Perfino negli orrori più spaventosi di rado manca l'ironia. Talvolta essa entra direttamente nell'insieme degli avvenimenti,mentre altre volte è legata soltanto alla posizione fortuita di questi tra le persone edi luoghi. Il secondo tipo di ironia è meravigliosamente esemplificato da un caso verificatosi nell'antica cittadina di Providence. A Providence,quarant'anni fa,soggiornava spesso Edgar Allan Poe nel periodo del suo sfortunato corteggiamento alla signora Whitman,la splendida poetessa di cui era innamorato. Egli si fermava spesso alla pensione Mansion in Benefit Street-precedentemente chiamata La Taverna della Palla d'Oro all'epoca in cui ospitò sotto il suo tetto Washington, Jefferson e Lafayette-mentre le sue passeggiate preferite lo conducevano verso nord, lungo la medesima strada in cui abitava la signora Whitman. Confinante dalla parte della collina,poteva vedere il cimitero di St.John, la cui distesa nascosta di lapidi risalenti al 18esimo secolo aveva per lui un fascino tutto particolare. Ora l'ironia è questa. Durante le sue consuete passeggiate, il più grande Maestro al mondo del Terribile e del Bizzarro era obbligato a passare davanti a una casa molto particolare eretta sul lato est della strada. Un edificio triste e in rovina appollaiato sul fianco scosceso della collina, con un grande cortile abbandonato risalente ai tempi in cui la regione era ancora In gran parte costituita da aperta campagna. Non sembra che Poe ne abbia mai scritto o parlato,e nulla prova che l'avesse notata. Eppure,per due persone che sono a conoscenza di certe informazioni, la più crudele fantasia del genio che, ignaro, vi passava davanti tanto spesso, e si erge a simbolo di tutto ciò che è indicibilmente spaventoso. La casa era di quel tipo-e ancora lo è- che attira l'attenzione dei curiosi. Originariamente si trattava di una fattoria,o semplicemente di una costruzione rustica,che seguiva lo stile architettonico coloniale della seconda metà dell'800 tipico della Nuova Inghilterra:aveva infatti il grande tetto aguzzo, l'entrata georgiana,e la tappezzeria interna dettata dal mutamento di gusto dell'epoca. Si affacciava a sud, ed era interrata fino alle finestre del piano inferiore nel fianco est della collina, mentre la facciata posteriore guardava sulla strada. La sua edificazione, avvenuta più di un secolo e mezzo fa, aveva seguito il livellamento e lo spianamento della strada, perché Benefit Street-che in precedenza si chiamava Back Street-inizialmente era un sentiero che si snodava intorno al cimitero dei primi coloni,che venne spianato soltanto quando il trasferimento delle salme nel cimitero di North Burial Ground rese possibile farlo passare sugli appezzamenti di terreno delle varie famiglie.

All'inizio,il muro ovest era stato eretto su un prato inclinato di circa settanta metri rispetto alla strada,ma l'ampliamento di questa al tempo della Rivolta, tagliò la maggior parte dello spazio circostante cosicché, davanti alla cantina,non era rimasto che un piccolo riquadro della pavimentazione stradale. La sua porta e le sue finestre si ritrovarono in tal modo a livello della strada,vicinissime alla nuova linea di trasporto pubblico. 

Quando,un secolo fa,venne costruito il marciapiede, anche lo spazio rimanente venne eliminato, e Poe, durante le sue passeggiate, vedeva probabilmente soltanto una saltella di mattoni grigi che costeggiava il marciapiede, sulla cui sommità, a circa trenta metri, si ergeva il vecchio nucleo della casa vera e propria. 

I campi arati si stendevano fino alla collina,e arrivavano quasi fino a Whalton Street. Lo spazio restante a sud della casa, che confinava con Benefit Street, si innalzava di molto dal livello del marciapiede, e formava in tal modo un perimetro circondato da un alto muro di cinta umido di muschio. Dal muro si dipartiva una fila di stretti scalini che conducevano all'interno tra bruschi affossamenti di un prato dissestato, e tra umidi muri di mattoni e giardini abbandonati le cui urne smantellate di cemento e i bricchi arrugginiti mettevano in risalto la porta principale battuta dal vento,il lampioncino rotto,le colonne ioniche incrinate e il frontone triangolare tarlato.

Quando ero ragazzo avevo sentito dire che in quella casa era morto un numero impressionante di persone. Quello,mi dissero, era il motivo per il quale i proprietari,vent'anni dopo averla costruita,l'avevano abbandonata. Era malsana,forse a causa del muschio e delle muffe che si erano sviluppati in cantina,o per il suo odore di marcio, o per le correnti d'aria che passavano nei corridoi, o forse per colpa dell'acqua del pozzo. Tutti quelli che conoscevo, adducevano questa cause come plausibile spiegazione. Soltanto i taccuini di mio zio, il dottor Elihu Whipple,antiquario, mi rivelarono successivamente le congetture più fosche e inquietanti che erano diventate superstizioni segrete dei vecchi servitori del popolino. Congetture che però non ebbero seguito, che erano già state dimenticate del tutto quando Providence divenne una città con la popolazione in continuo aumento. Il fatto è che quella casa non venne mai considerata dalla comunità come se fosse << infestata dai fantasmi >>. Non circolavano racconti di catene cigolanti, di correnti gelide,di luci smorzate o di volti alle finestre. I più estremisti dicevano talvolta che era << sfortunata >>, ma più in là di questa affermazione non si spingevano. Dietro alla polemica c'era in realtà il fatto risaputo che in quella casa moriva un numero impressionante di persone o,più precisamente, << era morto >> li, perché,dopo alcuni fatti verificatisi sul posto più di sessant'anni prima, l'edificio era stato abbandonato in quanto nessuno aveva più voluto prenderlo in affitto. Queste persone non morivano improvvisamente per una causa normale,ad esempio una malattia vera e propria; sembrava,piuttosto che la loro salute divenisse precaria prima del decesso. Quelli che sopravvivevano,mostravano di essere affetti,in diversa misura,da una specie di anemia o di consunzione,oppure perdevano le loro facoltà mentali. Circostanze queste che non stavano certo a testimoniare a favore della salubrità della casa. Le abitazioni vicine-bisogna inoltre aggiungere-non presentavano una simile malasanità. Ero riuscito a scoprire soltanto questo, prima che le mie insistenti domande spingessero mio zio a mostrarmi quei suoi taccuini che,alla fine, condussero entrambi in una spaventosa ricerca. Durante la mia infanzia,la casa abbandonata era rimasta vuota,con i suoi raccapriccianti alberi spettrali,il suo prato selvaggio e scolorito, e le erbacce incolte-come quelle di un incubo-che avevano ricoperto la terrazza sulla quale non si posavano mai gli uccelli. Noi ragazzi ci recavamo spesso nei dintorni a giocare,e ricordo ancora il mio terrore infantile non solo per la sinistra stranezza della torva vegetazione, ma soprattutto per l'odore e l'atmosfera soprannaturale che incombevano sull'edificio diroccato, nel cui portone principale,rimasto aperto,entravamo alla ricerca del brivido. Le finestrelle pannellate erano quasi del tutto rotte,è un senso indefinibile di desolazione aleggiava sulle persiane in equilibrio precario che si aprivano all'interno, sulla carta da parati strappata, sull'intonaco cadente,sulle scale traballanti e sui resti di mobilio tarlato che ancora rimanevano in piedi. La polvere e le ragnatele aggiungevano un ultimo tocco all'aspetto terribile dell'insieme, e da considerarsi veramente coraggioso era quel ragazzo che fosse salito di sua spontanea volontà sulla soffitta,un ampio spazio sostenuto dalle travi è illuminato soltanto dal debole chiarore delle finestre del frontone, pieno di sedie, cassetti rotti e macchine per filare, che infiniti anni di disuso avevano trasformato e deformato in sagome mostruose e diaboliche. Ma,dopotutto, la soffitta non era la parte più spaventosa della casa.mera invece la cantina umida e fradicia ad ispirarci la maggior repulsione, nonostante si trovasse a livello della strada. Solo la fragile porta e il muro di mattoni con la finestra la separavano dal marciapiede chiassoso. Non sapevamo bene  se giocare ai fantasmi o allontanarcene per salvaguardare le nostre anime e la nostra sanità mentale, sia perché li dentro la puzza era più forte, sia perché non ci piaceva o le muffe bianchicce che si sviluppavano nelle estati piovose sul pavimento di terra. Quei funghi, grotteschi come la vegetazione esterna, avevano dei contorni veramente orribili; parevano detestabili parodie di funghi velenosi e di pipe indiane mai viste altrove. Marciavano velocemente e,quando erano arrivati a un determinato stadio, assumevano una lieve fosforescenza.  Per questo i passanti notturni parlavano a volte dei fuochi fatui delle streghe che brillavano dietro ai pannelli rotti delle finestre maleodoranti. 

Mai- neppure quando ci veniva una voglia irrefrenabile di giocare ad Halloween-entravamo nella cantina di notte,ma,durante alcune visite diurne,riuscivamo a scorgere la fosforescenza, specialmente  se la giornata era poco luminosa e umida. C'era anche una cosa che guardavamo spesso, una cosa molto strana e, a dispetto della sua stranezza, molto suggestiva. Mi riferisco a una specie di macchia biancastra che si era formata sul pavimento sporco, un leggero deposito scivoloso di muffa o di salnitro che talvolta assomigliava alle muffe che crescevano in cucina vicino al gigantesco camino. Una volta credemmo anche di scorgere in quella chiazza  una misteriosa rassomiglianza con una figura umana,sebbene non si vedesse spesso. Altre volte,il deposito non appariva affatto. Un pomeriggio piovoso,durante il quale l'illuminazione sembrava soprannaturalmente vera, avevo immaginato di vedere una sorta di esalazione giallastra,leggera e luccicante, emanata dalla macchia salnitrica salire su per il camino dalla bocca spalancata. Pensai allora di raccontare la cosa a mio zio. Sentendo questa idea bizzarra,egli sorride,ma colsi nel suo sorriso l'ombra di un ricordo. In seguito appresi che anche in certi racconti del popolino si faceva riferimento a dei fatti simili: forme lupesche diaboliche risucchiate dal fumo del grande camino e strani contorni assunti da certe radici degli alberi che si facevano strada in cantina attraverso le fondamenta cave.

LA CASA STREGATA -[(HOWARD P. LOVECRAFT)]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora