CAPITOLO 3

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È facile immaginare come le vicende degli Harris mi avessero suggestionato. Dietro quei fatti sembrava cova una presenza malefica che andava al di là della natura una malvagità chiaramente collegata alla casa, non alla famiglia. Questa situazione era confermata dalla concatenazione di cercare informazioni molto disparate che mio zio aveva raccolto, leggende ricamate sulle dicerie dei servitori, o su copie di certificati di morte attestate da diversi medici. Non spero di riuscire a mostrare questo materiale come prova soltanto perché mio zio era un amante delle antichità e si era indefessamente interessato alla casa abbandonata; ma posso citare alcuni punti che ricorrevano frequentemente in numerose e diverse testimonianze. Le chiacchiere fatte dai domestici, ad esempio, attribuivano praticamente tutti i riferimenti in fatto di influssi malefici alle muffe e alla cantina puzzolente della casa. C'erano stati dei domestici-specialmente Ann White- che si erano rifiutati di usare la cucina della cantina, e almeno tre Leggende particolareggiate parlavano dei contorni diabolici e semi umani assunti dalle radici degli alberi, e della strana fisionomia delle muffe in prossimità della cantina. Questi ultimi racconti suscitano in me un interesse particolare, per via di quello che avevo visto nella mia fanciullezza, ma sentivo che in ogni caso il significato profondo della vicenda era stato oscurato dal folklore locale, interessato principalmente di storie di fantasmi.
Ann White, con le sue superstizioni tipiche di Exeter, diffuso la storia più stravagante al tempo stesso meglio di uscita, sostenendo che sotto la casa avevano probabilmente sepolto uno di quei vampiri - i morti che conservano le loro forma corporea e si nutrono di sangue dei vivi - le cui nefande legioni inviano nel cuore della notte le loro ombre o i loro spiriti predatori. Per distruggere un vampiro, dicevano le nonne bisogna assumerlo e bruciargli il cuore, o almeno conficcargli un paletto nel petto. E la sera ho sentito Enza di Anna sulla necessità di compiere delle ricerche sotto la cantina era stata la causa principale del suo licenziamento. I suoi racconti tuttavia, fecero presa su un vasto pubblico, venendo accettati più degli altri che circolavano, in quanto la casa era stata costruita su un terreno in cui una volta si seppellivano i morti. Il mio interesse invece, più che da questa circostanza, era suscitato dal modo perfetto in questa coincideva con altri particolari: ad esempio le lamentele del servitore che stava per andarsene, Preserved Smith, il quale aveva preceduto Ann e non l'aveva mai conosciuta, perché qualcosa «gli aveva succhiato il fiato» di notte; i certificati di morte delle quattro persone decedute in condizioni di spiegabile anemia, infine le parole oscure della povera Roby Harris, che nei suoi deliri si lamentava di una presenza seminvisibile dai denti affilati e dagli occhi vitrei. Sebbene io non creda alle superstizioni che non hanno un fondamento scientifico, questi particolari mi procurano una spiacevole sensazione, che venne accresciuta da due ritagli di giornale tenuti accuratamente separati che parlavano delle morti verificatesi nella casa abbandonata. Uno era della Gazzetta e Giornale della Contea di Providence del 1e aprile 1815, e l'altro della Cronaca e Trascrizione Quotidiane del 27 ottobre 1845: ognuno descriveva dettagliatamente lo strano ripetersi di una circostanza spaventosa e molto macabra. Sembra che in entrambi i casi di morte riportati dai giornali,le due persone in procinto di spirare-nel 1815 un'anziana signorina di nome Strafford e nel 1845 un'insegnante di mezza età di nome Eleazar Durfee-si fossero comportate in modo orrendo: con lo sguardo vitreo,avevano cercato di mordere il medico. Anche più spiegabile, però, è stata la serie di decessi per anemia preceduti da follia progressiva quando pazienti avevano attentato alla vita dei congiunti mordendoli sul collo. Dopo questi fatti, nessuno si era dichiarato più disposto a prendere in affitto la casa.
Questo accadeva 1860 è il 1861, anno in cui mio zio iniziava la professione medica. Più di partire per il fronte, aveva sentito parlare della vicenda dai colleghi più anziani. Il fatto veramente inspiegabile era che le vittime- gente ignorante, visto che ora la casa maleodorante non poteva essere affittata ad altre persone- avevano farfuglia lato delle bestemmie in francese, lingua che è impossibile avessero studiato. La stessa cosa è successa alla povera Rhoby Harris un secolo prima. Mio zio aveva cominciato a raccogliere tutte quelle informazioni quando, ritornato alla guerra, aveva preso i particolari direttamente dal dottor Chase e dal dottor Whitman. Mi accorsi che aveva rimurginato spesso sull'intera faccenda, e che era felice di vedere da parte mia lo stesso interesse, un interesse aperto e comprensivo che lo spinse a discutere con me di questioni che altri avrebbero trovato ridicole. La sua immaginazione non aveva galoppato la mia, ma anche lui sentiva che la casa aveva delle qualità anormali particolari, notevolmente afferenti al campo del Grottesco e del Macabro. Da parte mia, ero pronta a prendere l'intera faccenda molto sul serio, e cominciai subito, non solo a ricontrollare le prove, ma anche a raccoglierne altre. Parlare più volte con il vecchio Archer Harris prima che morisse nel 1916, e ottieni da lui e dalla sorella sopravvissuta, Alice, una vera e propria miniera di nuovi particolari. Quando però chiedi loro che connessione poteva avere la pancia, ho la lingua francese, con la casa, mi dissero che ne sapevano quanto me. Archer non ne sapeva proprio nulla, è tutto quello che la signorina Harris poteva dirmi era che un protetto di suo nonno, Dutee Harris, avrebbe forse potuto fare luce sul fatto.
Il vecchio marinaio, che era sopravvissuto al figlio Welcome, morto 2 anni prima in guerra, non conosceva direttamente la storia, ma ricordava che la sua prima balia,Maria Robbins, attribuiva un significato soprannaturale ai deliri in francese di Rhoby Harris,che lei aveva assistito spesso negli ultimi giorni di vita. Maria era rimasta nella casa dal 1769 al 1783, anno in cui la famiglia si era trasferita, ed aveva assistito alla morte di Mercy Dexter. Una volta che lei mi aveva parlato di una circostanza molto particolare che sia verificata negli ultimi istanti di vita diversi, ma lui aveva ascoltato tutto, ad eccezione del fatto che la circostanza era misteriosa. Di questo se ne ricorda vagamente anche la nipote. Lei e il fratello non si interessavano alla casa come il figlio di Archer,Carrington, l'attuale proprietario. Con Carrington,parlai dopo la mia esperienza.
Avendo appreso solo ieri su tutte le informazioni che potevo tenere, concentrare la mia attenzione su registri cittadini con 10 maggiore di quello che aveva dimostrato mio zio. Volevo conoscere la storia della casa a partire dal primo inserimento di coloni, avvenuto nel 1636; ma ero disposto anche a risalire ai tempi degli indiani di Narragansett, se le loro leggende potevano dettare una luce sulla vicenda. Inizialmente scoprii che il terreno apparteneva alla lunga striscia di appezzamento assegnato a John Throckmorton, che partiva dal fiume e arriva fino a una striscia che corrispondeva pressapoco all'odierna Hope Street.
La proprietà Throckmorton in seguito era stato ulteriormente partita, e io mi ricordo più volte a misurare la lunghezza del terreno sul quale sarebbe dovuto passare ben presto benefit Street. Delle voci dicevano che i Throckmorton seppellivano li sotto i propri morti, ma, dopo aver esaminato più attentamente le registrazioni catastali, scoprì che le salme erano state tutte trasferite, abbastanza di recente, nel cimitero di North Burial Ground,sulla Pawtucket West Road. Poi, inaspettatamente, mi imbattere in qualcosa che mi mise in grande trepidazione, e fu a causa di un incredibile colpo di fortuna, visto che si trovava nel corpus principale del registro e poteva facilmente sfuggire in quanto quadrata con i tasselli più strani della faccenda. Si trattava della registrazione del lascito, effettuata nel 1997, di un piccolo appezzamento di terra ad Etienne Roulet e sua moglie.Fonalmente compariva il francese... Insieme al presentimento di un orrore che quel nome aveva suscitato nei recessi più profondi della mia mia mente. Mi misi a studiare febbrilmente l'aspetto che aveva il luogo tra il 1747 e il 1758 prima che venisse spianata Back Street.
Trovai quello che mi ero aspettato,che io Roulet,cioè, nel terreno sul quale la strada costruita successivamente la casa, avevano seppellito i proprio morti, è che non esistevano registrazioni in merito a un eventuale trasferimento dei resti.
Il documento, al contrario, finiva in modo molto confuso, e fui costretto a saccheggiare sia l'Associazione storica del Rhode Island che la biblioteca Shepley,prima di riuscire a trovare la porta che il nome di Etienne Roulet aveva aperto.
Alla fine riuscii a trovare qualcosa di molto vago, ma mostruoso, che misi subito a frutto andando a esaminare la cantina della casa abbandonata con una meticolosità nuova e attenta.
Sembrava che i Roulet fossero venuti nel 1696 da East Greenwich,giù per la costa ovest della baia di Narragansett. Erano ugonotti di Caude, e avevano incontrato una fiera opposizione prima che gli abitanti di Providence contentissimo loro di stabilirsi in città. La loro impopolarità li aveva confinati ad East Greenwich dopo la revoca dell'editto Nantes, e le voci dicevano che i motivi che stavano dietro a tale impopolarità andavano ben al di la dei pregiudizi razziali e nazionalistici,ed anche al di là della disputa che aveva messo in contrapposizione altri coloni francesi con degli insediati inglesi,disputa che neanche il Governatore Andros era riuscito a quietare. A causa del loro acceso protestantesimo-troppo acceso,mormoravano alcuni- e delle loro evidente disagio per l'allontanamento dal paese, che era stato una vera benedizione, al bruno Etienne Roulet,più bravo a leggere strani libri e a fare strani disegni che a zappare la terra,venne offerto un impiego nel magazzino sul molo di Padron Tillinghast in Town Street, molto a sud della città. Qualche tempo dopo, però -forse a quarant'anni dalla morte di Roulet- c'era stata una specie di sommossa dopo la quale non si sentì più parlare della famiglia Roulet. A distanza di più di 100 anni, la gente si ricordava dei Roulet ancora molto bene, e ne parlava come di un avvenimento di risolto nella tranquilla vita di quella città portuale della Nuova Inghilterra.Paul,il figlio di Etienne,un tipo sbarbato la cui condotta stravagante era stata probabilmente la causa della sommossa che aveva fatto cacciare la famiglia, era il soggetto preferito dei pettegolezzi. E, sebbene Providence non avesse mai condiviso il clima alle streghe dei suoi più puritani vicini, le pettegole più vecchie decisero che le tue preghiere non erano fatte al momento giusto nei rivolte alla persona giusta.
Tutto ciò era servito probabilmente da base alla costruzione di quella leggenda che conosceva la vecchia Maria Robbins. Soltanto l'immaginazione o una scoperta futura avrebbe potuto dire che cosa c'entravano i Roulet con i deliri in francese di un Rhoby Harris e degli altri abitanti della casa abbandonata. Mi chiesi quanti tra coloro che erano a conoscenza della leggenda ci fossero accorti di un'ulteriore legame di essa con i terribili fatti che mi avevano svelato le mie sacrileghe letture: ossia la truculenta storia di Jaques Roulet di Caude, registrata negli annali della città, che era stato condannato a morte nel 1598 come creatura del demonio, ma era stato salvato successivamente dal rogo dal Parlamento di Parigi e rinchiuso in manicomio. L'uomo era stato ritrovato in un bosco tutto coperto di sangue e di brandelli di carne subito dopo l'uccisione di un ragazzo che era stato aggredito e poi abbandonato da due lupi. Un lupo era stato visto allontanarsi illeso. Si trattava certamente di una bella storia mozzafiato, con chiari riferimenti al nome e al posto,ma ero sicuro che le comari di Providence non potevano esserne venuta a conoscenza. Se l'avessero saputo,la coincidenza del nome «Jaques Roulet» con quello di «Etienne Roulet» sarebbe stata sufficiente a suscitare il panico ea generare delle violenze. Potevano essere state delle chiacchiere a far precipitare gli eventi nella sommossa finale che puoi scacciare i Roulet dalla città?
Cominciai allora a recarmi sempre più assolutamente nella casa abbandonata, esaminando minuziosamente tutti i muri, studiando attentamente La stranissima vegetazione del giardino, e pensando al setaccio ogni millimetro di terra della pavimentazione della cantina. Alla fine, col permesso di Carrington Harris, adesso hai una chiave alla serratura della porta circolante che dalla cantina portava direttamente in benefit Street, preoccupando mi deve avere un accesso più immediato all'esterno anziché a passare sulle scale buie, per il salone a pianterreno, è per la porta principale. Nella cantina, dove si annidava più minacciosamente la malvagità , passai lunghissimi pomeriggi a rovistare in ogni angolo, mentre il sole filtrava tra le ragnatele della porta che conduceva al piano superiore e che era lontana soltanto pochi metri dal tranquillo marciapiede esterno. Ma nessuna novità ricompensò i miei sforzi: trovare soltanto un umidità deprimente, delle deboli esalazioni nocive, e tracce di nitrato sul pavimento.
Pensai a chissà quanti passanti dovevano avermi osservato incuriositi dalle persiane rotti. Infine, su suggerimento di mio zio, decisi di penetrare nella casa col buio, durante una notte da lupi andai ad illuminare con una torcia elettrica il pavimento umido della cantina con le sue semi fosforescenti, spaventose e deformate. Quella notte la casa mi deprimeva più del solito, ed ero quasi preparato quando vidi- o credetti di vedere- tra i depositi biancastri delle muffe,la «forma» molto deciso che avevo notato più volte da ragazzo. Ma non era mai stata così nitida come quella sera, mentre la guardavo, mi sembra di vedere di nuovo la stessa esalazione di vapore giallastro che in quel pomeriggio piovoso di tanti anni prima mi aveva così terrorizzato.
Vicino al camino, sulla macchia antropomorfa, si alzò La cosa: era un vapore leggero, malaticcio, appena luminoso che, mentre stava sospeso tremolando nell'aria umida, sembrava generare forme vaghe e suggestive che si dissolvevano gradatamente in una massa nebulosa, e poi passavano nella gola nera del camino sviluppando un fetore terribile. Quello spettacolo era veramente orrendo, soprattutto per me, che sapevo della macchia. Ma mi feci forza e non scappai, rimanendo invece inebetito a guardare il vapore che si dilegua. E, mentre guardavo, sentii che la cosa si voltava per fissarmi ferocemente con degli occhi più immaginabili che visibili. Quando raccontai l'accaduto a mio zio, egli si mise in agitazione e, dopo una lunga ora di riflessione, pervenne a una decisione drastica. Soppesando l'importanza del fenomeno e il significato del nostro coinvolgimento,insistette sulla necessità di andare insieme in quella casa a scoprire- e possibilmente distruggere- l'orrore che in essa si annidava. Suggerì quindi di trascorrere una notte o più di vigilanza continua in quella cantina umida e infestata di muffe.

LA CASA STREGATA -[(HOWARD P. LOVECRAFT)]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora