farmi pentire all'istante delle mie parole, incenerendomi da capo a piedi, il che - ovviamente - non contribuì ad aiutarmi a non scoppiare a ridere del tutto.
Julie sbuffò infastidita e cominciò a pulire la cucina da sola, mentre io mi piegavo dalle risate per aver assistito alla sua furia omicida come mai era successo.
"Non fraintendermi", cercai di dire, fra un singhiozzo e l'altro. "Li odio tanto quanto te, forse anche di più. Ma sei talmente buffa che non riesco a non ridere".
Julie bagnò un panno con l'acqua del rubinetto e iniziò a passarlo ovunque, portando via il cioccolato dai mobili e dal tavolo.
Ma i miei sensi di colpa mi assalirono prima del previsto, quindi decisi di fare la mia parte occupandomi del pavimento.
***
La pulizia della cucina ci occupò gran parte della serata, finché non fummo soddisfatte del lavoro decidendo di andare entrambe a dormire.
Mi chiusi in camera lasciandomi cadere sul letto, preda della stessa stanchezza mista ad odio che avevo provato qualche ora prima, vedendo l'ammasso di bottiglie di birra nel mio giardino.
Ovviamente mi sarei vendicata, di nuovo, nonostante la consapevolezza che - di questo passo - avremmo progettato dispetti da entrambe le parti all'infinito.
Criticavo parecchio la loro sindrome di Peter Pan, ma dovetti riconoscere di non essere poi tanto meglio di loro: avrei dovuto smettere in nome della mia sanità mentale, anziché continuare per testare il mio stesso limite di sopportazione.
Conoscendomi, probabilmente sarei arrivata al punto di costringerli a trasferirsi altrove, pur di non impazzire nel tentativo di fargliela pagare.
Era una lotta contro la maturità, ed io sembravo piuttosto fiera di partecipare, nonostante tutto.
Mi avevano impedito di dormire la notte precedente una vendita importante, avevano riempito il mio giardino di bottiglie di birra vuote, avevano fatto esplodere una torta nella mia cucina, rendendola irriconoscibile.
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From Hell with Love
RomanceLa vita di un agente ammobiliare non è semplice come appare e Danielle lo sa bene, soprattutto dopo aver venduto la casa accanto alla sua a due giovani ragazzi con la sindrome di Peter Pan: decisi a non crescere e a mettere i bastoni fra le ruote de...